Milano: Isabelle Faust, diretta da Harding, chiude la stagione 2018/2019 della Filarmonica della Scala

Una traversata dai cieli del Regno Unito a quelli della Francia. Un viaggio nel tempo dall’Ottocento alla seconda metà del Novecento. Questa la proposta del direttore britannico con il volo nel cuore, Daniel Harding, per il concerto di chiusura della stagione 2018/2019 della Filarmonica della Scala. Insieme ad una solista dall’inconfutabile eleganza come Isabelle Faust.

Il programma dello scorso 13 ottobre al Teatro alla Scala ha previsto, infatti, l’esecuzione del Concerto in re minore op. 15 per violino e orchestra di Benjamin Britten e la Symphonie fantastique op. 14 di Hector Berlioz. Pagine piuttosto celebri del repertorio sinfonico che hanno riscosso un notevole gradimento da parte dell’uditorio. La serata si apre sul Concerto di Britten della Faust. La partitura scritta nel 1939 durante il soggiorno dell’autore in Canada, ed eseguita per la prima volta a New York nel marzo del 1940 dal violinista Antonio Brosa con la New York Philharmonic Orchestra diretta da John Barbirolli, appare tradotta in suono nel pieno rispetto della sensibilità che la permea. Il violinismo della Faust non è energico ma quasi librato, sospeso, il suono centrato e dalla grande escursione dinamica ma non denso di carica passionale. È la raffinatezza propria del suo gusto, la caratteristica che con maggiore evidenza balza all’orecchio fin dall’attacco del primo movimento, Moderato con moto. Lo Stradivari “Bella Addormentata” del 1704 nelle sue mani incanta. La cavata non impressiona per potenza ma la sua lettura all’esuberanza predilige la dimensione riflessiva e intimista.

La serata prosegue con la celebre Symphonie fantastique op. 14 di Berlioz che il gesto di Harding traccia con leggerezza sinuosa ed eterea. Più che una semplice partitura, una fotografia dell’esistenza. Un ritratto de “la vie d’un artiste” dalle molteplici sfumature cromatiche. I cinque movimenti “en cinq parties” si dipanano intorno all’”idée fixe”, ad un pensiero musicale associato nella mente dell’artista al leit motiv della donna amata. Una fantasia che, muovendo da un’immagine di donna idealizzata, nella sua struttura architettonica rompe con le consolidate forme della Sinfonia. Che dall’elemento del sogno si sviluppa ed evolve in molteplici e talvolta drammatiche variazioni del pensiero. «Un’immensa composizione strumentale d’un genere nuovo, con cui cercherò d’impressionare fortemente gli ascoltatori», come lo stesso Berlioz la definì. Il fascino della dimensione onirica, delle distorsioni di matrice oppiacea si traducono in una creazione dalla forma trasgressiva, tormentata e tempestosa. Contrasti, addensamenti e scioglimenti fedeli alla concezione teatrale dell’autore, al labile confine da lui percepito tra arte e vita.

Il gesto di Harding nella sua nobile e rigorosa chiarezza eloquentemente rende l’inquietudine di queste pagine. L’orchestra lo segue dando fedelmente concretezza al suo disegno. Le innovative sonorità, gli impasti strumentali, gli estremi dell’umano “sentire” che conducono dalla soavità del suadente desiderio alla diabolica parodia del Dies Irae si susseguono conducendo per mano l’uditorio attraverso un vortice di travolgenti sensazioni. Nonostante l’imponente organico il controllo degli equilibri non viene meno, così come la straordinaria espressività insita in una musica che diventa testimonianza della complessa mappa emotiva di una vita d’artista.

Luisa Sclocchis
(13 ottobre 2019)

La locandina

Direttore Daniel Harding
Violino Isabelle Faust
Filarmonica della Scala
Programma:
Benjamin Britten
Concerto per Violino e Orchestra in re min. op. 15
Hector Berlioz
Symphonie Fantastique op. 14

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