Vicenza: Kavakos scandaglia i sei solo di Bach

Il freddo invernale di questa primavera di ordinario cambiamento climatico ha consigliato a Leonidas Kavakos di evitare di proporre nella ghiacciaia del Teatro Olimpico l’esecuzione integrale in due serate delle Sonate e Partite per violino solo di Bach.

Era il clou della stagione concertista della Società del Quartetto di Vicenza e anche una proposta in esclusiva per l’Italia, secondo quanto comunicato dagli organizzatori. I concerti sono stati quindi spostati nella basilica di San Felice e la soluzione è apparsa tutt’altro che un ripiego: l’acustica della fascinosa chiesa paleocristiana è eccellente e fra l’altro il violinista greco già conosceva l’ambiente, per avervi suonato una quindicina di anni fa insieme alla Camerata Salzburg.

Dividere in due parti i sei “Solo” bachiani per violino è questione complessa sia musicalmente che per la necessità di realizzare un sostanziale equilibrio nella durata delle serate: impossibile mantenere unite le tre “coppie” Sonata-Partita, così come furono create da Bach e iscritte nella mirabile partitura autografa del 1720, probabilmente la più bella fra quelle attribuite al Cantor e più o meno fortunosamente giunte fino a noi.

La scelta di Kavakos è stata quella di delineare una sorta di ideale “percorso” che aveva il suo culmine e la sua conclusione, alla fine della seconda serata, nella Ciaccona che suggella la Partita n. 2 in re minore, a buon diritto considerata uno dei grandi miti non solo musicali ma in generale artistici e di pensiero dell’Occidente. Sia nell’uno che nell’altro programma, comunque, una coppia Sonata-Partita era conservata: la prima sera si trattava delle n. 3, e la seconda sera delle n. 1. Le composizioni indicate dal musicista come le n. 2 sono quindi state collocate da Kavakos in modo da costruire la prima sera il maestoso arco d’ingresso in questo straordinario viaggio nel suono (Sonata n. 2, con la sua grandiosa Fuga) e la seconda sera la sua conclusione monumentale (Partita n. 2). Dopodiché, questa distribuzione ha anche contribuito a indicare una tinta espressiva armonicamente assai evidente: il programma del primo concerto era per due terzi in modo maggiore – e dunque all’insegna della chiarezza e di una certa brillantezza – mentre quello del secondo concerto era interamente in modo minore a delineare una introspezione pensosa e profonda. Della quale le complesse Variazioni di cui consiste la Ciaccona, in Re minore, sono state culmine e suggello.

Nell’ammirare il concentratissimo approccio di Leonidas Kavakos a questa sorta di “Bibbia” del violino è parso evidente il ruolo fondamentale dello strumento imbracciato dall’interprete greco, lo Stradivari “Willemotte”, costruito dal liutaio cremonese nel 1734, quando aveva ormai novant’anni e gliene restavano da vivere solo tre. Non solo per la morbidezza unica del suono, per le tinte calde caratteristiche di questo straordinario “opus ultimum” (o quasi), per l’eleganza di un timbro che nel sottolineare l’ardua speculazione bachiana la riconduce al suo primigenio valore di esaltazione del suono violinistico, nella sperimentazione della tecnica fino agli estremi confini conosciuti all’epoca. Ma specialmente per la musicalissima sintonia che Leonidas Kavakos ha dimostrato di avere con il suo strumento, costruendo sulle sue caratteristiche la propria esemplare interpretazione di Sonate e Partite.

E dunque, si è ascoltato un Bach speculativo, illuminato nelle “invenzioni” tecniche capaci di portare oltre il violino, fino a farlo sembrare lo strumento polifonico che in realtà non è, con una misura e una padronanza virtuosistica sempre inappuntabili, riflessive, mai fini a sé stesse. Ma soprattutto si è apprezzato un Bach capace di vedere esaltata nelle complesse architetture di Fughe e Variazioni, non meno che nelle eleganti circonvoluzioni con cui nelle Partite le danze di moda all’epoca vengono stilizzate, l’espressività di straordinaria forza soggettiva che è il marchio dei suoi massimi capolavori. Quello che ce lo rende nostro contemporaneo e che spiega anche altri capolavori della musica dell’epoca moderna dedicata al violino, come quella – per fare solo un esempio – di Bela Bartók.

Un Bach eloquente e profondo in egual misura, insomma: sempre impeccabilmente sotto controllo nei piani dinamici, nelle arcate, nelle agilità, nei dettagli del fraseggio, ma anche sempre capace di far cogliere all’ascoltatore la grande arcata del progetto e la sua visionaria connotazione architettonica. Regalando al tempo stesso vere e proprie “magie” di suono.

Da questo punto di vista, esemplare la resa della Ciaccona: lontana da inappropriate accentuazioni romantiche o da esangui sottrazioni pseudo filologiche, ma densa, profonda, capace di far “vedere” all’ascoltatore la trama variata dentro e sopra il tema al basso. Un’esecuzione di riferimento, ci pare di poter dire, tanto più ragguardevole in quanto giunta dopo uno sbalorditivo incidente che ha fortemente rischiato di compromettere la concentrazione dell’interprete. È accaduto proprio durante la Giga che precede la Ciaccona: quando ormai era arrivato quasi alla fine, Kavakos si è interrotto bruscamente, pregando uno spettatore della prima fila di spegnere la luce del telefonino con il quale costui stava armeggiando, che lo abbagliava fastidiosamente. Quindi, ha riattaccato la Giga dall’inizio. Non senza una certa tensione, per fortuna ben presto sciolta nella immersione totale dentro al pensiero creativo bachiano.

Pubblico non così folto alle due serate, più numeroso in occasione della seconda, alla fine della quale, all’americana, l’applauso conclusivo è ben presto diventato “standing ovation”. In questo caso, non aveva senso che ci fossero bis. La sera prima, gli insistenti applausi avevano convinto Leonidas Kavakos a regalare ancora un po’ di musica, proponendo la Siciliana dalla Sonata n. 1 e la Bourrée dalla Partita n. 1: un’anticipazione della musica che sarebbe diventata protagonista ventiquattr’ore più tardi.

Cesare Galla
(22 e 23 aprile 2024)

La locandina

Violino Leonidas Kavakos
Programma:
Johann Sebastian Bach
Sonata per violino n. 2 in La minore BWV 1003
Partita per violino n. 3 in Mi maggiore BWV 1006
Sonata per violino n. 3 in Do maggiore BWV 1005
Sonata per violino n. 1 in Sol minore BWV 1001
Partita per violino n. 1 in Si minore BWV 1002
Partita per violino n. 2 in Re minore BWV 1004

0 0 voti
Vota l'articolo
Iscriviti
Notificami

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti