Brescia: la Norma di Bonato e Gresia

Fu un fiasco clamoroso la prima di Norma il 26 dicembre del 1831 alla Scala; il pubblico faticò a comprenderne l’impianto drammaturgico, lontano dal gusto dell’epoca e in certo modo inusuale: manca il concertato a chiudere il primo atto: sacrilegio!

Cionondimeno l’opera decollò già alla seconda recita e alla fine furono trentaquattro repliche a porre il sigillo su un capolavoro.

Norma è una Medea mancata che invece della vendetta sceglie di sacrificarsi dopo un’ammissione di colpa di esemplare coerenza, così come Adalgisa incarna l’idea stessa di solidarietà al femminile anteponendo l’amicizia all’amore.

Intorno a loro ruota un universo maschile non particolarmente brillante dal punto di vista morale e intellettuale: un traditore convinto, il suo gregario e un padre parecchio preoccupato delle apparenze.

Bellini e Romani realizzano un lavoro di meraviglioso equilibrio nel quale alla fine il non-detto prevale sull’esplicitato, narrano senza giudicare, puntano sull’intimità dando vita ad una delle vette più alte del melodramma dell’Ottocento.

Al Teatro Grande di Brescia Norma ritorna – nell’ambito del circuito virtuoso di OperaLombardia – in un allestimento che presenta alcuni elementi di assoluto interesse uniti ad altri meno risolti.

Alessandro Bonato non è più un astro nascente, ma una stella luminosa ancorché giustamente in crescita – a ventisette anni non potrebbe che essere così – ed è protagonista di una prova direttoriale di assoluto livello. La lettura della giovane bacchetta veronese – che gesto denso ed essenziale! – è improntata ad uno scavo che prescinde da ogni facile languore rifuggendo dal “commuovere” ad ogni costo. La sua narrazione si incardina su un cesello dinamico capace di porre in risalto la melodia belliniana senza mai renderla mielosa, al contrario infondendole un vigore che le si addice.

Bonato asseconda così i sentimenti ma non se ne fa travolgere, uscendo indenne dall’oceano di arpeggi dell’ “Sola furtiva al tempio”, per fare un esempio, trovando un equilibrio esemplare e meditatissimo.

Convince pienamente Martina Gresia, prevista nelle repliche e arrivata a sostituire Lidia Fridman, che tratteggia una Norma di bella caratura vocale e ricca di accenti; le sfumature verranno.

Asude Karayavuz è nel timbro più Azucena che Adalgisa, ma il personaggio è comunque risolto in maniera più che soddisfacente.

Il Pollione di Antonio Corianò è delineato con generosa partecipazione, tuttavia la voce è fibrosa – soprattutto al di sopra del passaggio – e gli acuti forzati, mentre Alessandro Spina è Oroveso autorevole e di ben centrata cantabilità.

Nel cast anche la buona Clotilde di Benedetta Mazzetto e il Flavio corretto di Raffaele Feo; volenteroso il Coro OperaLombardia preparato da Massimo Fiocchi Malaspina.

Nel complesso dimenticabile l’allestimento concepito da Elena Barbalich. Nel suggestivo spazio geometrico-futurible fatto di cerchi lunari e forme quadrate creato da Tommaso Lagattolla – che firma anche i costumi, belli e riutilizzabili in produzioni che potrebbero andare da Nabucco a Moses und Aron mentre le luci sono di – fondamentalmente non succede nulla.

Il gesto scenico è nel solco del “braccia aperte al proscenio” e “in ginocchio mani al cielo” per i cantanti, Pellizza da Volpedo per quel che riguarda il coro e poi cerchi e processioni varie.

In tutto questo la poco felice idea di voler andare oltre con Adalgisa costretta a pose che richiamano la scultura neoclassica e Oroveso guercio come Wotan, quest’ultimo forse in omaggio all’amore di Wagner per la Norma, chissà.

Perché poi i figli della Sacerdotessa – che chissà perché devono sempre giocare con un cavalluccio e una palla, fin dai tempi di Margherita Wallmann – nascosti in posizione fetale in un braciere che pare un barbecue e alla fine mostrati cadaveri alla madre un momento prima del suo sacrificio sul rogo? Mistero

Alla fine ovazioni per Bonato e Gresia e applausi per tutti gli altri.

Alessandro Cammarano
(30 settembre 2022)

La locandina

Direttore Alessandro Bonato
Regia Elena Barbalich
Scene e costumi Tommaso Lagattolla
Luci Marco Giusti
Personaggi e interpreti:
Norma Martina Gresia
Adalgisa Asude Karayavuz
Pollione Antonio Corianò
Oroveso Alessandro Spina
Flavio Raffaele Feo
Clotilde Benedetta Mazzetto
Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano
Coro OperaLombardia
Maestro del coro Massimo Fiocchi Malaspina

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