Il Trio Atos compie 20 anni

Fondato nel 2003 a Berlino e salito rapidamente a fama internazionale grazie alla vittoria del Kalichstein-Laredo-Robinson International Trio Award, del Concorso Schubert di Graz e del Concorso di Melbourne tra il 2006 e il 2007, il Trio Atos è oggi uno degli ensemble di riferimento sul panorama internazionale. Composto dalla violinista Annette von Hehn, dal violoncellista Stefan Heinemeyer e dal pianista Thomas Hoppe, il Trio festeggia quest’anno i suoi venti anni di carriera. In Italia, saranno presenti anche nella stagione degli Amici della Musica di Padova, per cui si esibiranno il 13 marzo in un programma dedicato a Mendelssohn, Schumann e Brahms.

  • Venti anni di Trio Atos. Ancora non vi odiate?

No! Ci divertiamo oggi come vent’anni fa, suonare insieme è sempre un grandissimo piacere.

  • Tornando alle origini, per quale ragione avete deciso di formare un ensemble stabile?

Ci siamo trovati la prima volta per dare una lettura dei trii di Schubert, così, da capo a fondo. È bastata una sola ora di lavoro. Abbiamo fatto una pausa, ci siamo guardati negli occhi e abbiamo capito che saremmo diventati un trio e che avremmo cominciato questo viaggio insieme.

  • Com’è cambiato il Trio in questi anni?

In realtà, il nostro obiettivo oggi è probabilmente lo stesso di quando abbiamo cominciato: vogliamo semplicemente suonare bene l’enorme quantità di capolavori che sono stati scritti per trio con pianoforte. Forse, oggi siamo un po’ più indulgenti con noi stessi, non andiamo necessariamente giù pesante con quello strano costrutto che si chiama “carriera”.

  • Cosa intendete?

Abbiamo deciso di non cercare di essere qualcosa che in realtà non siamo, in realtà. Il nostro obiettivo oggi è solo studiare, provare, arrivare al concerto in orario e prenderci un bicchiere di vino dopo.

  • C’è qualche progetto importante che vorreste realizzare in futuro?

Ovvio, abbiamo moltissimi sogni! Abbiamo suonato alcuni repertori così spesso e ci sentiamo così connessi con alcuni compositori, che vorremmo davvero poterli incidere.

  • Ad esempio?

Sicuramente i Trii di Schubert, che come dicevamo sono all’origine della nostra storia. Ma anche tutti i Trii di Brahms, di Mendelssohn, molti lavori del Novecento, anche autori meno noti. Certo, non è facile trovare etichette che oggi si lancino in progetti discografici su autori così noti.

  • Ci sono anche collaborazioni artistiche, tra i vostri sogni?

Decisamente, vorremmo suonare di più in quartetto e in quintetto, lavorare con cantanti e clarinettisti. Ma i sogni davvero tanti: ci piacerebbe fare un disco di trii per l’infanzia, registrare un album di musica italiana, organizzare un festival…

  • Tra i vostri vari progetti, un ruolo importante lo ricopre la divulgazione e i progetti con scuole e nuovi pubblici. Da vostra esperienza, è cambiato il pubblico negli anni?

No. Era difficile far innamorare le persone della musica trent’anni fa, è difficile oggi. Ma chi veramente ascolta – e si prende il tempo per farlo, che è la cosa più importante – beh, quelle torneranno sempre. Questo non è cambiato veramente negli anni. Se una persona è interessata, farà domande e ascolterà. TikTok o Instagram non hanno cambiato questo aspetto.

  • E per quanto riguarda i giovani musicisti invece? Cosa consigliereste a chi oggi comincia il suo percorso come ensemble?

Sii versatile! Cinquanta anni fa, fondamentalmente se suonavi bene e avevi dei buoni programmi pronti sotto mano, bastava a costruirti un percorso. Oggi devi sapere come registrarti, audio e video, promuoverti, gestire il tuo sito, avere foto adatte, trovare la giusta chiave di lettura per presentare i tuoi programmi su Facebook (per le generazioni più vecchie), Instagram e TikTok.

  • Cose che spesso non si studiano in conservatorio.

No, infatti, e il confronto che queste sfide può essere terribile, è facile sentirsi sopraffatti. I giovani musicisti di oggi devono convivere con queste necessità e i regolari studi musicali. Il nostro consiglio dunque è di non farsi accecare e scoraggiare da ciò che vediamo in giro, i concerti stellari e le carriere brillanti che in molti ostentano su Instagram. Sii te stesso, studia molto, ama la tua musica. Se combini queste caratteristiche con occhi e orecchie ben aperti, qualcosa succederà di certo.

Alessandro Tommasi

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