Torino: Powder her face racconta la vita

Se l’opera è porno. Fin qui, tutto abbastanza normale diremmo noi: il bigottismo a volte dominante non vuole farci vedere la realtà dei fatti di molte opere. Dal Così fan tutte al Don Giovanni, da Rigoletto ad Otello, da Tosca a Madama Butterfly, il melodramma è costellato da riferimenti, più o meno espliciti, al piacere della carne, del godimento, del sesso. Con Thomas Adès, fine musicista, riconosciuto compositore e interprete londinese della nuova generazione (anno di nascita 1971), andiamo leggermente oltre, dove l’esplicito, detto e fatto, vengono cantati e messi in scena: “Be discreet, be good, be brutal” canta la Duchessa, prima di fare un pompino al cameriere che le è venuta a fare il servizio in camera.

Per la prima volta al Teatro Regio di Torino, va in scena (saggiamente) al Piccolo Regio Puccini Powder Her Face di Thomas Adès, opera contemporanea andata in scena per la prima volta nel 1995 (peraltro, anno di nascita dello scrivente), prima opera lirica scritta dal compositore all’età di 24 anni.

L’opera è suddivisa in 8 scene separate da intermezzi musicali, con inizio e fine ambientanti negli anni ’90, mentre le altre spaziano dagli anni ’30 e agli anni ’70, tra continui flashback e in continua evoluzione delle vicende.

Il libretto, graffiante, ironico e spiritoso, è di Philip Henscher e si basa sulla vita di Ethel Margaret Whigham e sul suo burrascoso divorzio dal secondo marito, Ian Douglas Campbell, undicesimo Duca di Argyll, che destò clamore e scandalo nel 1963. L’evoluzione della narrazione culmina nel processo che porta alla condanna della Duchessa per adulterio e atti osceni, con la giustificazione per il “povero” Duca. Abbandonata da tutti, la Duchessa di Argyll visse tra il 1978 e il 1990 in un appartamento al Grosvenor House Hotel, da cui fu sfrattata per debiti; trascorse quindi gli ultimi anni di vita in una casa di cura, dove morì nel luglio del 1993.

Con una così dinamica ed interessante trama, possiamo immaginare come il regista Paolo Vettori abbia potuto divertirsi nella creazione dello spettacolo, avendo peraltro a disposizione un cast giovane e dinamico. Tutti i dettagli sono curati, le intenzioni sono ottime e la resa efficace, con la complicità del libretto che crea il giusto divertimento in sala, con tutta la riflessione che però ne può scaturire: la moralità di ieri e di oggi, le fragilità su cui spesso si basa il matrimonio come trave portante della società, le “giuste cause” che condannano l’una e non l’altro (efficace il momento in cui il giudice emana la sentenza mentre riceve una fellatio sotto il banco), il pettegolio di chi non sa ma vuol dire la sua. Tutto lo svolgersi degli eventi ruota intorno ad una camera da letto, avendo però sostanza differente in conformità alle epoche e alle dinamiche: camera d’albergo (all’inizio e alla fine), luogo deputato al matrimonio tra il Duca e la Duchessa, camera privata di seduzioni, abbandoni e tradimenti, tribunale. Le scene sono curate da Claudia Boasso, i costumi (che cambiano in base al trascorrere del tempo) di Laura Viglione e le luci di Gianni Bertoli (piacevoli e apprezzabili le tonalità e i giochi di luce).

Il giovanissimo ma decisamente lanciato direttore d’orchestra Riccardo Bisatti, classe 2000 con origini novaresi, continua il suo percorso di collaborazione con il Teatro Regio ed in particolare il Regio Ensemble, community artistica della fondazione torinese (che vede appunto coinvolti direttore, regista e tre dei cantanti in scena). La composizione contemporanea non mette in difficoltà le doti musicali del direttore, che con preparazione e capacità si muove nella complessa trama musicale che vede più generi (a tratti swing, a tratti il tango, a tratti il musical) intersecarsi nello svolgersi della vicenda: la tenuta di palco e buca sono precise e pulite, il suono che traspare dall’Orchestra del Teatro Regio, ridotta in forma di orchestra da camera con l’aggiunta di percussioni (vedi batteria), fisarmonica e pianoforte, è brillante, accattivante, pungente e ironico.

Quattro sono i protagonisti in scena (a cui si aggiunge la brillante prestazione del mimo, testimone e al contempo complice delle vicende). Irina Bogdanova, giovane soprano russo di casa al Regio, veste i panni della chiacchierata Duchessa di Argyll, facendosi apprezzare per la versatilità nell’interpretazione di un ruolo che richiederebbe un soprano drammatico. La voce è di pura liricità, di buon colore e con un’emissione attenta ai continui cambi di dinamica presenti nella partitura; l’intenzione scenica è di apprezzata qualità, con un’ottima capacità di adattarsi allo scorrere del tempo e degli eventi.

Amélie Hois, brillante soprano leggero qui nei panni di più personaggi (la cameriera, l’amica, l’amante del Duca, la ficcanaso e la giornalista), mette in mostra una voce di notevole interesse, che risuona brillante, pulita e omogenea. La brillantezza vocale si aggiunge a quella scenica, dove il cambio di tempi e di ruoli non sembra scalfire la tenuta del palco, dando sostanza ad ogni personaggio vestito. Suo complice in scena, nel turbinio di ruoli, è il tenore Thomas Cilluffo, già apprezzato sul palco del Regio. L’artista americano ha voce leggera ma di buona proiezione, con una buona risonanza nel registro centrale e medio acuto per poi schiarirsi nella sezione più acuta: ciò comunque non compromette una prestazione di buon livello, che permette di apprezzare lui e gli altri giovani artisti coinvolti non più come interpreti comprimari, ma veri protagonisti. Elettricista, cameriere, gigolò, ficcanaso e fattorino, i continui cambi d’abito e di ruolo permettono a Cilluffo di farsi apprezzare come interprete di brillante versatilità.

Unico interprete non di casa del Regio Ensemble è il basso Lorenzo Mazzucchelli, qui a dare voce e corpo al prestante Duca, al direttore d’hotel, giudice e addetto alla lavanderia: l’alta figura e i nobili lineamenti, uniti all’ottimo gioco di luci spesso evocato nelle sue entrate in scena, rendono la sua prestazione scenica di livello ottimale. A ciò si unisce una voce interessante, di buon colore, risonante per tutta la sala e che già fa presagire ruoli di più grande ed elevatore spessore.

Un plauso lo si conceda anche al mimo, non citato in locandina e non previsto da libretto, che risulta essere testimone e al contempo complice dello svolgersi degli eventi.

Morale, sesso e contemporaneità: Powder Her Face è in scena fino al 18 marzo al Piccolo Regio Puccini.

Leonardo Crosetti
(10 marzo 2023)

La locandina

Direttore Riccardo Bisatti direttore d’orchestra
Regia Paolo Vettori
Scene Claudia Boasso
Costuni Laura Viglione
Luci Gianni Bertoli
Personaggi e interpreti
La Duchessa Irina Bogdanova
La cameriera Amélie Hois
L’elettricista Thomas Cilluffo
Il Duca (direttore dell’hotel) Lorenzo Mazzucchelli
Orchestra Teatro Regio Torino

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