Loreto e Ravenna: due concerti con Riccardo Muti e l’Orchestra Cherubini e il Premio Ravenna Festival a Silvia Lelli

Erano molto diversi i due programmi dei concerti in cui Riccardo Muti, nella settimana conclusiva del XXXIII Ravenna Festival, ha diretto l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini. Per le serate delle Vie dell’Amicizia, a Lourdes e a Loreto (dove eravamo presenti), Muti ha scelto brani di ispirazione sacra composti da Antonio Vivaldi, Giuseppe Verdi e Wolfgang Amadeus Mozart, con al centro il mozartiano Concerto n. 1 per corno e orchestra K 412. Al Pala De André di Ravenna, invece, ha proposto pagine ottocentesche di non frequente ascolto: la Sinfonia “Roma” di Georges Bizet e due poemi sinfonici, Il lago incantato di Anatolij Ljadov e Les Préludes di Franz Liszt.

Le Vie dell’Amicizia sono l’annuale appuntamento del Ravenna Festival che porta la musica in luoghi che vivono situazioni di crisi o di sofferenza o che, come in questo caso, sono intrisi di spiritualità. Dopo il concerto di Lourdes, nell’Esplanade du Rosaire davanti alla basilique de Notre-Dame-du-Rosaire, quello di Loreto si è tenuto nella piazza della Madonna davanti al Santuario, che dal portale spalancato lasciava intravedere le mura della Santa Casa. Papa Francesco, nel messaggio che ha inviato, si è dichiarato presente in spirito, ha concesso la benedizione apostolica ai partecipanti e li ha invitati «a proseguire l’impegno di riaccendere nei cuori la speranza e favorire percorsi di solidarietà e di concordia mediante il linguaggio universale della musica».

Visto il riferimento del viaggio al culto mariano, è stato appropriato l’omaggio alla Vergine con il Magnificat di Vivaldi, nel quale si sono impegnate due cantanti di vaglia come il soprano Arianna Vendittelli e il contralto Margherita Maria Sala, e con lo Stabat Mater di Verdi, che fa parte dei “Quattro pezzi sacri” come il Te Deum, pure in programma. Il Concerto K 412, da parte sua, metteva in luce le qualità solistiche del tedesco Felix Klieser e la sua sorprendente capacità di suonare il corno con il piede sinistro: nato senza braccia, Klieser è un simbolo vivente della capacità umana di superare ostacoli apparentemente inaffrontabili.

A conclusione, una pagina eccelsa come l’Ave Verum Corpus K 618 di Mozart; il mottetto è stato affidato a settantacinque bambini del posto, molti dei quali di pochissimi anni. Attraverso l’innocenza, la freschezza e la totale assenza di pregiudizi che caratterizza quell’età della vita, si è diffuso un messaggio forte e toccante di serenità, di accoglienza e di pace.

L’anelito alla pace, altro tema dominante delle due serate, si è d’altronde incarnato anche nella significativa presenza del Coro del Teatro dell’Opera Nazionale di Ucraina con il suo maestro Bogdan Plish, accanto ai Cori Cherubini e Cremona Antiqua con Antonio Greco. Da solo, il Coro ucraino ha eseguito con grande maestria un canto tradizionale liturgico eucaristico del XIII secolo, mentre altri artisti ucraini, musicisti e danzatori, si sono esibiti tra un brano e l’altro in musiche di loro connazionali, Hanna Havrylec’ e Myroslav Koryk, e il francese Beñat Achiary ha intonato, da una loggia della piazza, un canto tradizionale basco rivolto alla Madonna.

A reggere le fila del concerto, inframmezzato da questa successione intensa ed emozionante di interventi, Riccardo Muti: un direttore d’orchestra che, nonostante i vertici di arte interpretativa e di fama che ha raggiunto, non si accontenta di essere «un monumento», come qualche tempo fa l’ha definito con affetto e grande ammirazione Michele Mariotti, in un’intervista video per il Teatro alla Scala; ma continua a spingersi sempre più a fondo nell’analisi, nell’indagine su ogni nota, ogni pausa, ogni indicazione, per individuarne un senso che illumini le intenzioni del compositore, tocchi la verità della musica e si esprima in un’esecuzione internamente coerente ed efficace all’ascolto.

Coadiuvato da un’Orchestra Cherubini in fulgida forma, pronta, sensibile e precisa, con interventi di alto livello delle prime parti, anche nel concerto ravennate Muti ha trascinato il pubblico presente: 2500 persone hanno salutato con lunghi applausi la fine della serata che ha percorso un arco compiuto, dagli smaglianti umori giovanili della Sinfonia di Bizet all’altisonante «inno sconosciuto, la cui prima e solenne nota è intonata dalla morte» che chiude con grande effetto il poema sinfonico lisztiano; tra l’uno e l’altro brano, il mistero e l’evanescenza della breve pagina di Ljadov. Come bis, il direttore ha offerto agli ascoltatori il bellissimo Intermezzo dalla “Fedora” di Umberto Giordano.

Nel corso della serata, la fotografa Silvia Lelli ha ricevuto il Premio Ravenna Festival dallo stesso Muti e dai due direttori artistici Franco Masotti e Angelo Nicastro. Le sue immagini di spettacolo l’hanno resa famosa nel mondo: Silvia Lelli collabora con il Ravenna Festival da molti anni ed è tra l’altro autrice dei più bei ritratti di Riccardo Muti in circolazione. È un’artista dallo stile «sobrio e antiretorico», come spiegato nelle motivazioni del Premio; ha inventato assieme al marito e compagno d’arte Roberto Masotti, scomparso nello scorso mese di aprile, «un nuovo modo di interpretare e documentare lo spettacolo dal vivo, entrando in relazione profonda con l’artista».

Patrizia Luppi
(14 e 21 luglio 2022)

La locandina

Direttore Riccardo Muti
Soprano Arianna Vendittelli
Contralto Margherita Maria Sala
Corno Felix Klieser
Orchestra Giovanile Luigi Cherubini
Coro Cherubini e Coro Cremona Antiqua
Maestro del coro Antonio Greco
Coro del Teatro dell’Opera Nazionale di Ucraina
Maestro del coro Bogdan Plish
Programma:
Antonio Vivaldi
Magnificat RV 611
Wolfgang Amadeus Mozart
Concerto n. 1 per corno e orchestra K 412
Ave Verum Corpus K 618
Giuseppe Verdi
Dai “Quattro pezzi sacri”
Stabat Mater
Te Deum
Georges Bizet
 “Roma”, Sinfonia in do maggiore
Anatolij Ljadov
Il lago incantato op. 62
Franz Liszt
Les Préludes S 97

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