Martina Franca: la Creazione è un eterno ritorno

Ha senso la rappresentazione in forma scenica di un oratorio? Se lo si fa nell’ambito di un festival – chiamato per la sua stessa natura alla sperimentazione – la risposta non può che essere affermativa.

Quando poi l’operazione è posta nelle mani di un regista tra i più colti tra quelli della giovane generazione e a lui si affiancano un direttore d’orchestra che pone la maieutica della pagina musicale a fondamento della sua concertazione e un coreografo capace di rendere visibile il suono arricchendolo di rimandi e suggestioni allora l’operazione può dirsi completamente riuscita.

È quello che è accaduto con la Creazione di Haydn rappresentata al Festival della Valle d’Itria dove si è scelto di eseguire la versione ritmica italiana di Dario Dal Corno riadattata da Filippo Dal Corno che perde sicuramente qualcosa rispetto all’originale soprattutto nella potenza della parola ma comunque calza più che bene alla musica.

La Creazione secondo Haydn, al netto degli imprescindibili riferimenti biblici, è un evento laico, ecumenico, a totale servizio della Natura e dell’Uomo inteso come parte integrante di essa oltre che profondamente massonico – ci sono più accordi “muratòri” nei primi venti minuti della composizione che nell’intera Zauberlföte – il tutto in un gioco di trasparenze sonore e di imitazione della musica del Creato.

Fabio Ceresa sottolinea con acume appassionato tutto quanto c’è di universale nell’impaginato haydeniano e nel testo di Gottfried von Swieten – dall’omaggio a tutti i credo religiosi al rispetto di qualsiasi orientamento sessuale – assecondato dalle coreografie immaginifiche e coinvolgenti che Mattia Agatiello affida ai danzatori della Fattoria Vittadini.

La Creazione secondo Ceresa diventa la paidèia di un Giovin Signore che nasce da un uovo nero  – bellissime le scene essenziali e dense di Tiziano Santi  illuminate con sapienza da Pasquale Mari – che tuttavia è stato rotto in precedenza e rimesso insieme con l’oro secondo la tecnica giapponese dello kintsugi, capace di rendere ancor più prezioso ciò che è stato danneggiato. La metafora calza a pennello: la Creazione è un eterno ritorno che ogni volta è più bello.

Ritornerà, l’uovo, come dono di genitorialità da parte di Adamo ed Eva a tre coppie: lei-lui, lui-lui, Lei-lei.

I tre arcangeli, evocando di volta in volta diversi spiriti chiamati a costruire il mondo, guidano il fanciullo in un viaggio attraverso quella che sarà la storia dell’umanità.

Da squadra e compasso si passa a forme geometriche via via più complesse e da lì, giorno per giorno alla costruzione del Creato.

Tutto scorre leggero, in un susseguirsi temporale incalzante e non privo di una certa qual ironia tutta illuminista.

Strepitosa la rappresentazione vivente di celebri sculture – dal Discobolo al David, dalla Venere di Milo alle Tre Grazie – così come l’ostensione di tutti i testi sacri delle grandi religioni e il susseguirsi di figure divine, da Visnu a Cristo.

Determinanti anche i costumi, assai belli, di Gianluca Falaschi e Gianmaria Sposito che vestono gli arcangeli di colori di marmorea diafanità e inserti d’oro mentre i danzatori indossano tute impalpabili, riservando agli spiriti creatori gli attributi che caratterizzano la loro funzione.

Fabio Luisi – e con lui l’Orchestra del Teatro Petruzzelli ringiovanita e brillante – offre una lettura apollinea, tersa, ricca di pennellate dinamiche e non priva di qualche spunto deliziosamente impertinente soprattutto quando a condurre il gioco sono i legni.

Nei panni dei tre arcangeli figurano splendidamente Rosalia Cid – Gabriele dalla voce adamantina e svettante in acuto –, Vassily Solodkyy – Uriele trasognato e dal fraseggio scolpito – e Alessio Arduini che veste i panni di un Raffaele severo e sensuale.

I giovanissimi Jan Antem e Sabrina Sanza – Adamo ed Eva – plasmano i loro personaggi su linee di canto limpidissime e una recitazione partecipata.

Strepitosi i danzatori: Alessandra Bordino, Danilo Calabrese, Enzina Cappelli, Maura Di Vietri, Riccardo Esposito, Samuel Moretti, Maria Giulia Serantoni e Valentina Squarzoni.

I diciotto elementi del Coro Ghislieri, diretti da Giulio Prandi, sono tanto corposi nel suono da sembrare parecchi di più.

Il pubblico comprende, gradisce e applaude convinto.

Alessandro Cammarano
(31 luglio 2021)

La locandina

Direttore Fabio Luisi
Regia Fabio Ceresa
Scene Tiziano Santi
Costumi Gianluca Falaschi, Gianmaria Sposito
Coreografia Mattia Agatiello
Luci Pasquale Mari
Personaggi e interpreti:
Gabriele Rosalia Cid
Uriele Vassily Solodkyy
Raffaele Alessio Arduini
Adamo Jan Antem
Eva Sabrina Sanza
Orchestra del Teatro Petruzzelli di Bari
Coro Ghislieri
Fattoria Vittadini Alessandra Bordino, Danilo Calabrese, Enzina Cappelli, Maura Di Vietri, Riccardo Esposito, Samuel Moretti, Maria Giulia Serantoni, Valentina Squarzoni
Maestro del coro Giulio Prandi

5 1 voto
Vota l'articolo
Iscriviti
Notificami

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti