Milano: Chovanščina, la Storia diventa Teatro

Se la storica produzione di Leonid Baratov, approdata alla Scala nel 1998, aveva il fascino di quei libri ricoperti di polvere secolare, la nuova edizione di Chovanščina, per la regia di Mario Martone, pare emergere dalle macerie.

La vicenda narra gli anni feroci del passaggio dalla Rus’ arcaica alla Russia moderna di Pietro il Grande, tramite un linguaggio di crudo e violento realismo.

Da una parte i credenti-conservatori delle tradizioni ortodosse, dall’altra gli eretici seguaci del riformista Nikon. In questi due schieramenti troviamo un monaco che ha rinnegato le sue nobili origini, un principe rozzo e un colto opportunista: tre esponenti di uno stato sociale perdente, schiacciati dalla sempre più invasiva –ma invisibile– figura di Piero il Grande. Oltre a loro un boiaro solitario che trama con violenza il riscatto sociale, una giovane veggente innamorata del figlio di un potente il quale però preferisce una luterana tedesca, e una serie di personaggi grotteschi. La violenza che scorre lungo i cinque atti di Chovanščina è inaudita: massacri, stupri, pene corporali, annegamenti, un vero e proprio clima apocalittico in cui pare non esserci via di scampo.

Protagonista indiscusso di questa produzione è senza dubbio Valery Gergiev, il cui carisma demiurgico è tale da saper estrarre dall’orchestra della Scala sonorità mai udite. Gli impasti torbidi alternati a tinte di celestiale misticismo sono sempre stati la sua cifra, ma rispetto a vent’anni fa Gergiev risulta più introspettivo e risoluto. Attentissimo al canto di conversazione ha saputo far emergere con equilibrata sensibilità le parti corali dandone il giusto risalto, così come nella sapiente gestione dei crescendo sempre emotivi e mai tendenti a un mero effetto sonoro. La musica si staglia sovrana sopra un allestimento proiettato in un futuro che riflette il presente e contempla il passato, in cui la stratificazione della narrazione ritrova parte di sé in un’ambientazione distopica, lurida e oscura.

Martone, tramite le ampie scene di Margherita Palli, lascia spazio all’azione, dando particolare rilievo al coro, come sempre sapientemente istruito da Bruno Casoni, tralasciando l’elemento grottesco in favore dell’essenza del dramma. Di particolare impatto l’auto sterminio finale, il trionfo martirizzante di un popolo oppresso che s’immola per la vera fede.

Ottimo il cast a partire dalla Marfa del mezzosoprano Ekaterina Semenchuk, il cui canto visionario e trasognato ha regalato momenti di altissima intensità.

Stanislav Trofimov, più popolare che ieratico, affronta il personaggio di Dosifej con voce nobile, nonostante la scrittura richieda un peso vocale maggiore.

Perfettamente calato nella parte Mikhail Petrenko è un Ivan Chovanskij triviale in perfetta antitesi col sottile e spietato Vasilij Golicyn di Evgeny Akimov.

Sergey Skorokhodov è un Andrej Chovanskij fragile e tormentato mentre Evgenia Muraveva svetta con voce sicura nell’impervia parte di Emma.

Straordinario vocalmente e scenicamente Alexey Markov nel breve ruolo di Šaklovityj così come si è distino lo scrivano di Maxim Paster.

Di livello il resto del cast al quale hanno preso parte anche i solisti dell’Accademia e il coro delle voci bianche del Teatro alla Scala.

L’impressionante clima che si è creato in sala durante l’ultima scena -mentre il palcoscenico era invaso dalle fiamme alimentate dal demoniaco crescendo dell’orchestra- è stato interrotto, dopo un brevissimo istante di silenzio, da un fragoroso applauso che ha confermato il meritato successo, nonostante qualche isolato dissenso per la regia, per questa nuova e importante produzione scaligera che merita di essere vista.

Gian Francesco Amoroso
(27 febbraio 2019)

La locandina

Direttore Valery Gergiev
Regia Mario Martone
Scene Margherita Palli
Costumi Ursula Patzak
Luci Pasquale Mari
Video designer Italvideo Service
Coreografia Daniela Schiavone
Personaggi e interpreti:
Ivan Chovanskij Mikhail Petrenko
Andrej Chovanskij Sergey Skorokhodov
Vasilij Golicyn Evgeny Akimov
Šaklovityj Alexey Markov
Dosifej Stanislav Trofimov
Marfa Ekaterina Semenchuk
Susanna Irina Vashchenko
Scrivano Maxim Paster
Emma Evgenia Muraveva
Pastore luterano Maharram Huseynov*
Varsonof’ev Lasha Sesitashvili*
Kuz’ka Sergej Ababkin*
Strešnev Sergej Ababkin
Primo strelec Eugenio Di Lieto*
Secondo strelec Giorgi Lomiseli*
Uomo di fiducia del Principe Golicyn Chuan Wang*
*Allievo dell’Accademia Teatro alla Scala
Orchestra e Coro del Teatro alla Scala

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