Milano: Honeck tra liederistica ed idealismo

Il terzo appuntamento del Festival Mahler festeggia l’arrivo a Milano dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, prima orchestra ospite della rassegna. Sul podio il direttore austriaco Manfred Honeck e solista il baritono tedesco Christoph Pohl chiamato a sostituire l’annunciato, ma indisposto, Matthias Goerne. Sui leggii dell’orchestra i Lieder del ciclo Des Knaben Wunderhorn (Il corno magico del fanciullo) e la Sinfonia n.3 op.55 “Eroica” di Ludwig van Beethoven.

La raccolta Des Knaben Wunderhorn prevede questa sera i seguenti Lieder: “Rheinlegendchen” (Piccola leggenda renana), “Wo die schönen Trompeten blasen” (Dove suonano le belle trombe), “Das irdische Leben” (La vita terrena), “Urlicht” (Luce originaria), “Des Antonius von Padua Fischpredigt” (Sant’Antonio da Padova predica ai pesci), “Revelge” (Sveglia) ed infine “Der Tamboursg’sell” (Il tamburino).

I testi ed il titolo derivano dall’omonima antologia di Achim von Arnim e Clemens Brentano in cui Mahler si imbatté quando era secondo direttore dello Stadttheater di Lipsia e ne mise in musica circa due dozzine tra il 1888 e il 1901.

Entrare nel mondo delle canzoni del Wunderhorn di Mahler è come aprire un libro illustrato: ogni pagina ci regala un personaggio, una fiaba, un episodio, felice o tragico che sia, del racconto dell’esistenza umana. Honeck e Pohl hanno una buona intesa: entrambi sono nel loro repertorio d’elezione. L’esecuzione, forse non ispiratissima, è di una fattura estremamente raffinata: curata nei suoni, negli equilibri e con una precisa e intelligente direzione del fraseggio: manca però quel dettaglio infinitesimale che trasforma un’ottima esecuzione in una memorabile: qualcosa che nei momenti più ispirati della raccolta, penso ad Urlicht per esempio, commuova e lasci l’ascoltatore in apnea. Ciò non toglie che il concerto sia valso per il pubblico tutto il prezzo del biglietto: Pohl è un ottimo baritono capace di declinare la sua voce in tutta la palette coloristica dalla delicata dolcezza alla funerea tetraggine attraverso il piglio militaresco, risultando sempre elegante, dai pianissimi ai forti. Honeck, di cui abbiamo già tessuto le lodi in diverse occasioni si è prodigato con tutta l’orchestra in un’esecuzione al servizio del solista, ma senza mettersi con la formazione romana in secondo piano.

Nella seconda parte del concerto la Sinfonia in mi bemolle maggiore op.55 “Eroica” di Ludwig van Beethoven. La scelta pare sia ricaduta su questa pagina perché coeva all’antologia di Arnim e Brentano. Interessante apprezzare come questa sinfonia, accanto a Mahler, abbia ancora un sapore incredibilmente moderno.

La direzione di Honeck è figlia dello “storicamente informato” e non si preoccupa di smussarne asperità e dissonanze che avevano sconvolto il pubblico dell’epoca. I metronomi sono scorrevoli e l’uso degli ottoni aspro e aggressivo.

Tutto questo si unisce ad una qualità invidiabile che ha sempre il direttore austriaco: spingere in avanti la musica evitando momenti monotoni e una trasparenza strumentale, soprattutto degli archi che ha messo in grande evidenza le capacità dell’Orchestra Sinfonica Nazionale di Santa Cecilia.

Luca Di Giulio
(27 ottobre 2023)

La locandina

Direttore Manfred Honeck
Baritono Christoph Pohl
Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Programma:
Gustav Mahler
Des Knaben Wunderhorn
Ludwig van Beethoven
Sinfonia in mi bemolle maggiore op.55 “Eroica”

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