Monte-Carlo: il TM+ e la strana coppia

Un confronto fra due Americhe – o meglio tra due New York – conviventi tra di loro, accomunate da un sentire estetico che sta alla base di entrambe eppure diversissime dal punto di vista formale.

A voler azzardare un parallelo cinematografico si potrebbe dire che Elliot Carter e Steve Reich sono la “Strana coppia” della musica statunitense del ventesimo secolo così come Walter Matthau/Oscar Madison e Jack Lemmon/Felix Ungar lo sono al cinema nella straordinaria commedia di Gene Sacks approdata sugli schermi nel 1968.

Proseguendo nell’analogia musical-cinematografica a Carter, formalmente ordinatissimo quasi al limite della maniacalità, corrisponde Felix mentre  Reich, che fa del “disordine” il caposaldo del suo comporre si rapporta plasticamente ad Oscar.

L’Ensemble TM+ – diretto dal 1986 da Laurent Cuniot – si conferma ancora una volta come una delle compagini di punta per quanto attiene l’esecuzione del repertorio contemporaneo offrendo al pubblico del Festival Printemps des Arts de Monte-Carlo una serata di grande musica nonostante il repentino spostamento del concerto dall’Auditorium Rainier III al Théâtre de Variétés e la conseguente ricalibrazione del suono, soprattutto dell’elettronica.

Geniale l’idea di eseguire le quattro pagine in sequenza, senza soluzione di continuità, come se si trattasse di un unico impaginato versicolore.

La comparazione si fa immediatamente vivo con Gra per clarinetto solo (1993) che rimanda immancabilmente ad atmosfere Yiddish ma pure alla grande tradizione del Free Jazz caratterizzandosi per repentini cambiamenti sintattici; a questa risponde Cello Counterpoint, per violoncello amplificato e nastro multicanale (2003) tutta giocata sulla rapidità di intenzioni ritmiche e contrappuntistiche.

I due solisti – sugli scudi il violoncellista David Simpson – danno prova di un virtuosismo mai fine a se stesso restituendo prove di assoluta profondità.

A seguire A Mirror on Which to Dwell, i sei poemi per soprano e orchestra da camera che Carter compose nel 1975 su testi di Elizabeth Bishop.

Grazie alla prova maiuscola del soprano Elise Chauvin che trova sintonia perfetta con l’ensemble l’intellegibilità del testo è resa in modo esemplare – in piena sintonia con l’dea originaria del compositore – in un mutuo sentire capace di trasmettere al pubblico la miriade di screziature evocative presenti nella pagina.

A chiudere la serata City Life (1995) in cui Reich porta all’estremo il percorso intrapreso con Different Trains e The Cave; qui l’interconnessione tra le voci e i suoni – dalle sirene alle porte che sbattono, dalla metro al martello pneumatico – si fa protagonista di un discorso narrativo incalzante e al contempo rapsodico, con il pieno orchestrale doppiato dal nastro magnetico.

Anche qui gli equilibri trovati da Cuniot e il TM+ sono incantevolmente affabulanti.

Applausi meritatissimi e prolungati al temine.

Alessandro Cammarano
(1º aprile 2023)

La locandina

Ensemble TM+
Direttore Laurent Cuniot
Soprano Elise Chauvin
Programma:
Elliot Carter
Gra, per clarinetto solo
Steve Reich
Cello Counterpoint, per violoncello amplificato e nastro multicanale
Elliot Carter
A Mirror on Which to Dwell, sei poemi per soprano e orchestra da camera
Steve Reich
City Life

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