Milano: Semyon Bychkov il democratico

Il 3 aprile, ospite della stagione della Filarmonica della Scala, la Filarmonica Ceca guidata dal suo direttore musicale Semyon Bychkov ha portato a Milano la Sesta Sinfonia di Mahler, detta la “Tragica”. Un concerto imperdibile, anche perché sentire Mahler affrontato dall’orchestra di Praga significa immergersi (almeno idealmente) nelle atmosfere boeme che percorrono la musica di un compositore che non a caso si definì “un boemo tra gli austriaci”.

La Filarmonica Ceca, in effetti, è un’orchestra dalla spiccata identità personale, il cui suono richiede anche un po’ di adattamento per l’ascoltatore odierno. Abituati come siamo ad orchestre dalle sonorità sempre più nitide, non è semplice riabituarsi ad un suono meno pulito, con molto attacco degli archi, fiati dal suono aperto e a tratti persino grezzo, anche nelle percussioni, senza però cadere né nel suono delle grandi orchestre russe, ma anzi mantenendosi in equilibrio su una rustica e intensa leggerezza campagnola.

Non che si possa fare qualche particolare appunto tecnico: l’orchestra suona evidentemente benissimo. La compattezza delle sezioni degli archi non lascia mai un suono sfibrato, ogni nota trova il suo appoggio, con arcate interessantissime e un vivo senso per il legato, così come l’intonazione di sezione tra legni è inappuntabile (tranne forse gli interventi a solo del corno inglese), e gli ottoni affrontano con solidità anche le micidiali acciaccature dello Scherzo (qui posto come secondo movimento). Il fatto è che Mahler, suonato così, ritrova tutta una sua dimensione di vastità (anche spaziale), rispetto ad interpretazioni più compatte e, potremmo dire, a fuoco.

Parte del merito è ovviamente anche di Semyon Bychkov, ovviamente. Il direttore russo (naturalizzato statunitense da ormai 40 anni) non sembrava particolarmente interessato ai grandi effetti. Non affinava l’orchestra per spingerla verso il grande climax catartico, che anzi, sembrava volentieri rifuggire per concentrarsi invece su quella che si potrebbe definire una polifonia coabitativa. Le sinfonie di Mahler, lo sappiamo, sono gigantesche foreste, in cui per farsi strada è necessario un certo coraggio. Ci sono direttori che costruiscono le loro sinfonie come educati giardinieri, potando le piante, adagiandole in graziose aiuole o ben curate siepi; altri direttori preferiscono invece dar giù di machete e per favorire l’emergere delle voci selezionate fanno terra bruciata del sottobosco che le circonda; Semyon Bychkov non fa né l’uno né l’altro, ma sembra lasciare totale libertà, appunto, coabitativa, per cui ogni voce, ogni elemento convive con il suo vicino. Ovviamente questa libertà è solo apparente: con celata abilità Bychkov conduce una concertazione di grande coerenza, facendo emergere democraticamente tutti i vari elementi, senza mai sprofondare nel disordine. Un approccio che non è senza pericoli però. Nel suo dar voce ad ogni linea, è forte il rischio di un bozzettismo in cui manca quella tensione consequenziale che conduce ineluttabilmente da un elemento all’altro e tiene insieme tutta la (già scricchiolante) impalcatura. Ma, come scrivevo, questo rischio non sembra turbare più di tanto Bychkov, che pure dimostra chiaramente nell’Andante Moderato che alla catarsi ci sa arrivare benissimo. Tutto il terzo movimento è un costante evocare ed eludere fino al sublime scioglimento, con l’orchestra finalmente libera di fondersi in un unico respiro musicale che vale da solo tutti gli oltre quindici minuti di movimento – se non l’intera ora e venti di Sinfonia.

Un concerto, insomma, di grandissimo interesse, accolto con entusiasmo dal Teatro alla Scala gremito di pubblico, che a più riprese ha chiamato sul palco il direttore, forse sperando in un bis che non è arrivato. D’altronde, dopo l’ultimo colpo che pone fine alla tragedia dell’eroe mahleriano e risolve idealmente questo gigantesco affresco sinfonico, non si poteva certo suonare una delle Danze slave di Dvořák.

Alessandro Tommasi
(3 aprile 2023)

La locandina

Direttore Semyon Bychkov
Filarmonica Ceca
Programma
Gustav Mahler
Sinfonia n. 6 in la minore Tragica

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