Parma: sulla nave di Nabucco i naufraghi siamo noi

Gliel’avevano giurata i loggionisti improbabili custodi del Culto Verdiano incartapecoriti nei loro partiti presi che gli impediscono di godere e soprattutto di comprendere: sono stati sconfitti, travolti dalla valanga di applausi che alla fine anche parte di loro ha riservato non solo al cast superbo ma anche a Stefano Ricci e Giovanni Forte ai quali, insieme ai loro collaboratori, va ascritta una lettura esemplare del Nabucco che completa il quartetto di titoli del Festival Verdi 2019.

I naufraghi, non profughi, salvati dalla nave immaginata da Nicolas Bovey e comandata da Nabucco – la cui immagine, sostituita poi da quella di Abigaille, appare in uno schermo che richiama un po’ Blade Runner – e immediatamente spersonalizzati e ridotti alla subalternità siamo noi, tutti e ciascuno di noi. L’atmosfera è quella surreale e tragica di 2046 di Kar-wai Wong

Il vascello, ferrigno e spigoloso come la fabbrica di Metropolis e glacialmente illuminato da Alessandro Carletti, non è che la proiezione di un mondo attualissimo e nemico, fatto di yes-man e di aguzzini, totalmente dipendente dall’”apparire” e non dall’”essere”; la cultura è negata e combattuta attraverso la distruzione di libri scomodi e l’epurazione di pagine di quelli giudicati meno pericolosi, sempre a giudizio del tiranno.

I naufraghi che non si conformano al potere vengono progressivamente deprivati di qualunque dignità, terminando in panni laceri e grattandosi per la scabbia; a loro resta solo in conforto di Zaccaria che qui è un prete di frontiera.

Abigaille – vestita splendidamente, come tutti gli altri, da Gianluca Sbicca – che non fa un passo se non accompagnata da videoreporter e sempre a favore di telecamera, ricorda nei modi e nei gesti un Donald Trump al femminile che elargisce sorrisi falsi e sguardi gelidi durante una festa di Natale “corporate” tanto grottesca, con l’alberone pacchiano e rigurgitante di pacchi e pacchetti, quanto tragica nella distribuzione di medaglie e regali.

Spettacolo intelligente, caustico e sempre leggibilissimo, con i danzatori che, sulle coreografie graffianti di Marta Bevilacqua, enfatizzano l’azione drammatica; meravigliosi i due intermezzi che vedono nel primo la censura dei libri, le cui pagine scomode vengono asportate e distrutte, mentre nel secondo si assiste all’annegamento della razza umana che soccombe ad un mare rappresentato da un sottile filo blu che è il discrimine tra vita e morte.

Se lo spettacolo convince, il versante musicale avvince grazie ad una compagnia di canto in serata di grazia e a una direzione d’orchestra validissima.

Francesco Ivan Ciampa mantiene i nervi saldi, anche quando il loggione se la prende con lui, e conduce in porto con grande sicurezza un’esecuzione drammaticamente presente, asciutta nel suono e insieme ricca di spunti dinamici che la rendono vivida, assecondato dalla Filarmonica Arturo Toscanini e dall’ Orchestra Giovanile Della Via Emilia. La tensione si scioglie in un Và pensiero, bissato a furor di popolo, reso con incredibile varietà di colori e sfumature dal Coro del Teatro Regio, preparato da Martino Faggiani e ispirato come non mai.

Amartuvshin Enkhbat disegna un Nabucco perfetto negli accenti e nell’approccio drammaturgico, il tutto con mezzi vocali di enorme ricchezza e un’attenzione assoluta alla parola.

L’Abigaille di Saioa Hernández è un’ira di Dio di voce e fraseggio, oltre ad essere scenicamente perfetta e completamente aderente al dettato registico. Acuti fulminanti, gravi timbratissimi e centri torniti, il tutto a delineare un personaggio di lucida spietatezza eppure fragile.

Michele Pertusi è un basso fuoriserie e il suo Zaccaria è un capolavoro assoluto per bellezza di voce e dovizia di intenzioni.

Ottimo l’Ismaele, per una volta tutt’altro che pavido, di Ivan Magrì che canta benissimo come impeccabile risulta Annalisa Stroppa nel dare vita ad una Fenena risoluta e ammaliante nel fraseggiare.

Molto bene fanno Gianluca Breda – imperioso Gran Sacerdote –, Manuel Pierattelli – Abdallo di sostanza – e Elisabetta Zizzo nelle vesti di Anna.

Dell’esito si è detto; il teatro, se ben fatto, vince sempre.

Alessandro Cammarano
(29 settembre 2019)

La locandina

Direttore Francesco Ivan Ciampa
Progetto creativo Ricci/Forte
Regia Stefano Ricci
Scene Nicolas Bovey
Costumi Gianluca Sbicca
Luci Alessandro Carletti
Coreografie Marta Bevilacqua
Personaggi e interpreti:
Nabucco Amartuvshin Enkhbat
Ismaele Ivan Magrì
Zaccaria Michele Pertusi
Abigaille Saioa Hernández
Fenena Annalisa Stroppa
Il Gran Sacerdote di Belo Gianluca Breda
Abdallo Manuel Pierattelli
Anna Elisabetta Zizzo
Filarmonica Arturo Toscanini
Orchestra Giovanile Della Via Emilia
Coro del Teatro Regio di Parma
Maestro del coro Martino Faggiani

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