Ravenna: Anne-Sophie Mutter e i suoi giovani Virtuosi

Sfolgorante di bravura, generosità e bellezza, oltre che per i riflessi dei biondi capelli e di uno degli eleganti abiti senza spalline che ha reso leggendari, Anne-Sophie Mutter con i suoi Mutter’s Virtuosi ha fatto un bellissimo regalo alla città di Ravenna e alla Romagna tutta. In favore della regione che è stata duramente colpita dall’alluvione, e che la violinista tedesca ama da quando la visitava con la sua maestra Aida Stucki sposata a un romagnolo, gli artisti hanno rinunciato al compenso per il concerto che si è tenuto al Pala De André, tramutandolo in una donazione alla Scuola comunale di musica Giuseppe Sarti di Faenza, che ha subito forti danni. Hanno inoltre aperto la serata alla cittadinanza, a partire da coloro che sono stati in prima linea per l’emergenza, permettendo a tutti l’ingresso gratuito in accordo con Ravenna Festival, nel cui cartellone era inserito il concerto.

Mutter è usa ad agire con solidarietà e altruismo. Nel campo della musica, tra le sue iniziative spicca la Freundeskreis der Anne-Sophie Mutter-Stiftung, l’Associazione degli amici di Anne-Sophie Mutter, da lei creata nel 1997 e stabilita in fondazione nel 2008, che si occupa della formazione e del sostegno di giovani dotati musicisti che suonano strumenti ad arco. È con alcuni di questi giovani che la violinista ha creato i Mutter’s Virtuosi, impegnandoli in tournée che li portano a esibirsi in tutto il mondo. Quella di Ravenna è stata l’unica tappa italiana dell’attuale tournée, per la quale è stato scelto un programma composito con musiche di Vivaldi, Bach, Previn e, perla rara, Joseph Bologne: dal Barocco ai nostri tempi, quindi, con la conclusione in stile classico del brano di Bologne, personaggio singolare che fu definito il «Mozart nero».

Il punto più alto della serata è stato l’Andante del Concerto in la minore per violino e orchestra BWV 1041 di Johann Sebastian Bach, di cui Mutter ha illuminato ogni nota con un fraseggio cangiante e ricco di sfumature, articolato con sapienza estrema: una capacità che, unita alla sua precisione infallibile e alla qualità altissima del suono (complice il suo prediletto Stradivari Lord Dunn-Raven del 1710), ha dominato tutto il concerto, che è stato anche una vetrina per le capacità di prim’ordine dei giovani strumentisti.

È chiaro che alle orecchie di chiunque sia abituato ad ascoltare la musica barocca suonata da orchestre storicamente informate risulti un po’ anomala l’esecuzione dei Virtuosi; ma almeno in parte la corrente filologica est passée par là, e il misurato impiego del vibrato, la ricerca di certe modalità di attacco del suono e lo studio delle dinamiche rivelano nell’esecuzione e nella direzione di Mutter un’attenzione non superficiale. D’altronde, in questo campo ogni scelta è legittima, a patto che il risultato ne conforti la validità.

Grande vitalità, tempi serrati, fusione ed evidente gioiosa partecipazione degli interpreti hanno caratterizzato tutto il programma, a partire dal vivaldiano Concerto in fa maggiore per tre violini, archi e basso continuo RV 551, con Elias David Moncado e Mohamed Hiber ad affiancare efficacemente Anne-Sophie Mutter nel trio di solisti; lo stesso nel Concerto brandeburghese n. 3, dove l’esperto clavicembalista Knut Johannessen ha risolto con una breve cadenza l’interrogativo dell’Adagio centrale, scritto da Bach in due soli accordi.

Incastonato tra i brani barocchi stava il Nonet di Andre Previn in prima italiana. Il pianista e compositore statunitense di origine tedesca, che dal 2002 al 2006 è stato il marito di Anne-Sophie Mutter e con lei è rimasto comunque in fecondo rapporto fino a quando è scomparso nel 2019, scrisse nel 2014 il brano per doppio quartetto d’archi e contrabbasso su invito della violinista, per i giovani della Fondazione. Il carattere della composizione, divisa in tre movimenti, dimostra che Previn (all’attivo quattro premi Oscar per le sue colonne sonore) non era puntiglioso quanto Ennio Morricone nel porre uno sbarramento tra le due parti della sua produzione, tra musica assoluta e musica applicata. Nonet, infatti, è un lavoro complesso e movimentato che dimostra la raffinatezza e la maestria del musicista e, allo stesso tempo, incorpora vocaboli di diversi linguaggi in modo molto comunicativo.

Con una parte solistica di notevole virtuosismo, scritta per mettere in mostra le proprie capacità esecutive, e con una solida, inventiva e da certi punti di vista precorritrice costruzione d’insieme, Joseph Bologne ha consegnato all’uditorio, con il Concerto in la maggiore per violino e orchestra op. 5 n. 2 che risale agli anni intorno al 1770, una pagina di grande interesse. Ben inserita nello spirito del tempo, la composizione dello Chevalier de Saint-Georges, gentiluomo di nobile padre francese e madre schiava senegalese, molto reputato ai suoi tempi e poi caduto in un oblio a cui si sta ponendo rimedio ai nostri tempi, si è avvalsa anch’essa di un’interpretazione di grande brillantezza.

Salutati da calorosissimi e riconoscenti applausi da parte del pubblico numeroso, Mutter e i suoi tredici giovani musicisti hanno concesso due bis, il Presto finale (la tempesta) dell’Estate di Vivaldi e un brano di John Williams dalla colonna sonora del film Schindler’s List, rinnovando l’entusiasmo degli spettatori.

Patrizia Luppi
(22 giugno 2023)

La locandina

Violino e direzione Anne-Sophie Mutter
Violino Elias David Moncado, Mohamed Hiber
Mutter’s Virtuosi
Programma:
Antonio Vivaldi
Concerto in fa maggiore per tre violini, archi e basso continuo RV 551
Johann Sebastian Bach
Concerto in la minore per violino e orchestra BWV 1041
Concerto brandeburghese n. 3 in sol maggiore BWV 1048
André Previn
Nonet
Joseph Bologne
Concerto in la maggiore per violino e orchestra op. 5 n. 2

0 0 voti
Vota l'articolo
Iscriviti
Notificami

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti