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Noi che abbiamo avuto il privilegio di assistere ad una delle quattro rappresentazioni di questa prima assoluta al Teatro Real, ci siamo lasciati avvolgere da questo imponente spettacolo.

Le performance degli artisti mancano di spettacolarità, perché non esiste una base da cui partire, che permetta loro davvero di brillare.

Nella proposta del suo regista David Pountney, il torrente di shock che l’azione drammatica sprigiona ha un supporto magnificamente preciso nella qualità delle voci.

Forza, eccentricità, avanguardia e soprattutto coerenza è ciò che Pierrot Lunaire di Xavier Sabata porta sul palco del Teatro de la Abadía

La prima assoluta è una produzione del Teatro Real e Naves del Español. L’opera in tre atti è diretta da Jordi Francés e la regia è di Bárbara Lluch.

Tutto inizia con un silenzio drammatico in cui si susseguono azioni che servono a introdurre i personaggi chiave, facendo riflettere i loro compiti principali non per togliergli peso ma affinché lo spettatore venga in qualche modo coinvolto anche dalla loro macabra essenza.

La luce è l’asse principale del protagonista in ogni momento. La scusa che il sole nasce o sorge in scena è il preambolo perché la luce domini tutto.

Nostalgia, burlesque, poesia e soprattutto passione si uniscono per scatenare una storia di inganni, bugie e verità in cui c’è un solo vincitore e cioè la musica.

La Stagione 2023-2024 si presenta con 9 nuove produzioni del Teatro Real, 13 nuovi titoli nel suo repertorio lirico e 2 anteprime di opere spagnole.

La parola semplicità non ha fondamento nello spettacolo operistico. L’opera è di per sé gigantesca, magnanima, e se ti viene in mente di dire che è sovraccarica, lo dici non perché c’è qualcosa in più ma perché non le manca nulla

L’estremo, l’esagerato, ciò che non ha limiti ha indubbiamente un odore ed è quello della perfezione e quell’odore può essere percepito solo in un solo modo e attraverso un solo organo umano.

Tutto ciò che ha il sigillo del Barocco non ha limiti. Nella sua grandezza e nella sua eloquenza sta la sua essenza e la sua verità, proprio come Achille perseguiva la sua.

E il secondo elemento più importante di questa Arabella pensata da Christof Loy e David Afkham, riiapettivamente regista e direttore, sono senza dubbio le voci.