Trento e Bolzano: Curon e Gaia, due aspetti della Distruzione

Un Leitmotiv che emerge con grande chiarezza lega i due lavori che si sono aggiudicati la virttoria dell’edizione 2018 di Oper.a.20.21 Fringe, promossa dalla Fondazione Haydn di Bolzano e Trento: la distruzione dell’ambiente inteso non solo come violenza alla Natura, ma anche e soprattutto della Terra intesa come complesso di legami umani e di storie di vita.

L’ambiente siamo noi, è il consesso umano che con le proprie scelte ne decide, nel cambiamento, la vita e la morte.
Curon e Gaia, rappresentate l’una a Trento e l’altra a Bolzano, aprono squarci sulla realtà attuale, ripercorrendo un cammino a ritroso nel tempo che porta inevitabilmente all’analisi del presente, offrendo al contempo una chiave di risoluzione del futuro attraverso forme teatrali che, smarcandosi da qualsiasi convenzione, costituiscono due forme diverse e complementari di teatro in musica. Non tutto funziona e tuttavia entrambi i lavori presentano elementi di indubbio interesse e lasciano allo spettatore, nella loro struttura del tutto aperta, la possibilità di leggere il messaggio a partire da piani percettivi differenti e tutti legittimi ed accettabili.

Nel progetto del trentino Filippo Andreatta, che definisce se stesso semplicemente “artista”, ideato con Paola Villani, scenografa, il protagonista è il campanile di Curon, il villaggio sommerso negli anni Cinquanta del secolo scorso per creare un bacino idroelettrico e la cui sommità emerge dall’acqua come un dito puntato verso il cielo. La storia di Curon/Graun è raccontata per parole ed immagini, belle, realizzate da Armin Ferrari e proiettate su uno schermo, forse un po’ troppo “domestico” nelle dimensioni, a rievocare il cambiamento attraverso una distruzione che sradica case e affetti, mutando la storia degli uomini e dell’ambiente. L’esperienza emozionale, ci sembra questa la definizione che meglio si attaglia al progetto di Andreatta trova il suo completamento in un epilogo nel quale il campanile, protagonista unico ed ecumenico, appare sulla scena, illuminata benissimo da William Trentini, in tutta la sua consistenza materica, vincitore sull’acqua che lo aveva sommerso nella prima scena e voce muta del cambiamento.
L’unione delle immagini con tre versioni di Fratres di Arvo Pärt (quartetto d’archi, violino archi e percussioni e archi e percussioni) scelte fra le diciotto scritte dal compositore estone nel corso di quasi vent’anni e che l’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento esegue con limpida nitidezza sotto la guida rigorosa e insieme trasognata del primo violino Stefano Ferrario, risulta pressoché perfetta a definire la liturgicità della rappresentazione.

Il finale, con la materializzazione nebbiosa della torre campanaria avviene sulle note del Cantus in memory of Benjamin Britten, sempre di Pärt, con la campana insistente che diviene la voce ultima e più alta di Curon e delle sue anime.

Del tutto diversa l’atmosfera di Gaia, che già nel nome rivela tutta la sua terragna concretezza e vede una viaggiatrice dello spazio, approdare per caso sulla Terra, distrutta da chissà quale catastrofe provocata dall’uomo e popolata da esseri carbonizzati che somigliano ai calchi di Pompei e Ercolano. Un modo buio, claustrofobico, vinto ma non sconfitto e ancora in grado di trovare in se stesso un estremo slancio vitale, illuminato da proiezioni volutamente convulse e frammentarie, ideate da Federico Campana e proiettate su nuvole di fumo.

Il giovane compositore altoatesino Hannes Kerschbaumer, che cura anche la regia insieme a Gina Mattiello, affida il canto all’orchestra nella sua totalità lasciando la parola alla voce dell’astronauta Gina Mattiello, autrice del libretto e l’azione scenica al danzatore Hygin Delimat, scultura vivente fra quelle drammaticissime di Aron Demetz che trovano bella integrazione con la scena scabramente espressionista di Natascha Maraval, autrice anche dei costumi.

La musica nel complesso funziona, pur in una certa qual convenzionalità che non sembra voler rinunciare a stilemi storicizzati, oscillando fra soffi di fiati, tapping e poca elettronica, per altro realizzata con maestria da Federico Campana, autore anche della regia video.

Il libretto della Mattiello, protagonista incisiva nell’unico ruolo recitato, pecca di ripetitività dopo l’iniziale racconto della distruzione di Pompei e Ercolano, sfociando nel ricercare ed elencare compulsivamente la tavola degli elementi indicandone la composizione. Certo trattare un tema non nuovo e visto nel cinema di fantascienza in capolavori come 2001 odissea nello spazio passando per Star Trek e fino a Wall-E non è semplice, ma qualcosa di più si poteva fare. Interessante il finale aperto, con la musica sospesa, la scatola misteriosa, trovata dalla viaggiatrice siderale all’inizio dell’opera, che si illumina e un rampicante verde che si allunga sulle rovine incenerite mentre una chiazza d’erba appare sul terreno annerito. Speranza di rinascita? Forse. Monito? Più probabile.

Il giovane Leonhard Garms dirige con mano sicurissima l’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, ponendo in risalto la ricca componente ritmica della partitura senza tuttavia mai tralasciare il necessario slancio narrativo in essa egualmente contenuto.

Successo cordiale per entrambe le produzioni.

Alessandro Cammarano

(Trento, 23 febbraio 2018 – Bolzano, 24 febbraio 2018)

La locandina

Curon/Graun
Prima assoluta Progetto vincitore OPER.A 20.21Fringe
Musiche Arvo Pärt
Fratres per quartetto d’archi
Fratres per archi e percussioni
Fratres per violino, archi e percussioni
Cantus in memory of Benjamin Britten
Ideazione Filippo Andreatta, Paola Villani
Direttore Stefano Ferrario
Regia Filippo Andreatta
Scene Bühne Paola Villani
Luci William Trentini
Video Armin Ferrari
Regia del suono Federico Campana
Gaia
Prima assoluta Progetto vincitore OPER.A 20.21 Fringe
Musica Hannes Kerschbaumer
Libretto  Gina Mattiello
Direttore Leonhard Garms
Regia Hannes Kerschbaumer, Gina Mattiello
Scene e costumi Natascha Maraval
Sculture Aron Demetz
Coreografia e danza Hygin Delimat
Regia del suono e video Federico Campana
Performer Gina Mattiello
Orchestra Haydn di Bolzano e Trento

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