Trieste: un Principe Igor di solida tradizione

Dopo ben trentasei anni di assenza, la Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi riporta a Trieste Il principe Igor, l’unica opera lirica di Aleksandr Porfir’evič Borodin. Il compositore scrisse anche il libretto attingendo al Canto della schiera di Igor, poema epico fondante per la cultura russa che narra la fallita campagna del principe Igor’ Svjatoslavič di Novgorod-Severskij nell’antica Rus’ di Kiev contro gli invasori Cumani/Poloviciani nel 1185.

L’opera, articolata in un prologo e quattro atti, rimase incompiuta alla morte repentina del compositore avvenuta nel 1887, dopo una lunga gestazione durata ben diciassette anni.

Fu radicalmente rivista, completata degli atti mancanti e strumentata da Nikolaj Rimskij-Korsakov e Aleksandr Glazunov che si spartirono il lavoro per portarla a termine, riempire e terminare le parti non finite, dare all’opera una forma compiuta e terminare l’orchestrazione nei punti mancanti. La prima rappresentazione ebbe luogo al teatro Mariinskij di San Pietroburgo il 4 novembre 1890.

Nonostante i loro sforzi, però, l’opera rimase episodica e statica anche perché il compositore non completò il libretto prima di intraprendere la composizione, ma lo scrisse man mano assieme alla musica, perdendo così di vista il filo narrativo dell’opera. Il Principe Igor contiene episodi qualitativamente molto alti, con musiche molto belle anche se non tutte uscite dalla penna di Borodin, ma manca una struttura che li integri fra loro in una drammaturgia fluida e fluente.

Inoltre alcuni brani scritti da Borodin non trovarono posto nella versione finale dell’opera, ma dovettero essere sacrificati per dare al lavoro un aspetto per quanto possibile coeso.

L’edizione che si esegue a Trieste proviene da Odessa ed esclude il terzo atto. Lo spettacolo – d’impianto molto tradizionale – è articolato quindi in due parti, raggruppando il prologo con il primo atto e il secondo con il quarto.

Va da sé che Il Principe Igor è un’opera altamente coreografica, che raggiunge il massimo della spettacolarità alla fine del secondo atto, quando è il momento del suo brano più noto, riproposto spesso, senza gli interventi corali, anche in concerto: le Danze polovesiane che alla rappresentazione cui abbiamo assistito sono state bissate.

Detto questo l’operazione si è rivelata meritoria non tanto per la bontà dell’esecuzione cui hanno partecipato l’Orchestra e il Coro stabili della Fondazione, quest’ultimo preparato da Francesca Tosi, insieme ai solisti, al Coro e al Corpo di Ballo del teatro ucraino diretti senza troppi voli da Igor Chernetski, quanto per aver riportato in un teatro da sempre molto attivo nel recupero del grande patrimonio musicale dell’Est europeo uno dei suoi titoli più rappresentativi.

La locandina contemplava anche i nomi del Direttore del Balletto Yury Vasyuchenko, la regia firmata da Stanislav Gaudasinsky e ripresa da Pavlo Koshka, le scene da Tatiana Astafieva, le luci da Vyacheslav Usherenko.

Uno spettacolo molto impegnativo ma a suo modo coinvolgente che il folto pubblico della recita cui abbiamo assistito ha gradito molto.

Rino Alessi
(16 febbraio 2019)

La locandina

Direttore Igor Chernetski
Regia Stanislav Gaudasinsky
Scene Tatiana Astafieva
Luci Vyacheslav Usherenko
Direttore del Balletto Yury Vasyuchenko
Personaggi e interpreti:
Igor Sviatoslavich Viktor Mityushkin
Jaroslavna Anna Litvinova
Vladimir Igorevich Vladislav Goray
Vladimir Jaroslavich Dmitry Pavlyuk
Kontchak Viktor Shevchenko
Konchakovna Kateryna Tsymbalyuk
Ovlur Viktor Muzychko
Skulà Yuri Dudar
Eroska Alexander Prokopovich
La nutrice di Jaroslavna Irina Kamenetskaya
Una fanciulla polovese Alina Vorokh
Orchestra e Coro della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste con la partecipazione del Coro e del Corpo di ballo dell’Odessa National Academic Theater of Opera and Ballet 
Maestro del Coro Francesca Tosi

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