Vicenza: il violoncello si addice alla OTO

Il violoncello resta al centro dell’attenzione nei programmi dell’Orchestra del Teatro Olimpico. Dopo Nicolas Altstaedt, che insieme alla formazione giovanile basata a Vicenza aveva affrontato il Concerto op. 107 di Šostakovič, (https://www.lesalonmusical.it/vicenza-sostakovic-medita-su-beethoven/) lunedì è stata la volta di Enrico Dindo, che ha puntato anch’egli a Est la sua attenzione – almeno nell’ambito solistico – scegliendo però due pagine ottocentesche a loro modo rivelatorie, fra sensibilità popolare e raffinato gusto “rétro”.

In apertura c’è stato spazio per una composizione niente affatto frequente nei programmi come il Rondò per violoncello e orchestra op. 94 di Dvořák: un lavoro di elegante ragione formale e di espressività brillante ma non troppo, con una chiarezza tematica legata al patrimonio folclorico al quale il compositore boemo era da sempre attento. Subito dopo, ecco un “greatest hit” per tutti i solisti dell’arco grave come le Variazioni su un tema rococò per violoncello e orchestra op. 33 di Čajkovskij. La scelta stilistica, da parte di un musicista attivo nel secondo Ottocento, è solo apparentemente inattuale: questa composizione è infatti specialmente un brillantissimo “contenitore” di ogni tipo di virtuosismo violoncellistico, una sorta di vetrina per il carattere “belcantistico” di questo affascinante strumento, fra agilità vertiginose ed effusioni cantabili che privilegiano la seduzione espressiva delle zone centrali e gravi della tessitura.

Per completare il quadro, Enrico Dindo ha proposto come bis un’altra partitura del compositore russo, la trascrizione del movimento lento del suo Quartetto per archi op. 11, che definisce ulteriormente la poesia del canto struggente e legatissimo di cui è capace il violoncello in dialogo con i soli archi dell’orchestra.

Con il suo Rogeri del 1717, Enrico Dindo ha dato prova di come nella sua arcata la sensibilità musicale e l’acuminata precisione tecnica confluiscano con fluidità nel fatto interpretativo, che appare stilisticamente impeccabile quanto affascinante dal punto di vista delle sfumature di colore, delle gamme dinamiche, del carattere espressivo del fraseggio. Così, Dvořák è stato reso con un’immediatezza spontanea che ricordava l’origine popolare dell’invenzione ma la nobilitava con l’eleganza tipica di questo autore, mentre Čaikovskij si è valso della coinvolgente vivacità virtuosistica del violoncellista torinese, che nei passaggi più meditabondi ha saputo delineare con dolcezza un canto di forte connotazione sentimentale.  Linea espressiva sottolineata ulteriormente nel bis, del resto un movimento definito “Adagio cantabile”.

Il concerto inserito nella stagione sinfonica dell’Orchestra del Teatro Olimpico si è concluso nel nome di Beethoven, sempre all’attenzione della programmazione firmata dal direttore musicale Alexander Lonquich. In questo caso, dopo che Altstaedt aveva diretto l’Eroica e lo stesso pianista l’Ottava, è toccato alla Seconda Sinfonia. Dal podio Enrico Dindo ne ha proposto una lettura niente affatto incline a mettere in evidenza presunti “debiti” haydniani nella scrittura del trentenne musicista tedesco, ma a sottolineare piuttosto quanto di originale serpeggia in questa partitura, nella quale oltre le consuetudini stilistiche e formali (ma già il termine “Minuetto” è scomparso per lasciare posto a “Scherzo”) Beethoven affida al tessuto strumentale e al fervido rapporto fra le parti una innovativa logica espressiva.

E dunque, tempi trascinanti nel primo e nell’ultimo movimento, con una appropriata sottolineatura della dialettica che nel primo di essi si genera grazie al contrasto con l’introduzione lenta; ricchezza di sfumature nelle dinamiche e nel fraseggio nel fascinoso Larghetto, con la sua ricchezza timbrica nella quale i fiati sono sempre assoluti.

A riprova del sempre efficace lavoro di preparazione dei settori e nell’insieme, la OTO si è proposta con una nitidezza trascinante, agilissima e precisa negli archi in ogni zona della tessitura, pienamente convincente nei fiati, che hanno dimostrato come sempre di essere capaci di proporsi con accattivante colore e rigogliosa musicalità, fatto salvo che l’acustica insidiosa del Teatro Comunale di Vicenza ha reso un po’ troppo “presenti”, rispetto all’insieme, le due trombe.

Pubblico discretamente folto, accoglienze di vivissima approvazione.

Cesare Galla
(6 marzo 2023)

La locandina

Direttore e Violoncello Enrico Dindo
Orchestra del Teatro Olimpico
Programma:
Antonín Dvořák
Rondo in Sol minore per violoncello e orchestra Op. 94
Pëtr Il’ič Čajkovskij
Variazioni su un tema rococò per violoncello e orchestra Op. 33
Ludwig van Beethoven
Sinfonia n. 2 in re maggiore Op. 36

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