Milano: il Beethoven sinuoso e avvolgente di Levit e Gardner

“The Pianist of the Resistance”, così lo definisce The New York Times. Igor Levit, pianista russo-tedesco dal grande carisma, è considerato oggi uno dei maggiori interpreti del panorama internazionale.

Ospite lo scorso 11 marzo del cartellone della Filarmonica della Scala per il suo debutto al Piermarini accompagnato dalla compagine orchestrale scaligera guidata dal direttore inglese Edward Gardner. La serata si è aperta con Žárlivost di Leoš Janáček, ouverture dall’opera Jenufa, composta nel 1895 la cui prima esecuzione risale al 1906, a Praga con l’Orchestra Filarmonica Ceca.

Ma è sull’esecuzione del Concerto per pianoforte e orchestra n. 4 in sol maggiore op. 58 di Ludwig van Beethoven di Igor Levit che si raggiunge l’apice del pathos. La lettura del capolavoro beethoveniano rivela un Levit in stato di grazia. L’espressività la fa da padrona.

I suoni sgranati, l’eleganza del fraseggio, il tocco morbido, la precisione estrema e una rilevante varietà di sfumature e gradazioni dinamiche ammaliano l’uditorio. Tra impegnativi virtuosismi, scale cromatiche, arpeggi, trilli, doppie note e terzine in gran quantità, gli ottantotto tasti regalano sotto le sue dita un flusso sinuoso e avvolgente. L’insieme è curato nel dettaglio, ricercato l’amalgama timbrico.

La comunione di intenti tra Gardner e Levit emerge nell’incessante e serrato dialogo tra solista e orchestra. Levit si conferma uno dei maggiori interpreti beethoveniani del panorama odierno. La sua “personale visione” di queste preziose pagine rivela un approccio “umano”, come lui stesso lo definisce. Umano, poiché mira a restituire fedelmente una musica capace, fuori dal tempo e dallo spazio, di “dire molto di noi”. Specchio della complessa personalità di un genio quanto mai attuale che l’arte dei suoni rivela “esser stato ogni cosa che noi siamo”.

La serata si è chiusa sulle note della Sinfonia n. 7 in re minore op. 70 di Antonín Dvořák. Giudicata emozionalmente turbolenta e considerata la composizione più romantica che il compositore boemo scrisse, di cui emerge il carattere folklorico – proprio di un vero culto del canto popolare – unito a momenti di grande energia e tensione drammatica.  Di queste pagine che, nell’esecuzione londinese da egli stesso diretta nel 1885 procurarono al compositore successo immediato, cattura la ricchezza di colori di una tavolozza fatta di contrasti: di temi gioiosi e danzanti che improvvisamente lasciano spazio ad attimi di profondo lirismo.

Applausi scroscianti e pubblico visibilmente soddisfatto.

Luisa Sclocchis
(11 marzo 2019)

La locandina

Filarmonica della Scala
Direttore Edward Gardner
Pianoforte Igor Levit
Programma
Leóš Janáček Žárlivost (Gelosia), preludio sinfonico all’opera Jenůfa
Ludwig van Beethoven Concerto per pianoforte e Orchestra n. 4 in sol magg. op. 58
Antonín Dvořák Sinfonia n. 7 in re min. op. 7

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