Salonen e la Philharmonia Orchestra, emozione pura al Settembre dell’Accademia

Ci sono occasioni nelle quali solo il silenzio può esprimere con pienezza l’oceano di emozioni che si susseguono al concludersi di un’esperienza sconvolgente ed insieme appagante. Non un silenzio vuoto, fine a se stesso, ma al contrario un silenzio denso e ricco.

Ecco, il concerto della Philharmonia Orchestra, con Esa-Pekka Salonen sul podio, inviterebbe al non parlare per l’oggettiva impossibilità di trovare parole adatte a descriverne l’incomparabile meraviglia; tuttavia il cronista deve in qualche modo rendere conto di ciò che ha ascoltato, pur rendendosi conto che gran parte di ciò che dirà risulterà insufficiente, se non inadeguato.

Emozione pura, palpabile, atmosfera sospesa, una ritrosia ad applaudire quasi l’applauso costituisse un elemento di disturbo alla perfezione di esecuzioni che riecheggeranno a lungo in noi, come il “pensiero felice” che permette a Peter Pan di volare.

La Philarmonia Orchestra, che in altra occasione avevamo paragonato ad una splendida anziana nobildonna, austera solo all’apparenza e invece capace di incredibili dolcezze oltre che animata da guizzi di inattesa ironia, si conferma in tutta la sua magnificenza. La morbidezza degli archi (cosa non sono le viole!), la sapidità dei legni, la tornita rotondità degli ottoni concorrono a creare un suono trasparente eppure concreto; al tutto si aggiunge una capacità di suonare pianissimo senza tuttavia perdere di sonorità e una pulizia negli attacchi che lascia sbalorditi. L’Orchestra si nutre del gesto del suo direttore, ne assimila ogni sfumatura e la rende all’ascolto con nitore apollineo. Meraviglia.

Programma denso quello proposto da Salonen e dalla sua Philharmonia Orchestra ieri sera nell’ambito del Settembre dell’Accademia Filarmonica di Verona, con una prima parte interamente dedicata a Jean Sibelius.
Ne “La mort de Mélisande”, da Pelléas et Melisande op. 46. Salonen trova uno sviluppo melodico di morbida rapsodicità poggiato su un andamento ritmico straniante, quasi a voler accompagnare Mélisande verso la morte accarezzando i suoi lunghi capelli in un estremo gesto d’affetto. L’Orchestra trova una gamma di sfumature emotivamente coinvolgenti ed al contempo animate da una lucida consapevolezza.

Sibelius diceva di sé “io sono un giardiniere, non un meccanico”, a sottolineare quanto l’elemento emozionale fosse il fondamento della sua musica; la Sinfonia n.6 in re minore Op. 104 ne è piena dimostrazione. Enigmatica, fatta di atmosfere sospese, di non detti, la Sesta pone interrogativi ai quali non c’è risposta, o meglio, cui la risposta è negata. Salonen ne dà una lettura metafisica, fatta di leggere pennellate timbriche che vanno per accenni fino a scavare in profondità nella vera natura della pagina. L’Allegro molto conclusivo esplode liberatorio, forse: le domande restano, la risposta è in noi.

Non si fa in tempo a riprendersi da tanta bellezza che arriva un’Eroica di Beethoven come mai avevamo sentito. Salonen e la Philharmonia ricamano la musica su una tela di ragno, fragile e pur resistentissima, trasparente e solida. Il dettato beethoveniano giunge leggero e perentorio su dinamiche incalzanti che danno vita a ritmiche di straordinaria vivacità fin dall’Allegro con brio iniziale; i tempi sono serrati ma privi di qualsiasi convulsività. Non una nota va perduta, non una frase resta senza significato in una continua esplosione di colori. La Marcia funebre perde ogni retorica per assurgere a livelli assoluti, il tutto in una luminosità di suono abbagliante. Lo Scherzo ed il Finale risultano solidamente eterei (passateci l’ossimoro) nel loro continuo variare di accenti.

Successo travolgente (non avrebbe potuto essere altrimenti) e un bis che da solo sarebbe valso un concerto: della Valse Triste op.44 n.1 di Sibelius il direttore finlandese percorre ogni meandro, non trascura nessuno scarto di metronomo in un flusso della melodia fatto di slanci e di ritrosie trattenute, mettendo in luce tutta la complessità del pezzo. Uscire da teatro commossi non è cosa da poco.

Alessandro Cammarano

(Verona, 20 settembre 2017)

La locandina

Programma
Jean Sibelius
La mort de Mélisande, da Pelléas et Mélisande Op. 46
Sinfonia n.6 in re minore Op.104
Ludwig van Beethoven
Sinfonia n.3 in mi bemolle maggiore Op.55 “Eroica”
Jean Sibelius
Valse Triste Op. 44 n.1

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