Il segreto di Susanna e Gianni Schicchi: abbinamento ardito e fortunato al Teatro Nuovo Giovanni da Udine

Tra la Fondazione Teatro lirico Giuseppe Verdi di Trieste e il Teatro Nuovo Giovanni da Udine non sempre i rapporti sono stati idilliaci. La stagione in corso, però, segna una svolta e da Trieste sono arrivati o arriveranno nel capoluogo friulano i tre appuntamenti con la grande lirica che il Giovanni da Udine ospita nell’ambito della sua attraente stagione di musica e danza 2017/2018. E’ la ventunesima dell’istituzione, ne è responsabile Marco Feruglio che l’ha annunciata come un gran tour d’Europa, da Nord a Sud, da Est a Ovest per assaporare quanto di meglio offre il nostro continente nel panorama sinfonico e artistico.

Il cartellone spende nomi di richiamo come la mitica Orchestra del Teatro Marinskij di Pietroburgo, per la prima volta a Udine, o la Royal Stockholm Philarmonic solo per citare due dei complessi sinfonici in programma, e fra i solisti Viktoria Mullova e il suo violino e, in rappresentanza dei pianisti, l’affascinante Khatia Buniatshishvili o il rodatissimo Alexander Lonquich atteso in Liszt con l’Orchestre des Champs-Elysées diretta da Philippe Herreweghe.

Due gli appuntamenti con la danza in arrivo dalla Francia e dal Teatro dell’Opera di Sofia e, per la lirica, dopo l’Evgenij Onegin di Ciaijkovskij, il Teatro Verdi rappresenterà al Giovanni da Udine nell’allestimento del Festival di Spoleto Così fan tutte, terzo titolo della trilogia Mozart-Da Ponte.

Il tempo di Carnevale è stato invece l’occasione per programmare, sempre con i complessi della Fondazione lirica regionale, due opere di argomento brioso: Il Segreto di Susanna di Ermanno Wolf Ferrari in prima per Udine e, a seguire, Gianni Schicchi ossia il capitolo comico del celebre Trittico che Giacomo Puccini tenne a battesimo nel 1918 al Metropolitan di New York.

L’abbinamento è fortunato e ardito al tempo stesso: fortunato perché entrambi i lavori sono in un atto e umoristici se non comici – nel caso di Schicchi potremmo ben parlare di umor nero -, ardito perché mette a confronto ravvicinato il classicismo garbato e sempre rivolto al passato dell’inattuale Wolf Ferrari con un Puccini al suo meglio e sempre assetato del nuovo in musica. Qui poi mette a servizio di una pièce desunta da un episodio dell’Inferno dantesco un’orchestra scatenata e al tempo stesso trasparente. Insomma, con tutto il rispetto per l’apollinea venezianità del primo, il confronto ravvicinato non può che veder pendere l’ago della bilancia verso il capolavoro comico del maestro di Lucca.

Puccini, oltretutto, teneva molto alla rappresentazione integrale del suo Trittico di atti unici che voleva fossero eseguiti sempre assieme e nell’ordine stabilito in una sorta di viaggio a ritroso nel tempo, dall’ambiente proletario della contemporaneità (del debutto, 1918, beninteso) de Il Tabarro, alla tragedia conventuale e seicentesca di Suor Angelica e, in chiusura, il Dugento toscano del buon padre Dante per la sarcastica commedia testamentaria di Gianni Schicchi.

Detto questo, le due operine si ascoltano sempre molto volentieri e sono diventate un po’ il prodotto d’esportazione in regione del marchio Teatro Verdi di Trieste che le sta rappresentando da qualche tempo su vari palcoscenici del Friuli e dell’Isontino. Mancava quello di Udine, e l’occasione è stata colta riformulando e italianizzando i cast, in origine prevalentemente orientali, e mantenendo gli allestimenti firmati da Daniele Guerra per la regia e da Angelo Canu per scene e costumi in Wolf Ferrari, mentre dalla Katayushu City Opera, sponsor del Teatro Verdi, arriva quello pucciniano che il regista Carlo Antonio De Lucia aveva abbinato sul palcoscenico triestino alla Cavalleria rusticana di Mascagni.

Al Teatro Nuovo Giovanni da Udine gli spettacoli, essenziali e tutto sommato garbati, hanno funzionato nel complesso bene e le compagnie si sono difese. Vincenzo Nizzardo in Wolf Ferrari trova nel geloso Conte Gil il personaggio che fa per lui, e può dare sfogo alla sua vocalità di baritono lirico e al suo temperamento di attore brillante. Francesca Micarelli è in Wolf Ferrari la capricciosa Contessa Susanna con il vizietto del fumo e, poi la Lauretta dello Schicchi che intona le celebri strofe di “Oh, mio babbino caro.”. Che dire? L’attrice è aggraziata, ma il timbro è troppo aspro per due personaggi cha trovano nel lirismo e nelle mezze tinte la loro cifra espressiva.

In Gianni Schicchi il protagonista Stefano Meo, forte della sua imponente presenza scenica e della sua voce scura e potente, s’imponeva come personaggio a tutto tondo e dalla comunicativa immediata. Uno Schicchi autorevole. Il gruppo degli avidi Donati che dalle lacrime per la perdita del parente ricco passano a disputarne l’eredità era capitanato dalla Zita fin troppo giovane di Giovanna Lanza che con Viktoria Kohlod, Nella, e Margherita Pugliese, una stralunata Ciesca, formava l’affiatato terzetto di donne. Martin Susnic, in Rinuccio, intonava in modo eccellente l’inno a Firenze e alla gente nova, lasciando al Betto di Signa di Giuseppe Esposito i momenti di pura comicità, condivisi con Nicola Vocaturo (Gherardo), Fulvio Valenti (Simone), Marco Innamorati (Marco) e con il piccolo Riccardo Masseni.

Completavano decorosamente la locandina Roberto Gentili nella macchietta del medico bolognese, l’esotico notaro di Fumiyuki Kato (in Wolf Ferrari il servo muto Sante) e Giovanni Palumbo.

A capo dell’Orchestra Stabile del Teatro Verdi di Trieste era il maestro giapponese Takayaku Yamasaki che si fregia di un’approfondita formazione italiana nell’opera lirica: da quello che abbiamo avuto modo di sentire a Udine, non ce ne siamo troppo accorti. Tant’è.

Al termine della rappresentazione pomeridiana cui abbiamo assistito il pubblico è stato generoso di applausi per tutti gli artefici della serata.

 

Rino Alessi

(11 febbraio 2018)

La locandina

IL SEGRETO DI SUSANNA
Il Conte Gil Vincenzo Nizzardo
La Contessa Susanna Francesca Micarelli
Sante Fumiyuki Kato
Regia Daniele Guerra ripresa da Carlo Antonio De Lucia
Scene e costumi Angelo Canu
GIANNI SCHICCHI
Gianni Schicchi Stefano Meo
Lauretta Francesca Micarelli
Zita detta La Vecchia Giovanna Lanza
Rinuccio Martin Susnic
Gherardo Nicola Vocaturo
Nella Viktoria Kholod
Gherardino Riccardo Masseni
Betto di Signa Giuseppe Esposito
Simone Fulvio Valenti
Marco Marco Innamorati
La Ciesca Margherita Pugliese
Maestro Spinelloccio Roberto Gentili
Ser Amantio di Nicolao Fumiyuki Kato
Pinellino Giovanni Palumbo
Guccio Roberto Gentili
Regia Carlo Antonio De Lucia
Maestro concertatore e direttore Takayuki Yamasaki
Orchestra e Tecnici della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste

0 0 voti
Vota l'articolo
Iscriviti
Notificami

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti