Londra: il nervo scoperto di Noseda e Jansen

Giovedì 26 gennaio, il Barbican Centre ha accolto la sua orchestra in residenza per un concerto a sala piena. Sul palco, Gianandrea Noseda dirigeva la London Symphony Orchestra, dividendo la scena con Janine Jansen, in un programma che dopo l’ouverture Coriolano di Beethoven si gettava sul Concerto per violino di Sibelius per concludere infine con la Sesta Sinfonia di Prokof’ev.

Se Sibelius e Prokof’ev possono giustificare il titolo del concerto (“Tales of the North”, ossia “racconti del nord”), nel programma stonava un po’ Coriolano, per stile e per tema. D’altronde, l’ouverture di Beethoven tratta dalle musiche di scena per la tragedia di Collin ripercorre la vicenda del condottiero romano, esiliato politico che si rivolta contro il suo popolo e, alla guida dei Volsci, dichiara guerra a Roma. Per amor di dramma, Coriolano viene placato dal pianto della madre e, nella tragedia di Collin, si toglie la vita. Insomma, non esattamente un “racconto del nord”. Ma conoscendo la scaltrezza anglosassone, l’apertura con Beethoven avrà sicuramente aiutato con la vendita dei biglietti.

Considerazioni generali a parte, seduti sulle comode poltrone del Barbican, ci si è potuti godere una delle Ouverture Coriolano più schiettamente esaltanti che mi sia capitato di ascoltare. Brano di grande efficacia drammatica, il Coriolano di Beethoven è uno dei massimi prodotti della maturità “eroica”, in cui tra le pieghe del tessuto musicale si intravede il titanismo dell’uomo che combatte contro il mondo intero e soccombe tragicamente. Oggi, brani come Egmont e Coriolano vengono spesso riletti con un certo pudore, privati d’enfasi nel timore (ben fondato) di calcare eccessivamente la mano, distorcendo il materiale musicale con spasmi di innaturale retorica. Consapevole del rischio, Gianandrea Noseda guarda basso, parte alla carica e si fionda con determinazione taurina nella gloriosa ouverture di Beethoven, unendo possanza ed esaltazione, maestosità e patetismo lirico. Come ha evitato dunque il rischio di retorica? Innanzitutto, tramite una concentrazione assoluta che ha unificato frasi e fraseggi con grande coerenza, sospingendoli in archi di tensione interconnessi. Poi grazie ad una fondamentale nobiltà, una nobiltà direi quasi luciferina, che Noseda riesce a donare all’intera ouverture, grazie ad un insistere sul registro scuro (d’altronde ben presente in partitura) e ad una rifinitura dei fraseggi nervosi ma mai esagitati, con scavo introspettivo e grande enfasi sulle pause, sia le fermate più lunghe che i respiri mozzati inseriti negli elementi tematici. Un nervosismo che il lirico tema della madre riesce solo parzialmente a distendere, senza riuscire a pacificare davvero l’angoscia rappresentata dalle marcate pulsazioni ritmiche, da Noseda ben calibrare per essere maestose ma non violente. Un inizio di concerto incendiario, che ha ben fatto da preludio al Concerto subito successivo.

Era da un po’ che Janine Jansen non affrontava il Concerto di Sibelius, quando la sua interpretazione con Sakari Oramo e i Berliner Philharmoniker nel 2022 non ha riportato il brano al centro del suo repertorio. E finalmente, oserei dire. Ora, ci sono due modi in cui Jansen può affrontare magnificamente questo concerto. Uno è quello di coglierne l’aspetto più agile, flessuoso, furettico, boreale, sciogliendo il suono in mille rifrazioni e colpi d’arco, percorrendo con leggiadria il manico del violino nell’inseguire i vorticosi funambolismi, a tratti al limite dello spettrale, che Sibelius comanda al suo solista. L’altro è quello di affondare le unghie nei nervi scoperti di un Concerto irregolare, instabile, che sembra sgorgare da un inconscio tormentato per gettarsi in grandiose esplosioni viscerali e improvvise sterzate. Considerando Gianandrea Noseda al timone dei London Symphony e l’evoluzione della violinista olandese negli ultimi anni, la via percorsa è stata la seconda. E con risultati straordinari. Sacrificando un po’ di agilità, Jansen ha acquisito una cavata più profonda e piena, un suono meno di superficie che, pur senza raggiungere grandi ampiezze di dinamica, concentra una grande tensione nervosa sia nello scorrere dell’arco che nel vibrato della sinistra. Anche qui, l’eccesso è evitato grazie ad una sostanziale spontaneità della violinista, per cui la sensazione è che tutto sgorghi comunque da uno sguardo magari molto personale, ma sempre molto coerente sulla musica interpretata. Janine Jansen sta proponendo piuttosto spesso, da un anno a questa parte, il Concerto di Sibelius. Mi verrebbe da augurarmi che possa essere il preludio ad una mai affrontata incisione di questo caposaldo del repertorio violinistico.

Dopo l’intervallo, la serata è stata conclusa dalla raramente eseguita Sesta Sinfonia di Prokof’ev. Un brano enigmatico, di cui è difficile spiegare l’insuccesso: l’inizio memorabile dell’Allegro moderato, permeato di tetro sarcasmo, i temi plastici, l’orchestrazione ingegnosa, la cupa drammaticità del Largo, il frizzante del Vivace conclusivo, è difficile capire perché tutti questi ingredienti non ne facciano un brano decisamente più presente nei cartelloni. Non manca nemmeno di un certo effetto sul pubblico, soprattutto quando la Sinfonia viene affrontata con il piglio di Noseda. Il direttore ha bilanciato con efficacia i vari ingredienti, riuscendo a cucire insieme un patchwork dai forti contrasti, in cui a completare la tavolozza sarebbe potuta esserci una maggiore morbidezza di impasti, anche per facilitare il senso di straniamento quando, ad esempio nel Largo, le grandi parentesi liriche si spezzano sul cigolare degli ingranaggi meccanici di un’allucinata parata militare. In ogni caso, la grande energia infusa da Noseda nel terzo e ultimo movimento, non privo però di inquietanti ambiguità, ha convinto pienamente il pubblico. Che per inciso ha applaudito tra un movimento e l’altro tanto di Sibelius quanto di Prokof’ev senza che nessuno battesse ciglio. Prodigi d’oltre Manica.

Alessandro Tommasi
(26 gennaio 2023)

La locandina

Direttore Gianandrea Noseda
Violino Janine Jansen
London Symphony Orchestra
Programma:
Ludwig van Beethoven
Overture: Coriolano
Jean Sibelius
Concerto per violino
Sergej Prokof’ev
Sinfonia N. 6

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