Madrid: è eternamente facile lasciarsi schiavizzare da Aída

C’è un aggettivo che qualifica questa creazione di Verdi ed è Monumentale. Aida è un’opera che inquadra solo il grande, non solo la grandezza dello spazio, la magnificenza delle piramidi e delle sfingi o della terra egiziana, ma anche la grandezza del sentimento, l’incommensurabilità di quell’atto di follia che è l’amore. Questa è Aida, un canto alla grandezza della vita e all’ “immensamente atroce” di dare vita all’amore.

Questa performance al Teatro Real di Madrid è uno spettacolo visivo sontuoso che accarezza i sensi giocando con tre elementi essenziali: immagine, danza e musica. Il primo costituisce un elemento simbiotico che va oltre lo scenografico per creare spazi attraverso la tecnologia, inquadrare situazioni e con luminosità e perfezione assoluta rendono l’esperienza anche immersiva. Ogni proiezione fornisce luce, anche movimento, al campo visivo dello spettatore e lo ricrea con un impeccabile esempio di buon gusto. Da notare che ovviamente riuscire a “risolvere” il complesso insieme di esigenze scenografiche che quest’opera ha in modo così agile, potente e senza complicare la messa in scena rende tutto ancora migliore. In nessun’altra rappresentazione operistica questa risorsa ha più spazio di qui. Le piramidi, i colossi egizi detti Sfingi entrano ed escono dalla retina e dal palcoscenico con assoluta magia ma, soprattutto, con brillantezza, colore e perfezione. Il secondo elemento è la danza che viene incorporata per accentuare il tono della cultura rappresentata, ma da una prospettiva molto plastica e fortemente contemporanea.

C’è da dire che ci sono momenti in cui la danza ha una performance fantastica, come nel primo atto, per esempio, e poi diventa un elemento che solo appaga. Probabilmente è perché non vuole togliere le luci della ribalta agli altri.

Indubbiamente la grande protagonista è la musica che ti trasporta nei sogni più profondi dell’autore e che sicuramente ti fa vivere un momento di immersione e di diventare parte del tutto. Non solo la trama dell’opera è eternamente valida, è che ogni nota è posizionata nel posto giusto per creare emozioni. In questo caso specifico, l’esecuzione dell’Orchestra Titolare del Teatro Real, l’Orchestra Sinfonica di Madrid, è magnifica sotto la direzione di Nicola Luisotti. Da notare che Hugo de Ana non firma solo la regia, ma anche la scenografia, i costumi e le luci, il che fa di questa produzione una sfida personale per lui e qualcosa che sicuramente non solo gli appartiene, ma che ha la sua essenza di un creatore a tutti gli effetti.

Ho sempre pensato che Aída offra un momento di brillantezza a ciascuno dei presidi. Nella performance odierna, il momento per Radamés (Tenore di Tenerife) di Jorge de León arriva nel primo atto e ha ricevuto un sonoro applauso dal pubblico come ricompensa per la sua arte. Nel caso di Amneris ho sempre ritenuto che il suo momento fosse il controverso quarto atto. I sentimenti generati dal personaggio sono talmente tanti che è probabile che la storia susciti empatia perché nonostante la performance del mezzosoprano georgiano Ketevan Kemoklidze sia brillante, non basta rubare il cuore e gli applausi dello spettatore fino alla fine dello spettacolo.

Quando l’opera finisce, riceve un clamoroso riconoscimento del suo brillante lavoro, è forse il prezzo che ogni “Cattivo” deve pagare in ogni storia anche, quando questa è una in più, che dedicarsi a fare il male piuttosto che a soffrire per è crepacuore E, naturalmente, il momento clou della serata è, senza dubbio, avere sul palco l’incomparabile Anna Netrebko, la qualità della sua voce l’ha già elevata ai posti più importanti dell’opera mondiale e questo status di prima Donna che ha le consente un prodigioso miracolo vocale nel terzo atto che ha scatenato un sonoro applauso di alcuni minuti a metà dello spettacolo. La sua Aida è qualcosa che rasenta la perfezione e la rende la proprietaria assoluta della scena quando ci si trova dentro. Un regalo assoluto per le orecchie e soprattutto per il cuore la sua interpretazione di stasera.

L’amore è sempre stata una tragedia, che tu decida o meno, di seppellirti con la persona amata per dare dignità alla morte rendendola condivisa, l’amore sarà sempre qualcosa che ci lascia, ci ruba, ci porta via e ci rende soffrire davvero. Quando ami vivi ed è probabile che trovi gioia per qualche istante ma, nella maggior parte dei casi, ci sarà sempre una tragedia in un modo o nell’altro. Gli esseri umani sono più destinati a soffrire per amore che ad amare senza pesi. Sentiamo carne eterna e seme di melodrammi. Perché tutti abbiamo una storia di eroine o eroi macchiati, accusati di tradimento o carnefici. Saremo sempre testimoni o protagonisti di un amore cieco che, pur sapendo che non è ricambiato, lottiamo per esso e facciamo tutto ciò che serve, anche ciò che corrisponde agli istinti più bassi. Per amore aspettiamo il nostro momento, pur sapendo che non arriverà mai ma, sapendo che varrà la pena aspettare per qualche motivo. L’amore non solo di coppia, l’amore per la patria, i genitori, le radici ci accompagneranno sempre e ci renderanno forti, o forse invincibili di fronte a tutte le guerre che ci si presentano. Torneremo sempre da qualche parte coperti di gloria e riconoscimento e finiremo sempre in un luogo solitario per vedere l’amore morire. Perché forse l’amore è permanentemente più morto che vivo. Prenderemo sempre in considerazione la possibilità di scappare per amore, con amore o per amore. E se facciamo questa fuga, non ci resta che chiarire qual è la sua verità, che stiamo davvero fuggendo, altrimenti sarà infruttuosa.

Ed è che una storia di amore e passione come quella di Aída e Radamés può non avere successo, probabilmente solo la morte li unisce. Ma c’è qualcosa che ottengono, e quel merito supera lo stesso Giuseppe Verdi, ed è che Aída sarà sempre Aída e la sua storia è eterna.

Ricardo Ladrón de Guevara
(30 ottobre 2022)

Originale spagnolo

Es eternamente fácil dejarse esclavizar por Aída

Siempre habrá un calificativo para esta maravilla de la creación Verdi y es Monumental. Es una ópera que solo enmarca lo grande, no solo lo grande del espacio, de la magnificencia de las pirámides y las esfinges o de la tierra egipcia sino también lo grande del sentimiento, lo inconmensurable de ese acto de locura que es el amor. Esa es Aida un canto a la grandeza de la vida y a lo inmensamente atroz de dar la vida por amar.

Esta representación en el Teatro Real de Madrid, es un fastuoso espectáculo visual que acaricia los sentidos jugando con tres elementos esenciales: imagen, danza y música. La primera constituye un simbiótico elemento que va más allá de lo escenográfico para a través de la tecnología crear espacios, enmarcar situaciones y con un brillo y una perfección absoluta hacer que incluso la experiencia sea inmersiva. Cada proyección dota de luz, incluso de movimiento el campo visual del espectador y lo recrea con una muestra impecable de buen gusto. Hay que destacar que obviamente el poder “solucionar” el complejo ramillete de exigencias escenográficas que tiene esta ópera de una forma tan ágil, tan poderosa y sin que complique el montaje lo hace todo aún mejor. En ninguna otra representación operística tiene más cabida este recurso que aquí. Las pirámides, los colosos egipcios llamados Esfinges entran y salen de las retina y del escenario con una magia absoluta pero, sobre todo con brillo, color y perfección. El segundo elemento es la danza que se incorpora para acentuar el tono de la cultura que se representa, pero, desde una óptica muy plástica y sobradamente contemporánea. Hay que decir que hay momentos en los que la danza tiene una ejecución fantástica como en el primer acto, por ejemplo y luego se convierte en un elemento más bien que únicamente cumple. Probablemente sea porque no quiera quitarle protagonismo a las demás.

Sin duda la gran protagonista es la música que transporta a los sueños más recónditos del autor y que hace que definitivamente vivas un momento de inmersión y te hagas parte del todo. No solo el argumento de la obra tiene una vigencia eterna, es que cada nota está asentada en u justo lugar para crear emociones. En este caso específico la ejecución de La Orquesta Titular del Teatro Real, la Orquesta Sinfónica de Madrid, es magnífica bajo la dirección de Nicola Luissoti. Hay que señalar que Hugo de Ana no solo firma la Dirección de escena, es que suya es la escenografía, el vestuario y la iluminación, lo que hace de este montaje un reto personal para él y algo que definitivamente no sólo le pertenece es que lleva su esencia de creador en todos los sentidos.

Siempre he pensado que Aída ofrece un instante de lucimiento a cada uno de los principales. En la función de hoy el momento para el Radamés de Jorge de León (Tenor Tinerfeño)  llega en el primer acto y recibió un sonoro aplauso del público en premio a su arte. En el caso de Amneris siempre he considerado que su momento es el controvertido cuarto acto. Son tantos los sentimientos que genera el personaje que es probable que la historia haga que la empatía se resquebraje porque pese a que la actuación de la  mezzosoprano Georgiana   Ketevan Kemoklidze es brillante no alcanza robar el corazón y el aplauso del espectador hasta el final de la representación. Cuando la obra termina recibe un sonoro reconocimiento a su brillante trabajo, es quizá el precio que debe pagar toda “Villana” en cada historia aún, cuando ésta es una que más, que dedicarse a hacer el mal se dedica más bien a sufrir por el desamor. Y claro está el plato fuerte de la noche es sin duda, el tener en escena a la inigualable Anna Netrebko, la calidad de su voz la han encumbrado ya a los lugares más importantes de la lírica mundial y este status de prima Donna que posee le permite hacer un prodigioso milagro vocal en el tercer acto que arrancó en medio de la interpretación un sonoro aplauso de varios minutos de duración. Su Aída es algo que roza la perfección y la hace la dueña absoluta de la escena cuando está en ella. Un absoluto regalo para los oídos y sobre todo para el corazón su interpretación esta noche.

El amor siempre ha sido una tragedia, decidas o no, enterrarte con tu ser amado para así dignificar la muerte haciéndola compartida, el amor siempre será algo que nos deja, nos roba, nos quita y nos hace sufrir de verdad. Cuando se ama se vive y es probablemente que halla gozo por algunos instantes pero, en la mayoría de los casos siempre habrá tragedia de alguna u otra forma. Los seres humanos estamos más destinados a sufrir por amar que amar sin pesos. Somos sentimiento y eterna carne y semilla de los melodramas. Porque todos guardamos una historia de heroínas o héroes mancillados, tachados de traición o de verdugos. Siempre seremos testigos o protagonistas de un amor ciego que aunque sabemos que no es correspondido luchamos por él y hacemos lo que sea, incluso aquello que corresponde a los instintos más bajos. Por amor esperamos nuestro momento, sabiendo incluso que nunca llegará pero, sabiendo que valdrá la pena esperar por algún motivo. El amor no solo de pareja, el amor a la patria, a los padres, a las raíces siempre nos acompañará y nos hará fuertes, o quizá invencibles ante todas las guerras que se nos presenten. Siempre volveremos a algún lugar cubiertos de gloria y reconocimiento y siempre acabaremos en un lugar en solitario para ver como perecer el amor. Porque quizá el amor esté permanentemente más muerto que vivo. Siempre consideraremos huir por amor, con el amor, o del amor. Y esa huida si la hacemos solo debemos esclarecer cuál es su verdad, de que estamos huyendo realmente, sino será infructuosa.

Y es que infructuosa puede ser una historia de amor y pasión como la de Aída y Radamés que solo la muerte les llega a unir, es probable. Pero, hay algo que si logran, y ese mérito supera al propio Giuseppe Verdi, y es que Aída siempre será Aída y su relato es eterno.

Ricardo Ladrón de Guevara
(30 ottobre 2022)

La locandina

Direttore  Nicola Luisotti
Regia, scene e costumi Hugo de Ana
Luci Vinicio Cheli
Coreografia Leda Lojodice
Proiezioni Sergio Metalli
Personaggi e interpreti:
Il Re Deyan Vatchkov
Amneris Ketevan Kemoklidze
Aida Anna Netrebko
Radamés Jorge de León
Ramfis Simón Orfila
Amonasro Gevorg Hakobyan
Sacerdotessa Jacquelina Livieri
Un messaggero  Fabián Lara
Coro y Orquesta Titulares del Teatro Real
Mesetro del coro Andrés Máspero

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