Monica Zanettin: Puccini, fortissimamente Puccini

Madama Butterfly di Giacomo Puccini, una delle produzioni del Gran Teatro La Fenice più applaudite negli ultimi anni, sarà in scena al Festival di Lubiana, sul grande palcoscenico dello Cankarjev Dom per due recite, il 13 e il 14 luglio prossimi, a conclusione, con una notevole tournée nella vicina Slovenia, della stagione fenicea 2022/2023.

Molto ammirata, l’emozionante mise-en-scène prodotta dalla Fenice nel 2013 con la regia di Àlex Rigola ripresa da Cecilia Ligorio, le scene e i costumi dell’artista giapponese Mariko Mori, che fu progetto speciale della cinquantacinquesima Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia.

L’Orchestra e il Coro del Teatro La Fenice in trasferta saranno guidati da Daniele Callegari, alla testa di un cast composto per i ruoli principali da una coppia di artisti giovani di cui molto si parla in positivo in questi ultimi tempi: Monica Zanettin (Cio-Cio-San) e Vincenzo Costanzo (Pinkerton), affiancati dalla Suzuki di Manuela Custer.

Nata a Treviso, Monica Zanettin è veneziana di residenza, a Venezia si è diplomata in canto al Conservatorio Benedetto Marcello ed è laureata in Conservazione dei Beni Culturali all’Università Ca’ Foscari. Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti in notevoli competizioni liriche internazionali. Dopo il felice debutto in Aida, nella stagione estiva 2014 dell’Arena di Verona, vi è tornata nei tre anni successivi. Aida, è un personaggio che le ha portato fortuna e che ha cantato anche alla Daegu Opera House in Corea, al Théâtre National de La Monnaie di Bruxelles e al Teatro Comunale di Bologna.

Ha interpretato con successo anche Amelia ne Un ballo in maschera e Mimì ne La bohème.

A un certo punto nella sua vita entra Butterfly… «Direi che a un certo punto nella mia vita entra Puccini, che è un musicista enorme, porta dove nessun altro porta. Avevo già affrontato Mimì, Liù di Turandot quando, nel 2017 la Fenice mi propone di essere Cio-Cio-San, un ruolo vertiginoso che richiede capacità fisiche e vocali eccezionali. E’ stato un debutto molto sofferto, in quei giorni moriva mio padre e nonostante io mi sentissi in sintonia con il mondo orientale di Butterfly e con lo spettacolo che era una lunga meditazione sulla morte, mi sono ritirata dalla produzione. La morte l’avevo avuta in casa».

E poi? «E poi hanno continuato a propormela più volte e ho sempre detto di no, finché, sempre alla Fenice arrivò il debutto felice in Madama Butterfly nel teatro della mia città, perché da anni risiedo a Venezia e a Venezia mi sono formata professionalmente. Non è scontato essere apprezzati nella propria città, ma cantarci è un grande onore. Dopo quelle recite veneziane Butterfly è tornata altre volte nel mio percorso artistico. Nel gennaio scorso l’ho cantata a Vilnius, in Lituania nella versione iconica di Minghella che gira le scene del mondo da più di vent’anni in teatri come il Metropolitan di New York o la Staatsoper di Vienna. La si ricorda soprattutto perché il piccolo Dolore è rappresentato come un pupazzo di maniera».

E la versione della Fenice? «E’ molto più astratta, i costumi di Mori mi hanno molto aiutata a trovare una mia chiave interpretativa. Cio-Cio-San è proprio la farfalla, di nome e di fatto. Il suo è un suicidio d’amore come quello di Psiché, la fanciulla alata che rimanda all’idea di una farfalla. E’ pura e aggraziata Butterfly, innocente e testarda. Un archetipo dell’anima rispetto all’amore».

La vocalità di Butterfly è molto esigente, molte grandi artiste non l’hanno voluta interpretare o, una volta portata in scena, l’hanno ben presto abbandonata… «In Butterfly bisogna saper rendere i toni infantili, che spesso sono necessari, senza tradire la drammaticità di un personaggio tragico. Nel secondo atto bisogna lasciare da parte i toni infantili e trovare i suoni grigi con cui Butterfly risponde a Sharpless durante la lettura della lettera …».

Una sorta di Antigone in versione giapponese … «L’impegno richiesto all’interprete di Butterfly deriva dalla lunghezza della parte, dalla ricchezza dell’orchestrazione pucciniana. E’ un personaggio che ti prende alla gola per le emozioni che ti porta. Ho molto ascoltato le Butterfly del passato, ma i miei riferimenti sono le grandi lezioni interpretative di Fiorenza Cedolins e di Daniela Dessì. Nel passato più remoto non posso dimenticare la grande lezione di Toti dal Monte».

Adesso porta Butterfly al Festival di Lubiana e poi? «Non sarà una passeggiata: due recite in due giorni. Sono un po’ spaventata., devo dire. Poi sarò a Torre del Lago nel Tabarro, ancora Puccini, e, più in là all’Opéra National di Digione, in Francia per Tosca».

Insomma, Puccini, fortissimamente Puccini per Monica Zanettin.

Rino Alessi

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