Parma: Kholodenko e Shokakimov con la Toscanini – Un concerto da raccontare

Questo concerto non avevo in progetto di recensirlo, ma ci sono volte in cui l’urgenza di comunicare, di condividere ti fa uscire da una sala pensando: «Devo scriverne, bisogna che si sappia che questa cosa è avvenuta». Questa urgenza è solo rinforzata dalla pandemia in cui viviamo: se è vero che tutti gli spettacoli che qualche fortunato giornalista riesce a vedere dal vivo sono trasmessi in streaming sulle più disparate piattaforme e spesso con ottimi risultati, nel caotico mondo virtuale il ruolo del critico emerge con ancora più impellente necessità, il ruolo di provare anche solo per un secondo a dire «Guardate, questo è bello, questo merita davvero».

Il concerto della Filarmonica Toscanini di venerdì 19 a Parma è uno di questi momenti. L’artista in residenza della Toscanini, Vadym Kholodenko (uno dei tre, in realtà), ha condiviso il palco con il direttore uzbeko Aziz Shokhakimov. In programma il Concerto per pianoforte, tromba e orchestra di Šostakovič con Matteo Beschi alla tromba e, a seguire, la Prima Sinfonia di Brahms. Un concerto incredibile, già da Šostakovič. Solista e direttore hanno dimostrato in pochi istanti la loro totale dimestichezza con il bizzarro concerto. Chi non ha mai ascoltato dal vivo Kholodenko può farsi una vaga impressione del suo magistero dalle incisioni e dai video presenti online (segnalo soprattutto l’ultima incisione live dei Trascendentali lisztiani, rintracciabile anche su Spotify). Dal vivo, chiaramente, è un’altra cosa: il range timbrico e dinamico del pianista è gigantesco, così come la sintesi tra tensione nervosa e chiarezza nella tessitura. Senza deformare le frasi in raptus onanistici, Kholodenko sforza, stride, stringe, strappa, scappa e storce senza mai abbandonare il controllo, andando a scavare nei minuscoli intervalli tra una nota e l’altra per trasformare drammaticamente l’intero brano. E dire che il Primo Concerto di Šostakovič può essere infido: in bilico tra la caciara e il sussurro, Šostakovič riversa nel brano le sue sperimentazioni timbriche e le sue esperienze pregresse (non ultima, quella come pianista per i cinema di Leningrado). Non è un brano concepito per mettere in vista il solista, eppure al solista spetta spesso un ruolo ingrato e scomodo. Ruolo cui Kholodenko si è dimostrato perfettamente all’altezza. Non so quanto del suo suono passi dallo streaming tuttora disponibile sui canali della Toscanini, ma i profondi bassi del Fazioli hanno riempito anche l’ostica acustica dell’Auditorium Paganini apparentemente senza incontrare ostacoli e chiunque fosse in sala ricorderà a lungo il surreale pianissimo evocato dagli interpreti nel secondo movimento Lento. Già, perché questa magia non si sarebbe potuta compiere senza la totale collaborazione degli altri soggetti in palco. Matteo Beschi ha dato una buona prova del saltellante concerto, riuscendo soprattutto nel secondo movimento a rendere la spenta malinconia di Šostakovič con quel freddo cielo sovietico (quando facilmente trombettisti meno accorti non si trattengono qui dall’evocare più una languida siesta messicana). E la Toscanini diretta da Shokhakimov ha fatto veramente miracoli. Il direttore uzbeko classe 1988 non è conosciutissimo in Italia e a torto: io lo ascoltai in una sensazionale Quindicesima di Šostakovič con l’Orchestra di Padova e del Veneto nel 2015 e questo concerto ha rinnovato il mio entusiasmo nei suoi confronti. D’altronde parliamo di un musicista che a 13 anni ha debuttato dirigendo Quinta di Beethoven e Primo Concerto per pianoforte di Liszt, l’anno dopo ha diretto Carmen, a neanche 18 anni era Direttore Principale dell’Orchestra Sinfonica Nazionale Uzbeka, a 21 ha vinto il secondo premio al Concorso Mahler di Bamberg e nel 2016, a 28 anni, il Salzburg Festival Young Conductors Award. Un sincero complimento a chi ha riportato Shokakimov in Italia per il debutto con la Toscanini.

Di miracoli, comunque Shokhakimov ne ha fatti anche nella Prima Sinfonia di Brahms. La Prima di Brahms è un lavoro ostico: la lunghissima lavorazione, il tormentato percorso, gli esperimenti condotti parallelamente, l’hanno resa un brano congestionato, di un’intensità introversa, che si blocca ad ogni passo, senza lasciar mai sfogare, senza mai concedere nulla, ma in cui poter procedere affondando e scavando. Per Shokhakimov nessuno di questi aspetti è risultato un limite: anziché farsi portare a fondo, il giovane direttore uzbeko ha saputo dare una lettura intensissima, drammaturgicamente coesa e al contempo profondamente fresca, libera, rapsodica. Quella che troppo spesso si tramuta in un polpettone informe, sotto la sua direzione ha mostrato la diretta filiazione dalle prime opere pianistiche, in particolar modo la fantastica Seconda Sonata, dal taglio quasi di improvvisazione. Negli ultimi anni si sta sfrondando sempre più Brahms della rigida retorica ‘accademica’ per mostrare con chiarezza quanto del genio di Schumann vi sia nella sua musica (una riscoperta che non a caso va a braccetto con la rivalutazione dello Schumann sinfonico e corale e una maggiore frequentazione dei tardi lavori cameristici, prima ritenuti spesso poco più che il prodotto di un pazzo).

E così la Prima di Brahms è riuscita nell’ossimorico connubio di intensità e scorrevolezza, anche grazie ad una Filarmonica Toscanini veramente in stato di grazia. La concentrazione dell’orchestra era tangibile, così come il coinvolgimento in ciò che suonavano. Shokhakimov ha saputo chiedere una morbida compattezza degli archi e una limpida precisione dei fiati ad un’orchestra che ha saputo rispondere all’altezza. Un plauso particolare al timpanista, il cui ruolo nella Prima di Brahms non sarà mai abbastanza sottolineato, ai violoncelli (eccellenti sia in Šostakovič che in Brahms) e al primo violino Mihaela Costea per il suo esteso solo.

Vi esorto onestamente a recuperare il concerto in streaming su VIMEO, nella speranza di poter riascoltare presto Vadym Kholodenko e Aziz Shokhakimov dal vivo, magari di nuovo con la Filarmonica Toscanini a cementificare un rapporto che si promette ricco di altissime soddisfazioni musicali.

Alessandro Tommasi
(19 febbraio 2021)

La locandina

Direttore Aziz Shokhakimov
Pianoforte Vadym Kholodenko
Tromba Matteo Beschi
Filarmonica Arturo Toscanini
Programma:
Dmítrij Šostakovic
Concerto per pianoforte, tromba e orchestra n. 1 in do minore, op. 35
Johannes Brahms
Sinfonia n. 1 in Do Maggiore op. 68

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