Parma: Un Verdi sinfonico dedicato al Barezzi

Scarsa è la conoscenza della produzione  stumentale dell’ 800 musicale italiano: fortissimo è stato l’impatto dell’opera  sulla vita musicale degli stessi compositori, siano essi Bellini, Donizetti, Mercadante stesso, che lasciarono significativi bravi strumentali e da camera ma per essere poi travolti dall’importanza che le composizione operistiche arrisero a loro. E questa sorte toccò a Giuseppe Verdi medesimo. Si tratta per lo più di composizioni giovanili ma sappiamo bene che con queste esercitazioni musicali  si fece conoscere e apprezzare nell’ambiente dell’Accademia Filarmonica di Milano, preludio alle committenze che lo portarono poi alla Teatro alla Scala.

Interessante, quindi il concerto che nell’ambito del Festival Verdi 2017  è stato programmato Sabato 14 ottobre al Teatro Regio di Parma  (con replica a Busseto Sabato 21 ottobre): “Verdi in crescendo. Verdi, Virtuosismi orchestrali. Dedicato ad Antonio Barezzi in occasione del 150° anniversario della  morte, che identifica sia nel titolo che nella dedica il mondo musicale che ha affiancato Verdi nella sua formazione.  Il concerto si inseriva nel progetto triennale con cui il Festival Verdi  vuole offrire all’attenzione del pubblico la rara occasione di ascolto delle prime composizioni verdiane, potendo così contestualizzare la sua crescita artistica. Fondamento del progetto sono le ricerche compiute da Dino Rizzo “Verdi filarmonico e maestro dei Filarmonici bussetani” pubblicata dall’Istituto nazionale di studi verdiani, quale primo lavoro di ricerca sugli assoli strumentali e sul lavoro di ricostruzione dell’ambiente dell’ Accademia Filarmonica di Busseto che contava Ferdinando Provesi, maestro e didatta del giovane Verdi.

Il programma, presentato dall’Orchestra dell’Opera italiana diretta da Marco Ambrosini, ha collegato brani attribuiti a Verdi (Adagio per tromba e orchestra)  con composizioni  di strumentisti  dell’ambito parmense a lui contemporanei come Provesi stesso, e Giacomo Mori, clarinettista parmense di fama internazionale ai tempi di Maria Luigia ,  autore del  Canto di Virginia con Variazioni per Oboe (solista Alberto Negroni) in una orchestrazione attribuita a Verdi stesso, e una composizione anonima, un Capriccio per fagotto e grande orchestra, (  per concessione esclusiva Gaia Maschi Verdi, Archivio Vescovile di Parma) con  la parte solista brillantemente eseguita da  Diego Chenna. Il programma includeva anche le sinfornie dalle opere verdiane  del periodo giovanile:  I Masnadieri con la parte di violoncello, qui affidata a Massimo Tannoia,  Ballabili dal Macbeth, come le famosissime  La Battaglia di Legnano e I Lombardi alla prima crociata. Finale III.

Un altro modo per far conoscere aspetti  misconosciuti  della musica strumentale italiana e degli ambiti culturali  verdiani che però non ha raccolto adeguata adesione del pubblico anche da parte degli abbonati (turno A) visto i tanti posti lasciati liberi nei vari settori del teatro. Ma il poco pubblico ha ampiamente sostenuto la particolarità e la bravura degli interpreti sia dell’orchestra che dei solisti se è stato richiesto e concesso come bis la Sinfonia [in Do maggiore] per orchestra  una composizione che presenta una scrittura di una vivacità sorprendente, iscritta a Verdi stesso, un riassunto per citazioni e riferimenti di tutto il mondo musicale che gli gravitava intorno.

Federica Fanizza

(14 ottobre 2017)

La locandina

Direttore Marco Ambrosini
Orchestra dell’Opera Italiana

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