Ravenna: il Tenebrae Choir e Riccardo Muti con Tamás Varga e la Cherubini

«Ravenna Festival c’è!» era il titolo della conferenza stampa nella quale la Fondazione Ravenna Manifestazioni, lo scorso 24 maggio, mostrò ai giornalisti le immagini degli ingenti danni subiti dal materiale di vario genere – comprese costose attrezzature di tecnologia avanzata – che era conservato nel magazzino allagato dalla spaventosa alluvione di quei giorni. Due mesi dopo, alla conclusione del Festival, quel motto ha dimostrato in pieno di essere realistico: il programma è stato integralmente rispettato e alle difficoltà ha fatto fronte, come sempre d’altronde, uno staff di grande valore sia dal punto di vista professionale sia da quello umano. Non sono mancati d’altra parte atti di generosità, in favore delle popolazioni colpite, da parte di alcuni dei musicisti partecipanti come Anne-Sophie Mutter con i suoi Mutter’s Virtuosi, Riccardo Muti o la Banda dell’Arma dei Carabinieri

Tra gli ultimi concerti della manifestazione, in due serate successive si sono ascoltati uno dei più reputati cori inglesi, il Tenebrae Choir diretto dal suo fondatore Nigel Short, e l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini; sul podio, Riccardo Muti che la creò diciannove anni fa e solista al violoncello Tamás Varga, prima parte dei Wiener Philharmoniker. Il concerto del Tenebrae chiudeva la breve ma intensa rassegna dedicata a The best of English choirs: tre concerti che hanno visto la presenza di fuoriclasse come i King’s Singers e i Tallis Scholars che, con il loro direttore Peter Phillips, hanno nell’occasione ricevuto il Premio Ravenna Festival 2023.

Il programma del Tenebrae, che si è prodotto nella basilica di San Giovanni Evangelista, alternava a mottetti di Johann Sebastian Bach lavori di James MacMillan. Compositore prediletto della regina Elisabetta (suo l’anthem Who shall separate us? scritto per i funerali di stato della sovrana), nato nel 1959, MacMillan è un cattolico di profonda fede, oltre che un musicista di alto magistero compositivo; nella sua produzione – che assimila la lezione dei grandi, Bach per primo, e dimostra anche l’influsso della tradizione della sua terra, la Scozia – la musica liturgica o comunque di ispirazione religiosa è un asse portante. Il Tenebrae Choir, che dai suoi Tenebrae Responsories ha tratto il nome, li ha eseguiti con il Miserere, con Tenebrae factae sunt e con I Saw Eternity, brano che il Coro inglese ha commissionato per eseguirlo insieme con i mottetti di Bach: in questo caso, si sono ascoltati capolavori come Komm, Jesu komm BWV 229, Jesu, meine Freunde BWV 227 e, per una conclusione piena di giubilo, Singet dem Herrn BWV 825.

Strepitose le esecuzioni del Tenebrae per «passion & precision» (le caratteristiche, poste in evidenza da recensioni entusiastiche, con le quali il Coro stesso ha scelto di definirsi) oltre che per la qualità degli impasti sonori, delle singole voci e per il sottile gioco delle dinamiche, sotto la direzione sapiente dell’esperto Short. Grande successo da parte di un pubblico boccheggiante per il calore estremo, ma avvinto e conquistato appieno.

La sera dopo, nel Pala De André gremito, Riccardo Muti ha reso omaggio a Nino Rota. L’autore di tanti capolavori per film di registi come Fellini, Visconti o Zeffirelli, musicista di gran vaglia, quando dirigeva il Conservatorio di Bari si rese immediatamente conto del talento eccezionale del giovanissimo Muti. Ne nacque un profondo rapporto, anche umano, e il direttore d’orchestra ha sempre manifestato con esecuzioni e registrazioni, oltre che con le sue dichiarazioni, l’ammirazione per un grande che considera sottovalutato «perché creava musica che la gente amava», come affermò in un’intervista, e quindi era guardato «con alterigia» da chi lo riteneva troppo facile, non impegnato.

Muti ha scelto per la serata un programma appetibile per il pubblico più ampio e, nello stesso tempo, di qualità musicale molto elevata. Di Rota ha mostrato i due volti, in primo luogo quello di compositore per il cinema, con la Suite da The Godfather (Il padrino), tratta dalle parti prima e seconda del film di Francis Ford Coppola: per la seconda parte, Rota vinse l’Oscar nel 1975. Eseguita con grande smalto, la Suite ha poi lasciato il posto al Concerto n. 2 per violoncello e orchestra, notevole esempio del Rota compositore di musica «assoluta», secondo una definizione cara a Ennio Morricone. Alle richieste di cantabilità, versatilità e virtuosismo del Concerto ha pienamente risposto il violoncellista Tamás Varga con la sua padronanza della tecnica, la sua sensibilità e la ricca tavolozza di colori strumentali, riportando un calorosissimo successo personale.

La seconda parte della serata era incentrata sulle danze: quelle del Sombrero de tres picos di Manuel de Falla, composte per i Ballets Russes di Sergej Djagilev, nella Suite n. 2 che Riccardo Muti ha diretto con energia incandescente, in un’evocazione di gran gusto, tutt’altro che di maniera, dei caratteri spagnoli della partitura. Infine, il Boléro di Maurice Ravel, che fu composto per la danzatrice Ida Rubinštejn e che nel suo procedere per accumulo mette in luce le varie sezioni dell’orchestra.

Muti, più décontracté del solito nell’abbigliamento a causa del caldo estremo, con una t-shirt nera sotto la giacca, durante certi passaggi del Boléro pareva rilassarsi anche sul podio, compiendo pochi gesti mentre la compagine procedeva nel prodigioso meccanismo raveliano. Ma a far comprendere il controllo totale del Maestro bastava poco: il movimento di una mano, il protendersi del capo, la forza dello sguardo che – come Muti stesso insegna – è elemento capitale del dirigere.

Alla fine della travolgente esecuzione, prima dei lunghi e scroscianti applausi e delle ovazioni di un pubblico galvanizzato, Riccardo Muti è stato visibilmente felice e orgoglioso di far applaudire al pubblico i vari componenti della Cherubini, di cui ha detto «Questa è l’Italia che vale. Questi sono giovani, giovanissimi valorosi che rappresentano l’Italia»; ricordando che l’anno prossimo sarà il ventesimo dalla fondazione dell’Orchestra, Muti si è augurato «che qualcuno se ne accorga».

Intanto, la Cherubini è diventata una colonna del Ravenna Festival, il cui perdurante successo si basa anche sull’apporto vitale e creativo di tanti giovani musicisti.

Patrizia Luppi
(19 e 20 luglio 2023)

La locandina

Direttore Nigel Short
Tenebrae Choir
Programma:
Johann Sebastian Bach
Komm, Jesu komm BWV 229
Jesu, meine Freunde BWV 227
Singet dem Herrn BWV 825
James Mac Millan
Tenebrae factae sunt
Tenebrae Responsories
Miserere
I Saw Eternity
_____________________________
Direttore Riccardo Muti
Violoncello Tamás Varga
Orchestra Giovanile Luigi Cherubini
Programma:
Nino Rota
Suite da The Godfather
Concerto n. 2 per violoncello e orchestra
Manuel de Falla
Suite n. 2 da El sombrero de tres picos
Maurice Ravel
Boléro

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