La riapertura è un dato di fatto, la sua eccezionalità altrettanto. Come pure l’evidenza che la pur fascinosa soluzione escogitata dal sovrintendente Fortunato Ortombina e dai suoi collaboratori per riportare il pubblico dentro alla Fenice non può diventare stabile.
Secondo dei quattro concerti straordinari -con mascherine obbligate- post covid-19, il Teatro alla Scala offre un programma che ricorda quelle serate ottocentesche in cui era consuetudine alternate al repertorio operistico pagine cameristiche.
Nemmeno il consueto profumo dei tigli sembrava lasciare intravedere uno spiraglio di speranza nella primavera piacentina fortemente segnata dai tragici eventi del covid-19.