Torino: la Rondine è un omaggio al Regio

Se è vero che le rondini volano via in autunno per tornare in primavera, quella rimasta a Torino per salutare novembre è una rondine di assai graziosa bellezza.

Prosegue l’omaggio del Teatro Regio di Torino per il centenario pucciniano con La Rondine, opera raramente eseguita ma non per questo meno importante rispetto alla ricca e variegata produzione operistica di Giacomo Puccini, che in questa composizione mette parte di sè, con un tocco operettistico (nel 1913, anno di inizio del lavoro, era effettivamente impegnato in una versione operettistica su commissione di un teatro viennese, ma Puccini risultò poco attratto dai dialoghi parlati tipici dell’operetta) e un sorridente sguardo alla danza, con l’uso di alcune ritmicità, tra cui il valzer e il tango. Protagonista dell’opera è Magda, una giovane ricca e mantenuta che trascorre le sue giornate nella cornice mondana della Parigi del Secondo Impero; ma se all’apparenza sembra accettare la sua situazione, in realtà essa si dimostra inguaribilmente romantica e aspirante ad un amore autentico, fuggendo con il giovane Ruggero, conosciuto in una notte di follia sotto mentite vesti in locale notturno. Alla fine, essa finirà col cedere al passato, tornando tra i lussi e gli agi di Parigi, rompendo dolorosamente il rapporto con l’innamorato ma squattrinato Ruggero.

Pierre-Emmanuel Rousseau torna al Teatro Regio, dopo aver inaugurato con Il Barbiere di Siviglia la Stagione precedente, con una nuova produzione che sposta l’azione al 1973 per rendere omaggio a Mollino e al cinquantenario del nuovo Regio, volendo oltremodo richiamare alla memoria il fascino degli anni di Brigitte Bardot e Alain Delon, tra i tanti, ma rievocando al contempo quel periodo di libertà sessuale, in una società ancora diversificata nelle sue classi, in lotta con sé stessa tra rivoluzione (sessantottina) e conservazione. Disseminati qua e là nella prima scena vi sono comunque richiami al periodo del Secondo Impero francese, in un complessivo contesto di eleganza, fascino e sensualità parigina, in un continuo andare e venire tra il salotto e la camera da letto, dove intrighi, passioni carnali e giochi di potere muovono il vivere dei protagonisti: è tra i ricordi e i sentimenti che Magda deciderà di concedersi una sera di fuga da tutto ciò, per dirigersi al Bal Bullier. Qui ritroviamo il teatro nel Teatro: ecco riprodotto fedelmente il nuovo Teatro Regio, che per l’occasione diventa teatro di passione, eros, intrigo, libertà sessuale, dove ballerini, protagonisti e Coro si ritrovano vestiti con i tanti costumi vissuti nelle opere degli ultimi 50 anni del nuovo Teatro. Ed infine, l’incantevole ultima scena, quella che fa da sfondo all’addio tra Magda e Ruggero, con quella brezza marina di soave leggerezza, a smuovere le tende, sul fondo contrastante dell’azzurro mare e delle dorate pareti, quasi a richiamare quel lusso e quella vita mondana di cui la protagonista femminile non riuscirà a fare a meno, sacrificando l’amore “vero”, tra il nascondere chi fu e il tornare a nascondersi per chi non è. Dirompente e a tratti sopra le righe è l’interpretazione di alcuni protagonisti, che dà però il senso a quanto i sentimenti possano smuovere animi, corpi ed intenzioni: rimangono di fondo l’amarezza e la sensazione di incompletezza, frammentati da echi di romanticismo ormai decadente e i presagi di quella contemporaneità che già si inizia ad intravedere, nella musica e nel teatro. Se regia, scene e costumi sono curati dallo stesso Rousseau, si apprezzano le luci di Gilles Gentner, ma ancora di più si applaudono la vivacità, l’intensità e la dirompenza delle coreografie di Carmine de Amicis, che non solo le cura ma le vive insieme al fresco e giovane gruppo di ballerini, animando il secondo atto e riuscendo sempre a catturare l’attenzione dello spettatore, nonostante il vorticare di luci, colori e movimenti in scena.

Un altro ritorno al Regio è quello di Francesco Lanzillotta, direttore d’orchestra di apprezzata qualità e intelligente capacità di adattarsi alle partiture che affronta, con un particolare ed attento sguardo al Novecento. Ecco quindi una direzione analizzante, che ci restituisce un Puccini che, pur cercando di rimanere sé stesso, prova ad adattarsi ai tempi: un’opera che guarda all’operetta, dove la vocalità è molto sovente sui centri e sui gravi, al limite del declamato e parlato, avendo però sotto un’orchestrazione importante, ricca. Qui sta l’intelligenza del direttore, sapendo bilanciare buca e palcoscenico, accompagnando i cantanti passo dopo passo, mantenendo un equilibrio costante e sapendo esaltare quella musicalità a volte amara, a volte innamorata, disillusa, e al contempo danzante, frenetica: è frizzante il secondo atto, dove tutte le masse sono impegnate e dove Lanzillotta risolve bene, non perde di vista nessuno. I momenti concitati e frenetici lasciano il passo alla dolcezza dei momenti più intimi: Puccini è Puccini, grazie ad un direttore che lo ama e lo sa restituire in tutta la sua umanità. Ma se ottima è la direzione, lo è altrettanto la resa dell’Orchestra del Teatro Regio, che risponde ottimamente in tutte le sue sezioni, con l’aggiunta di tre strumentisti a comporre la banda in palcoscenico (ottavino, campana e pianoforte); al contempo, altra ottima risposta arriva dal Coro, preparato da Ulisse Trabacchin, che oltre a cantare in maniera eccelsa e a muoversi con forsennata ironia e brillantezza, dà forza a molte parti di comprimariato, con circa undici artisti.

Protagonista dell’opera e rondine che vola via nell’amaro finale è interpretata dal soprano russo Olga Peretyatko, affascinante ed avvenente artista che seduce, incanta e sinuosamente si muove nei panni dell’amante, amata e innamorata Magda.

Se l’inizio è timido, è nello svolgersi dell’opera che la Peretyatko si impone scenicamente e vocalmente, restituendo a tutto tondo una donna che soffre d’amore, ma che nell’illusione del denaro e del lusso finge d’amare: il canto è ricercato, là dove la leggerezza e l’ironia lasciano spazio alla corposità dei centri e dei gravi, con qualche lieve sbavatura sugli acuti, ma non inficiando nel suo complesso una resa ottimale.

È ben eseguita l’aria Chi il bel sogno di Doretta, ma affascina ed incanta il malinconico finale, in pianissimo.

Accanto a lei, altro soprano coinvolto è Valentina Farcas, la fedele serva Lisette ed innamorata del poeta Prunier, che nonostante gli attimi di libertà, non riesce a fare a meno di servire e stare accanto alla sua signora. Il suo è un canto innamorato, leggero, talvolta ironico: intelligentemente l’artista risolve i passaggi più impervi, dove la scrittura medio-grave viene spesso declinata in declamato quasi parlante, permettendole di reggere il confronto con l’orchestrazione.

Debuttante al Regio di Torino, il giovane Mario Rojas, che ha dalla sua voce di notevole interesse e corposa grana, è interprete a tratti incerto, nei panni dell’innamorato e un po’ mammone Ruggero, risultando insicuro in alcuni passaggi che vedono predominare la personalità di Magda. Lavorando ancora su fraseggio e risolvendo alcune dinamiche, siamo sicuri che questo giovane artista potrà sempre più migliorare.

L’altra voce tenorile è quella di Santiago Ballerini, che finalmente lo scrivente riesce a sentire dal vivo al Regio, nonostante le passate presenze a Torino: la voce risulta leggera e brillante, nonostante anche qui siano molti i passaggi in cui l’artista risolve i passaggi medio-gravi senza cadere nel canto sbracato, ma ponendo attenzione alla parola e agli accenti. Ne esce un convincente poeta Prunier, che seduce, ama e sa divertirsi, dando il poetico stimolo iniziale a Magda e risultando pienamente convincente insieme agli protagonisti citati nel noto ed innamorato quartetto Bevo al tuo fresco sorriso.

È purtroppo breve ma efficace l’intervento del baritono Vladimir Stoyanov, qui impegnato in una parte fondamentale nelle vicende (è lui il ricco banchiere Rambaldo che mantiene nell’agio Magda e da cui essa, alla fine, tornerà) ma con pochi interventi vocali, risolti in modo ottimale, confermando la bellezza di una voce tonda e brunita. Precisi e puntuali sono gli interventi del baritono Matteo Mollica, qui nei panni di Périchaud e Rabonnier, così come quelli dei giovani e apprezzati artisti del Regio Ensemble, più volte apprezzati: il tenore Pawel Żak (Gobin e Adolfo), il basso Rocco Lia (Crébillon), i soprani Amélie Hois (Yvette e Georgette) e Irina Bogdanova (Bianca e Lolette) e il mezzosoprano Ksenia Chubunova (Suzy e Gabriella). Contando sulle proprie forze e sulla validità degli artisti del suo Coro, il Teatro schiera per i ruoli di comprimariato nei panni di ragazzi e ragazze, fioraie, studenti e cantori i soprani Pierina Trivero, Rita La Vecchia, Paola Isabella Lopopolo, Laura Lanfranchi, Lyudmyla Porvatova, Eugenia Braynova, il mezzosoprano Daniela Valdenassi e i tenori Luigi Della Monica, Roberto Guenno, Alejandro Escobar e Matteo Pavlica.

Nonostante il periodo di agitazione sindacale e due Prime saltate (sperando che si risolva la situazione a favore dei lavoratori del mondo dello spettacolo, da troppo tempo in attesa di un adeguamento al costo della vita odierno), si riscontra la voglia di lavorare e sempre più rieducare il pubblico torinese, e non solo: Teatro non pieno, ma vivo e attento a vivere l’energia che la musica ed il teatro sanno dare. Prosegue la stagione con due balletti e l’annuale appuntamento con Roberto Bolle, prima della ripresa operistica a gennaio con il Don Pasquale.Inizio moduloFine modulo

Leonardo Crosetti
(19 novembre 2023)

La locandina

Direttore Francesco Lanzillotta
Regia, scene e costumi Pierre-Emmanuel Rousseau
Coreografia Carmine de Amicis
Luci Gilles Gentner
   Personaggi e interpreti:
Magda de Civry Olga Peretyatko
Lisette Valentina Farcas
Ruggero Lastouc Mario Rojas
Prunier Santiago Ballerini
Rambaldo Fernandez Vladimir Stoyanov
Périchaud e Rabonnier Matteo Mollica
Gobin e Adolfo Pawel Żak
Crébillon e Un maggiordomo Rocco Lia
Yvette e Georgette Amélie Hois
Bianca e Lolette Irina Bogdanova
Suzy e Gabriella Ksenia Chubunova
Un cantore Pierina Trivero
Un giovine e uno studente Tenore Luigi Della Monica
Una fioraia Rita La Vecchia
Una fioraia Laura Lanfranchi
Una fioraia Paola Isabella Lopopolo
Una fioraia e una ragazza Lyudmyla Porvatova
Una ragazza Eugenia Braynova
Una ragazza Daniela Valdenassi
Uno studente Roberto Guenno
Uno studente Alejandro Escobar
Uno studente Matteo Pavlica
Orchestra e Coro Teatro Regio Torino
Maestro del coro Ulisse Trabacchin

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