Venezia: finalmente Buchbinder

Un signore distinto si incammina con passo sicuro ma lento al pianoforte.

Sarà la sesta o la settima rentrée, intervallata da due bis, di cui uno che ha obbligato nuovamente il Teatro a spegnere le luci in sala, tanto gli applausi e le acclamazioni facevano intendere che la serata non poteva concludersi lì.

A magia musicale segue magia umana, quando le grandi e piccole asincronie personali che contraddistinguono l’applauso di ogni singolo spettatore si afflatano l’un l’altra giungendo ad un applauso omoritmico ma potente che cadenza, a questo punto ad un unico ritmo, l’ovazione dell’artista.

Per una volta una recensione parte dalla fine, spoilerando completamente il successo del concerto del pianista Rudolf Buchbinder che ad inizio marzo ha raggiunto Venezia e la sua orchestra per un immersione del concertismo di Beethoven, con l’esecuzione (già questo evento raro in un’unica sera) del terzo e del quinto concerto.

Un concerto che il pianista austriaco, ma di origine ceca, aveva promesso alla città addirittura 3 anni fa con identico programma, poi rinviato a data da destinarsi (allora) in uno degli ultimi strascichi di COVID che caratterizzarono quei due anni. Un’attesa dunque di più di 36 mesi ma che ha, come si suole dire e scrivere, confermato le attese.

Il Beethoven di Buchbinder, artefice dal pianoforte del solismo e della concertazione dei due concerti, è fresco, votato sia alla fede delle partitura sia alla ricerca di cosa sia giusto per il lirismo del concerto. Mai sacrificato fra la lotta del ‘o suono o dirigo’, Buchbinder si prende i giusti spazi per le indicazioni all’orchestra e dove non può il gesto, se necessario, si alza in piedi dal seggiolino, per enfatizzare e chiedere di più.

La sua esecuzione, assecondata sia nel complesso sia nei giochi dei soli dall’Orchestra del Teatro La Fenice, stupisce sia per la sicurezza nel non facile doppio ruolo sia per la precisione e la cristallinità della sua tecnica che ha permesso di rendere semplice ciò che in realtà sul pentagramma risulta ostico ai più.

Una dimostrazione di come per un’artista, nella sua figura di professionalità, acume e poesia, non conti l’età che anzi può portare a pensare e a fare la musica in modo più intelligente e appassionante, soddisfacendo tradizione e ricerca del nuovo.

Ed ecco tornare agli applausi, a coronamento di un concerto in cui pubblico e orchestra stessa si sono sentiti coinvolti nell’idea musicale del pianista, espressa e comunicata senza alcun gesto fuori posto, con semplicità ma rispetto.

Un plauso al Teatro La Fenice che ha voluto fortemente recuperare questo concerto.

Carlo Emilio Tortarolo
(9 marzo 2024)

La locandina

Direttore e pianoforte Rudolf Buchbinder
Orchestra del Teatro La Fenice
Programma:
Ludwig van Beethoven
Concerto per pianoforte e orchestra n.3 in do minore, op. 37
Concerto per pianoforte e orchestra n.5 in mi bemolle maggiore, op. 73 ‘Imperatore’

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