Venezia: nel Jules Verne il Rumore si fa Suono

Parte “col botto” la sessantaseiesima edizione della Biennale Musica, seconda dell’era Ronchetti, e non in senso figurato.

Il Jules Verne del Leone d’oro 2022 Giorgio Battistelli inizia proprio con l’esplosione di un mortaretto capace di richiamare immediatamente l’attenzione del pubblico, un po’ come i colpi di mazza che aprivano le rappresentazioni teatrali in un passato remoto ma comunque attualissimo.

Presentato per la prima volta nel 1987 il Verne torna in scena, in prima assoluta, nella nuova versione italiana e dimostra ancora tutta la sua freschezza.

Non un’operazione nostalgia dunque, ma  anzi la dimostrazione del fatto che si può invecchiare bene avendo ancora molto da dire, tra l’altro – e non è poco – divertendosi e facendo divertire.
Inoltre la scelta di riproporre un lavoro nato fuori dal teatro, quando si sperimentavano spazi alternativi a quelli canonicamente deputati al teatro in musica, è rappresentazione plastica degli intenti – del tutto condivisibili – di Lucia Ronchetti che intitola appunto “Out of Stage” questa Biennale Musica.

Certo che di strada la musica di Battistelli nel frattempo ne ha fatta, evolvendosi nella forma e nell’estetica, trovando rarefazioni fascinose, ma il Verne – che qualcuno potrebbe definire “datato” – rappresenta un punto di partenza importante nel percorso del compositore laziale.

Il confronto dei tre personaggi “in viaggio” – Lidenbrock, Ferguson e Nemo – è un percorso dell’anima, uno scavo acuto che si estrinseca in un confronto capace di farsi sintesi: in fondo si tratta di tre declinazioni dello stesso soggetto. Ciascuno di loro incarna un aspetto preciso dell’eroe verniano, attraverso una connotazione data dai tre dei quattro Elementi: Terra-Lidenbrock, Acqua-Nemo e Aria-Ferguson, il tutto con dialoghi al limite del surreale ma capaci di veicolare messaggi di assoluta profondità.

Alla fine, nel duello incentrato sul chi sia il preferito dall’autore, non ci sono vinti ma solo vincitori, come è giusto che sia.

Tutto è affidato alle percussioni, intese come sollecitazione sonora globale, in tutta la loro matericità: sul palcoscenico non solo strumenti tradizionali ma anche sassi, mattoni, una piscina, aerofoni “non convenzionali”.

Nello spazio scenico efficacemente concepito da Angelo Linzalata – la regia calibratissima e coinvolgente è dello stesso Battistelli – i tre “eroi”, ovvero i tre musicisti-performer Gianluca Ruggeri e Antonio Caggiano, Rodolfo Rossi , in una parola ARS LUDI a cui è stato assegnato il Leone d’Argento, sfruttano al massimo la loro fisicità dando vita ad un incontro-scontro coinvolgente.

Semplicemente perfetta la regia del suono affidata a La Biennale di VeneziaCIMM, Centro di Informatica Musicale  Multimediale, Thierry Coduys.

Pubblico più che partecipe e successo pieno.

Alessandro Cammarano
(14 settembre 2022)

La locandina

Performance ARS LUDI (Gianluca Ruggeri, Antonio Caggiano, Rodolfo Rossi)
Regia Giorgio Battistelli
Scena e luci Angelo Linzalata
Regia del suono La Biennale di Venezia – CIMM, Centro di Informatica Musicale  Multimediale, Thierry Coduys

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