Verona: inossidabile Tosca

Diciassette anni e non sentirli; la Tosca secondo Hugo de Ana appartiene alla categoria degli “inossidabili”, ovvero a quegli spettacoli che non perdono smalto con il passare degli anni mantenendo vivo il loro fascino e la presa sugli spettatori.

Cannoni, fucili, picche e soldati, ovunque ossessivamente presenti, quasi a voler sublimare nel teatro la guerra reale; la presenza dell’elemento militare è costante, l’artiglieria in scena tuona sommessamente durante il “Te Deum”, soldatacci malmenano Spoletta reo di non aver trovato il nascondiglio dell’Angelotti; tuttavia la guerra guerreggiata – quella della sconfitta di Marengo –resta sullo sfondo; a rombare sono i cannoni delle anime dei protagonisti.

Lo spettacolo funziona soprattutto grazie ad un apparato scenico di grande suggestione, dominato dall’immensa testa dell’Angelo di Castello che campeggia al centro della scena; ai lati della testa sono le braccia, quello destro con la spada levata in alto, che si abbasserà solo alla fine, segno della sconfitta di tutti, perché in Tosca non vince nessuno.

Sensazionale il finale primo, con l’ostensione di una lunga teoria di prelati dalle facce di teschio, vestiti benissimo da costumi opulenti, così come splendidamente sovraccarichi sono gli abiti della protagonista e di Scarpia.

Francesco Ivan Ciampa, gesto ben calibrato e in grado di comunicare efficacemente con buca e palcoscenico, sceglie tempi sostenuti senza comunque mai perdere di vista lo slancio drammatico richiesto dalla partitura rendendola all’ascolto attraverso un mosaico dinamico acutamente calibrato. L’orchestra lo asseconda con buon piglio.

Roberto Alagna, forse l’ultimo vero tenore a rappresentare la Scuola Italiana, è Cavaradossi appassionato e tutto cantato sui fiati: una lezione di stile al netto di una voce che, seppur ancora fascinosa, ha smarrito – dannato Kronos – ogni traccia di armonici.

La Tosca di Aleksandra Kurzak è di contro granguignolesca nella recitazione, artificiosamente gonfiata nei centri e filiforme negli acuti; non bene.

Luca Salsi dal canto suo dà voce e corpo ad uno Scarpia icastico nel fraseggio e imponente nella presenza scenica.

Ottimo il Sagrestano privo di qualunque affettazione macchiettistica di Giulio Mastrototaro, così come risulta efficace l’Angelotti di Giorgi Manoshvili.

A completare la compagnia di canto lo Spoletta da manuale di Carlo Bosi, lo Sciarrone puntuale di Nicolò Ceriani e il Carceriere di Dario Giorgelè.

Un plauso particolare alla piccola Erika Zaha, Pastorello che canta intonato e con un romanesco quasi perfetto.

Bene il coro preparato da Roberto Gabbiani anche se negli interventi fuori scena è apparso fin troppo presente al pari delle campane tonitruanti; colpa di chi ne ha scelto la collocazione.

Anfiteatro pienissimo e successo per tutti.

Alessandro Cammarano
(29 luglio 2023)

La locandina

Direttore Francesco Ivan Ciampa
Regia, scene, costumi, luci Hugo De Ana
Personaggi e interpreti:
Floria Tosca Aleksandra Kurzak
Mario Cavaradossi Roberto Alagna
Il barone Scarpia Luca Salsi
Cesare Angelotti Giorgi Manoshvili
Il Sagrestano Giulio Mastrototaro
Spoletta Carlo Bosi
Sciarrone Nicolò Ceriani
Un carceriere Dario Giorgelè
Un pastore Erika Zaha
Orchestra e coro dell’Arena di Verona
Maestro del coro Roberto Gabbiani
Coro di voci bianche A.d’A.Mus.
Maestro del coro Elisabetta Zucca

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