Trento: Cifariello Ciardi in prima esecuzione, la forza di Background checks

In una città come Trento, poco interessata al contemporaneo in musica, accogliamo come una ventata di freschezza la proposta che l’Orchestra Haydn ha presentato in questo inizio d’anno ospitando Marco Angius come direttore. A onore del vero, la Fondazione Haydn è da anni impegnata nella valorizzazione e nella ricerca di musica nuova con la stagione operistica, ma per quanto riguarda la programmazione sinfonica l’abbonato storico detta ancora legge e il centro gravitazionale è più vicino al Congresso di Vienna che all’allunaggio.

In una serie di date che hanno raggiunto Merano, Bolzano e Trento  – il nostro ascolto all’Auditorium il 29 gennaio –, Marco Angius ha diretto l’orchestra regionale in un percorso musicale inusuale, che accostava brevi pezzi fioriti sulla strada del Novecento (la Pavane pour une infante défunte di Ravel, il Carnaval schumanniano nella trascrizione sempre di Ravel, l’Idillio di Sigfrido e Träume di Wagner) ed una prima assoluta del compositore romano Fabio Cifariello Ciardi, Background checks, lasciando aperte diverse possibilità di ascolto.

La stella di Angius è la chiarezza, di pensiero e di gesto. Nella serata trentina si coniuga la sua attitudine naturale alla scoperta con una sua recente “tendenza archeologica a far rivivere i ruderi della modernità” – come ci spiega lui stesso. E questo avviene attraverso il collante di un suono ricercato nelle anse della partitura, quasi appunto nelle sillabe di una parola. Sotto le sue mani, l’organismo orchestra risponde vivo, mai in ritardo laddove la consuetudine porterebbe al rilassamento e così la musica scorre con naturalezza, più fresca dell’età che porta. In questo senso, apprezziamo ancora di più l’esecuzione del Carnaval in cui è facile snaturare la freschezza pianistica. Qui rimane intatta, invece, la leggerezza e la flessibilità ritmica propria dell’attacco del dito vicino al tasto. Se è un’impresa far suonare un pianoforte come un’orchestra, Angius riesce nel capolavoro di far suonare l’orchestra come un pianoforte.

Dell’Idillio wagneriano ci piacerà vederne gli sviluppi, essendo oggetto di un prossimo lavoro di incisione per questo direttore, che vuole cogliere il senso drammaturgico del tempo, «si capisce – spiega – che Wagner ha bisogno di intervenire sulla percezione dell’ascoltatore e che considera la musica come un sistema assai complesso di relazioni psicologiche e sensoriali».

L’idea che ha messo in relazione in questo concerto composizioni apparentemente distanti è stata la connessione tra lettere e note, tra parola e musica. In Schumann, si tratta di quell’intrigante gioco criptico di leggere in una serie di lettere (qui Asch, nome della cittadina di una innamorata, ma anche parti del suo stesso cognome) una manciata di note (A S C H nella nomenclatura tedesca equivale alle quattro note la, mib, do, si) da utilizzare poi per la composizione vera e propria.  In Ravel,  senza cercare troppi cavilli storici, potrebbe essere l’allitterazione nelle parole “infanta defunta”. Per Cifariello Ciardi è una vera e propria ricerca sulla trascrizione strumentale di voci parlate, che nell’opera eseguita a Trento si riferiva ad un discorso tenuto da Barack Obama sul controllo dell’uso improprio delle armi, piaga della storia americana.

Se la chiave d’ascolto poteva sembrare troppo intellettuale e poco immediata per il pubblico – sebbene le note di sala che offre la Fondazione Haydn a cura del direttore artistico Daniele Spini e del musicologo Johannes Streicher siano tra le più complete ed interessanti che si possano avere! – la forza di un programma che nasce da un’idea ponderata è la possibilità di attraversarlo in più modi. E così il filo emozionale poteva semplicemente essere la voce dell’infanzia, la parola dei bambini: da quelli del gioco in Schumann a quelli dell’amore in Wagner (dedicatari del micro poema), da quelli della violenza nel discorso di Barack Obama sulle stragi nelle scuole americane, a quelli del non più, nella famosissima Pavane di Ravel. O ancora, l’ascolto poteva essere guidato da una ricerca stilistico compositiva che metteva a confronto brani nati da un esercizio di trascrizione: dal pianoforte solo all’orchestra per Ravel, dall’ensemble cameristico alla compagine più nutrita per Wagner, dalla parola alla musica per Cifariello Ciardi. Forse, con un’attenzione maggiore all’ascolto, l’abbonato delle file dietro non avrebbe ripetuto per tutto il concerto “cosa c’entra il carnevale con la ragazza morta”. Ma quello del pubblico è un altro problema che sicuramente la Fondazione affronterà, avendo dichiarato l’intento di voler “dare forma ad un futuro musicale”.

Chiudeva il concerto, a coronamento della serata, Background checks di Fabio Cifariello Ciardi, scritta nel 2019 su commissione della Fondazione Haydn per celebrare il 60°. L’opera amplifica e fa entrare nelle fila degli strumenti la voce del presidente americano, proiettando in sala il video del suo discorso del 2016 sulla strage avvenuta nella Sandy Hook Elementary School di Newtown, Cunnecticut, cogliendone e sottolineandone le inflessioni, la tensione del ritmo e delle pause. Aperto con rumori, fruscii e sfilettate sonore, quasi in un ricercare scientifico di ciò che accade dal nulla al primo fonema, la musica si realizza via via nell’incontro, nel riflesso e nell’incrocio con la voce di Obama, fino a strutturarsi a sua volta in vere “parole”, calamitandone il senso e il significato emotivo (carnage, massacre, violence). La tensione si costruisce a tal punto che ne esce una drammaturgia forte tra musica e parlato, rendendo interscambiabili una con l’altra e restituendo a noi una pièce di teatro musicale ben congegnata. Mentre lo sguardo di Barack Obama, dal video, fissa la platea in lunghe pause mute dovute al turbamento del massacro di bambini (“Your kids! My kids!”), la musica di Cifariello Ciardi valorizza i vuoti (di voce, di senso, di miseria) e si contorce per lo stesso sconvolgimento, legandoci hic et nunc. Il culmine tragico è raggiunto di lì a poco, nelle urla di una bambina irachena che si sfoga attraverso la voce dell’ottavino.

«È emozionante», scappa all’abbonato delle file dietro dopo l’ultima nota del brano, l’ultimo colpo: il proiettile che uccide il liceale Zaevion mentre protegge col suo corpo tre ragazze dal fuoco di uomini armati alla Fulton High School di Knoxville, Tennessee. C’è speranza per il contemporaneo, anche a Trento.

Monique Cìola
(29 gennaio 2020)

La locandina

Direttore Marco Angius
Violino Stefano Ferrario
Orchestra Haydn di Bolzano e Trento
Programma:
Maurice Ravel Pavane pour une infante défunte
Robert Schumann Carnaval, op. 9 (Orch. Maurice Ravel)
Richard Wagner Träume per violino e piccola orchestra
Richard Wagner Siegfried-Idyll
Fabio Cifariello Ciardi Background check (Prima assoluta – Commissione Fondazione Haydn)

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