Addio a Remo Vinciguerra

Se n’ è andato stanotte, dopo una breve malattia, il compositore Remo Vinciguerra, didatta e pianista abruzzese, conosciuto e assai stimato in Italia e all’estero. Sul leggio della maggior parte dei giovani pianisti fa capolino una sua raccolta, una delle oltre cinquanta che ha pubblicato sin dagli anni ’90 (Bèrben, Curci, Peters, Carabba, Virginio Cremona editore) e che hanno accompagnato i primi passi e i primi sorrisi di tanti studenti sulla tastiera. Quegli studenti che lui, con la poesia di un Rodari della musica, sapeva conquistare attraverso le sue melodie cariche di amore, spensieratezza e allo stesso tempo malinconia, mettendo in dialogo, con intelligenza, classica jazz e pop. Lo diceva sempre nella scuola doveva ha insegnato per tutta una vita (la Scuola Media Mazzini di Lanciano, in provincia di Chieti, che aveva salutato nel periodo peggiore della pandemia con il suo pensionamento) e nelle numerosissime masterclass tenute in ogni dove – Conservatori, Accademie, Scuole di musica, Associazioni concertistiche di tutta Italia – che i pianoforti non dovevano stare chiusi, che i ragazzi occorreva ispirarli attraverso una musica bella e a loro vicina per non farli disamorare dello strumento, per crescerli in un mondo sentimentale fatto di bellezza, arte e cultura.

Se n’è andato un grande motivatore. Ricordo l’effetto che faceva sugli allievi: tutti, dopo averlo incontrato, volevano suonare, ma proprio tutti, anche quelli più in difficoltà, e senza ansie, senza paure o crisi di autostima, solo con il desiderio enorme di trovare nella musica quella gioia di vivere che lui sapeva trasmettere senza pari. Lo hanno chiamato in molti modi, dal “Rodari della musica” al “Beyer del ‘900”, ma era anche un Re Mida, perché qualsiasi cosa gli passasse per la mente, qualsiasi idea accarezzasse, ne usciva una nuova raccolta di fiori musicali, una nuova favola di grande ispirazione. «Questa è l’ultima e poi non scrivo più!» diceva impettito con la sua voce tenorile e quell’accento di terra teatina. Ovviamente era impossibile, perché la sua creatività era un fiume in piena, era un uomo con gli occhi che brillavano come quelli di un bambino che ha in mente una marachella, sempre pronto a cominciare una nuova, fantasiosa, strabiliante, commovente, irripetibile avventura.

La malattia, che lo ha improvvisamente colpito solo tre mesi fa, non aveva fermato la sua voglia di andare avanti. Seppur affaticato, era salito dall’Abruzzo fino a Verona per incontrare il centinaio di giovani e giovanissimi pianisti che partecipavano al concorso internazionale a lui intitolato dall’Associazione “La musica che sorride” (di nome e di fatto, il sorriso era l’essenza di Remo Vinciguerra). Perché era proprio nel contatto con i giovani che le sue qualità si esprimevano al meglio: un uomo nato per essere insegnante, come pochi ne incontri e ne incontrerai sulla tua strada, capace di vedere i bisogni degli studenti al primo sguardo, come avesse un radar eccezionale per le fragilità umane. Dopo i primi successi e concerti in un gruppo jazz negli anni ’80, aveva dato maggior spazio alla strada dell’insegnamento, una scelta fortunata per generazioni di studenti. Anche a Verona, lo scorso maggio, aveva dispensato abbracci e sorrisi, parole illuminanti e consigli preziosi, e aveva ricevuto dalla casa editrice Curci il Premio “Una vita per la musica”, creato apposta per lui come riconoscimento dell’enorme lavoro compositivo dedicato al pianoforte. Lo stesso giorno, la sera del 15 maggio, tutti gli si erano stretti attorno per festeggiare il suo compleanno, 66 anni.

I funerali si terranno a Lanciano (Chieti),domani 4 luglio alle ore 15,00 in Cattedrale. Il Maestro Remo Vinciguerra lascia la moglie, Maria Lucia, e due figli, Maria Luigia e Francesco, oltre all’immensa famiglia di chi gli ha voluto bene e lo ha conosciuto attraverso la sua musica. Ciao Remo, continua a scrivere sul pentagramma e a sorridere, e ricorda di guardare giù, ogni tanto, con quel tuo sguardo che brilla, per permetterci di camminare ancora nei tuoi sogni musicali.

Monique Cìola
(3 luglio 2022)

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