Venezia: Il regno della luna fra Apple e Star Wars

Non si commercia, non c’è guerra, non si muore e le donne governano; quello della Luna è un reame ideale, una di quelle nazioni che anche a noi piacerebbe visitare per poi magari decidere di rimanere.

Il librettista del Regno della luna, anonimo ma molto vicino a Parini se non Parini stesso, rappresenta un’utopia plausibile fra richiami ariosteschi ed eco illuministe, il tutto con brio leggero e grande umorismo. I visitatori terrestri saranno messi di fronte alle loro pochezze dai saggi regnanti della luna. La musica di Niccolò Piccinni veste la parola con abiti impalpabili eppure sontuosi nei quali le citazioni e i richiami ironici ad altri compositori, il Gluck delle trenodie corali di Orfeo o delle due Ifigenie tanto per fare un esempio, si susseguono a dar vita ad un tessuto melodico straordinariamente vario.

Riesce perfettamente l’operazione di riscoperta e riproposizione per la prima volta in tempi moderni di questo piccolo gioiello dimenticato dopo la sua ultima rappresentazione, avvenuta a Dresda nel 1773 a soli tre anni dalla prima milanese del 1770, il tutto grazie al progetto di ricerca Opera Studio.

Davide Garattini Raimondi, con la complicità delle scene bellissime di Paolo Vitale, che cura anche un efficace disegno di luci, e dei costumi perfetti di Giada Masi, sposta l’azione nel 1969, ovvero nell’anno in cui la luna fu effettivamente raggiunta ed esplorata da una missione terrestre, segnando un punto di snodo determinante nella storia dell’uomo.

La scena, di un bianco immacolato ricorda “Base Luna” di Spazio 1999, ma i richiami alla fantascienza anni Settanta sono innumerevoli, a partire dalla scritta in puro stile Star Wars che racconta l’antefatto dell’opera durante l’ouverture. Sui quattro schermi posti a chiudere il fondo si proiettano filmati che richiamano le grandi scoperte e le innovazioni di quegli anni, dai primi passi della Apple agli evidenziatori fluorescenti ai videogames della Atari, passando per David Bowie-Ziggy Stardust e Raffaella Carrà. Non manca un omaggio al grande design: il trono della Luna è la mitica Egg Chair di Thor Larsen.
Davide Garattini, che oltre all’opera ama il musical, muove tutti con grande maestria delineando acutamente l’arroganza supponente dei terrestri attraverso la gestualità amplificata della Commedia dell’Arte alla quale si contrappone quella essenziale e stilizzata dei regnanti della luna.

Funziona tutto, ci si diverte e si riflette un po’ sulle miserie del militare Spaccone, dell’affarista Mercione e dello “scienziato” Stellante messe a nudo dalla saggezza di Astolfo e Astolfina. Alla fine le donne terrestri Frasia e Lesbina sceglieranno di rimanere sulla luna, anche perché non si invecchia e si può cambiare marito.

Sul versante musicale spicca la direzione di Giovanni Battista Rigon che, alla testa dell’Orchestra Barocca del Conservatorio Benenetto Marcello di Venezia, offre un’esecuzione mercuriale e vitalissima dell’impaginato restituendolo all’ascolto attraverso un gioco dinamico ben variegato. Valore aggiunto l’accompagnamento dei recitativi al cembalo, nei quali Rigon inserisce richiami ai “Figli delle stelle” di Alan Sorrenti, al “Triangolo” di Renato Zero e a “Sì viaggiare” di Battisti.

Giovanissima la compagnia di canto, talora acerba ma agguerrita, composta quasi esclusivamente da cinesi e coreani e che si esprime in un perfetto Lunasiano, fortunatamente comprensibile grazie ai provvidenziali soprattitoli.

Colpicono le voci di Dahee Min, Astolfina dalle agilità funamboliche,e di Jae Hu Jeohg, Mercione di bella grana.
Corretti gli altri: Jie Bao, Astolfo, Zheng Zhang, Stellante, Fang Guo, Spaccone, Ying Quan, Lesbina e, unica italiana, Sara Fogagnolo, Frasia.

Qualche piccolo inciampo per il Coro preparato da Francesco Erle.

Il pubblico, studenti in massima parte, gradisce e decreta un successo meritato.

Alessandro Cammarano

(Venezia, 18 maggio 2018)

La locandina

Direttore e maestro al cembalo Giovanni Battista Rigon
Regia Davide Garattini Raimondi
Scene e light designer Paolo Vitale
Costumi Giada Masi
Assistente alla regia Barbara Palumbo
Astolfo Jie Bao
Astolfina Dahee Min
Stellante Zhen Zhang
Spaccone Fang Guo
Mercione Jae Hun Jeong
Frasia Sara Fogagnolo
Lesbina Ying Quan
Orchestra e Coro del Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia
Maestro del Coro Francesco Erle

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