Firenze: in MyCallas la Divina ricordata con affetto sincero

All’interno del convegno che, dal 19 al 21 maggio, il Teatro del Maggio ha dedicato a Maria Callas nell’anno che segna il centenario dalla nascita – curato e condotto da Giovanni Vitali e Giancarlo Landini -, è stato proiettato un vero e proprio gioiello: il fim documentario MyCallas, realizzato da Icon APS grazie al contributo della Fondazione Polli Stoppani. Il documentario, ispirato al libro della giornalista piacentina Eleonora Bagarotti «100 anni di Maria Callas, nei ricordi di chi l’ha conosciuta» (ed. Arcana 2023) è stato realizzato dal regista Roberto Dassoni e, per la parte musicale, dal maestro Gian Francesco Amoroso. In un anno come questo, in cui si vedono o rivedono filmati che della Divina raccontano la splendida carriera e il jet set che le faceva da contorno, nonché la travagliata vita privata, ebbene, MyCallas vince per la delicatezza e la sensibilità con cui restituisce una donna e una cantante fuori del comune, raccontata, con affetto sincero, da chi le è stato vicino con affetto  – l’amica milanese Giovanna Lomazzi o il maggiordomo Ferruzzio Mezzadri – o chi l’ha apprezzata con competenza: le musicologhe Franca Cella e Carla Maria Casanova, il musicologo Giovanni Gavazzeni, Maria Francesca Siciliani – figlia del maestro che a Firenze l’ha “allevata” -, il musicologo Luciano Alberti (che a Firenze è stato anche direttore artistico del Teatro), il grande soprano Raina Kabaivanska e un fedele appassionato come il fiorentino Silvano Sanesi. Proprio questa parte fiorentina della vita della Callas è una delle cifre di valore che caratterizzano il documentario di Dassoni, che ha riconosciuto i veri mentori della Divina, come, appunto, il già citato maestro Siciliani, uno dei primi che hanno intuito le sue capacità e che l’ha fatta conoscere in ruoli all’epoca poco eseguiti, a partire dalla Norma stessa. Per non dire di come Dassoni abbia con sapienza “mixato” le varie testimonianze – in una prima parte dando più spazio al racconto e, dopo, facendo parlare ciascun testimone mentre ascolta e commenta un brano cantato da Maria -, così da far emergere i lati più veri della donna e dell’ artista, quella Maria che sul palcoscenico si trasformava, si immedesimava nel ruolo che cantava e arrivava al cuore degli spettatori. Tutti concordi che la voce non era perfetta, ma, come ha ribadito la Kabaivanska più volte, era “magica”.

E allora diventa vero quello che ha detto il regista sul suo lavoro: “MyCallas è un film documentario costituito sicuramente di ricordi ma anche di presente, quello dei suoi indiretti protagonisti, intervistati nelle loro case piene di libri, dischi, fotografie… vita di un tempo diventato mito e dunque senza tempo”.

Ottime le scelte musicali che accompagnano le immagini e i racconti, mai invasive ma sempre presenti e, soprattutto, sempre adeguate al momento del racconto. Gian Francesco Amoroso è musicista non solo ottimo, ma anche colto e raffinato, dunque è un piacere apprezzare il suo contributo a questo bellissimo lavoro.

Lui stesso ha eseguito al pianoforte, evocandone perfettamente tutta la passione o delicatezza, le arie scelte che esistono, appunto, in trascrizione, a partire da quella iniziale, la preghiera di Norma, “Casta diva”, proposta nella versione di Fryderyk Chopin. Ancora Bellini nella successiva, il canto di Amina “Ah! Non credea mirarti” da La sonnambula , “un delicatissimo notturno di disarmante intensità in una trascrizione pianistica ottocentesca di autore anonimo” dice Amoroso. Autore sconosciuto anche per la trascrizione della scena di Anna Bolena di Donizetti, “Al dolce guidami castel natio”, mentre è certa la paternità di quella del Preludio del terzo atto della verdiana Traviata, Emanuele Muzio (1821-1890) e quella dell’aria di Leonora “D’amor sull’ali rosee” da Il Trovatore, Luigi Truzzi (1799-1864). Di Carlo Carignani (1857-1919) è la trascrizione del “Vissi d’arte” dalla Tosca pucciniana, aria che viene proposta come video di chiusura del documentario, lì interpretata da Maria Callas. Quel primo piano di lei che canta “Vissi d’arte” è la scelta perfetta di Dassoni e Amoroso per restituire la voce magica, la donna che si trasforma nel personaggio che interpreta, la Divina, la rivoluzionaria del teatro musicale, insomma tutto quello che Maria Callas è stata e che con questo documentario si può ricordare e riapprezzare.

Donatella Righini
(19 maggio 2023)

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