Lubiana: Radvanovsky e Bezcala superstar

Iniziato nel nome di Verdi, l’undici luglio scorso nella grande sala del Cankarjev Dom, il Trittico di concerti lirico vocali del settantunesimo Festival di Lubiana è proseguito l’altra sera, nella stessa, gremitissima sala, con un omaggio a Puccini, di cui l’anno prossimo ricorre il centenario della morte, con appendici nel mondo slavo di Dvorak in omaggio alle ascendenze ceche della protagonista femminile, Sondra Radvanovsky, – statunitense residente in Canada, – e in quello verista di Mascagni e Giordano che conviene sia alla Primadonna, sia al suo partner tenorile, il polacco Piotr Beczala.

Che dire? Il programma della serata era strutturato in modo egregio e univa il noto, – Manon Lescaut, Tosca, Andrea Chénier, -, l’ormai ben conosciuta Rusalka del boemo Dvorak, al meno noto, Edgar e Le Villi a rappresentare la produzione giovanile del lucchese, o Siberia di Giordano, ripresentata di recente a Wexford e al Maggio Musicale Fiorentino, per non dire del raro, e coinvolgente, Guglielmo Ratcliff di Mascagni, di cui l’Orchestra Filarmonica Slovena sotto la direzione del Maestro pugliese Gianluca Marcianò ha eseguito la pagina più nota “Il Sogno”, per sola orchestra.

Se protagoniste assolute della serata erano le voci di Radvanovsky e Beczala, non può essere taciuto che l’esito trionfale del concerto è stato merito di una concertazione e direzione capziosa, che sapeva al tempo stesso sostenere i due cantanti, impegnati – va detto – in un repertorio oneroso ed esigente, e galvanizzare un’Orchestra che, di sera in sera, cresce a vista d’occhio e rivela in Ana Dolzan una spalla d’eccellenza.

Maestro e Orchestra si sono messi a servizio non tanto delle voci, entrambe autorevoli e gestite in modo impeccabile, ma della musica. Come non rilevare la brillantezza del suono della Filarmonica Slovena, e come non fare lo stesso per l’arte di saper respirare col canto di un Maestro che non conoscevamo, ma che – dopo questo concerto – poniamo fra i più interessanti almeno nel repertorio italiano del Novecento.

Segnamocelo in agenda questo nome, allora, Gianluca Marcenò, un musicista di vaglia, un uomo impastato di musica, che di musica vive.

Detto dell’Orchestra, detto del Maestro, restano le voci.

Piotr Beczala non è, molto probabilmente, il tenore drammatico da Manon o Chénier, ma è in grado di affrontarne, per il momento, alcune pagine.

Il suo canto è fermo, nitido, incapace di forzature e terso in ogni registro, con un’uguaglianza di suoni degni di uno Stradivari. Una lezione di canto più che di espressività.

Puccini gli conviene, per non parlare di Dvorak, Chénier è forse meno metabolizzato dall’artista, e lo trova in qualche modo in difetto d’italianità, cosa che vale anche per la partner, del resto. Ma sono inezie, nell’ambito di una prestazione di entrambi davvero esaltante.

Sondra Rodvanovsky è, da brava anglosassone di sangue slavo, una forza della natura. Prima ancora che una grande cantante è una grande comunicatrice, come lo era, a suo tempo, la grande Magda Olivero, o come lo è, anche se non canta più, da tempo, l’altrettanto grande Renata Scotto. E’ a questi modelli, ci pare, che Radvanovsky guarda con uno stile aggiornato all’epoca che stiamo e sta vivendo, ma con altrettanta grinta e altrettanto mestiere.

Fraseggiatrice capziosa Radvanovsky e in grado di restituire adeguatamente la parola scenica del canto italiano, e sa commuovere nel celeberrimo canto alla luna di Rusalka che dedica alla memoria del padre.

In Manon e Tosca però, è stata davvero insuperabile. Molti l’hanno voluta paragonare alla Diva russa che non molto ha convinto nel suo presentarsi al pubblico con un’inedita declinazione canora dei concerti di danza Bolle & Friends.

I paragoni, si sa, sono sempre antipatici e la personalità vocale e comunicativa di Sondra Radvanovsky, non cerca paragoni nel presente, li trova nel passato.

Al termine del concertone, due ore di musica eseguita da tutti al calor bianco, applausi a non finire, doni per tutti e un piccolo bis operettistico da La Vedova allegra e poi tutti a casa, col sorriso stampato sul viso di chi sa di aver impiegato bene la propria serata.

Rino Alessi
(19 luglio 2023)

La locandina

Direttore Gianluca Marcianò
Soprano Sondra Radvanovsky
Tenore Piotr Beczala
Orchestra Filarmonica Slovena
Programma:
Giacomo Puccini
Preludio da Edgar
Sola, perduta, abbandonata da Manon Lescaut
La Tregenda da Le Villi
Recondita armonia da Tosca
Mario, Mario, Mario da Tosca
E lucevan le stelle da Tosca
Pietro Mascagni
Intermezzo da Guglielmo Ratcliff
Antonin Dvorak
Aria del Principe da Ruslaka
Invocazione alla Luna da Ruslaka
Duetto da Rusalka
Umberto Giordano
Preludio da Siberia
La mamma morta da Andrea Chènier
Come un bel dì di maggio da Andrea Chènier
Vicino a te s’acqueta duetto da Andrea Chènier

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