Milano: les Contes convincono a metà

Considerato uno dei padri dell’operetta francese insieme a Hervé, Jacques Offenbach è stato ritenuto un autore minore e così anche la sua Opèra-fantastique in un prologo, tre atti e un epilogo –Les conte d’Hoffmann– per molti anni è stata declassata a genere inferiore rispetto ai grandi titoli del melodramma europeo.

Nel rileggere però la produzione operettistica di Offenbach ci si rende conto di essere di fronte a una scrittura non certo banale e spesso di non facile gestione ed esecuzione, sebbene l’autore stesso auspicasse vocalità non accademiche, tuttavia non prive di virtuosismi talora anche arditi.

Nonostante i pregiudizi Les conte d’Hoffmann è forse l’unico lavoro di Offenbach che rimane ancorato a una certa estetica di melodramma e pertanto accolta favorevolmente dal pubblico e dalla critica. Non sarebbe male, tuttavia, riscoprire altri titoli dello stesso, per far rivivere una importante compagine artistica della storia della musica francese che ha influenzato non poco le avanguardie novecentesche.

La Scala ripropone Les conte d’Hoffmann in una nuova produzione che convince in parte, non tanto (o solo) per l’edizione scelta, ma anche per per alcuni aspetti musicali e registici.

Dell’Opèra-fantastique in questione, infatti, esistono diverse versioni in quanto l’autore morì prima di completarla. La partitura, pertanto, avendo subito una notevole serie di rimaneggiamenti, tagli, aggiunte ecc. appartiene a quei casi in cui non è facile restituire una versione originale. A fronte di ciò il direttore Frédéric Chaslin ha optato per una edizione tradizionale senza curarsi di alcune revisioni recenti. Tutto sommato la sua è stata una concertazione onesta, priva però di quei chiaro-scuri che pervadono d’inquietudine la vicenda nonché di quello charme voluttuoso che a volte, se caricaturizzato, rende ancor più intrigante questa partitura.

Sul versante registico Davide Livermore crea un apparato ricco di suggestioni la cui ridondanza a volte può risultare fuorviante ai fini di una contingente comprensione drammaturgica della vicenda. Tutto estremamente dinamico grazie anche all’uso sapiente delle luci di Antonio Castro, al teatro d’ombra della Compagnia Controluce e alle scene di Ciò Forma in hanno trovato risalto i costumi di Gianluca Falaschi. Sipari leggeri crollano per dar spazio ad altri scenari, improvvisamente la platea viene ricoperta da un telo nero che viene agitato sopra il pubblico spettinando le incipriate dame milanesi, una Olympia scarnificata, una macchina da scrivere, mimi e tanto altro ancora in una visionaria regia che però affascina solo in parte.

Sul versante vocale spicca l’Hoffmann di Vittorio Grigolo, istrionico scenicamente, vocalmente limpido nella dizione e sempre generoso nei volumi, entusiasma il pubblico col suo effervescente carisma teatrale. 

Al suo fianco una eccellente Eleonora Buratto affronta con mezzi solidissimi l’impervia parte di Antonia mantenendo sempre una linea di canto elegante e un’emissione vellutata di preziosa intensità emotiva. 

Meno a fuoco è l’Olympia di Federica Guida, corretta ma non brillantissima, forse un po’ penalizzata dall’impianto registico che l’ha portata a destrutturare una delle scene più inquietanti e al tempo stesso esilaranti di quest’opera. 

Ottima Marina Viotti nel duplice ruolo di Niklausse/La Muse così come Francesca di Sauro in Giulietta/Une voix. 

Scenicamente convincente anche Luca Pisaroni nell’incarnare i quattro personaggi di Lindorf, Coppélius, Dappertutto e Docteur Miracle.

Bene il resto del cast con un plauso per Alfonso Antoniozzi nei panni di Luther-Crespel.

Il coro, istruito da Alberto Malazzi, come sempre impeccabile.

Riscopriamo tesori barocchi dimenticati, forse è venuto il momento di proporre anche titoli importanti dell’operetta francese.

Gian Francesco Amoroso 

(22 aprile 2023)

La locandina

Direttore Frédéric Chaslin
Regia Davide Livermore
Scene Giò Forma
Ombre Controluce Teatro d’Ombre
Costumi Gianluca Falaschi
Luci Antonio Castro
Personaggi e interpreti:
Olympia Federica Guida
Giulietta Francesca Di Sauro
Antonia Eleonora Buratto
Stella Greta Doveri
Hoffmann Vittorio Grigolo
Lindorf/Coppelius/Dottor Miracle/Dapertutto Luca Pisaroni
Nicklausse/La Muse Marina Viotti
Hermann/Schlemil Hugo Laporte
Andrés/Cochenille/Frantz/Pitichinacchio François Piolino
Luther / Crespel Alfonso Antoniozzi
Spalanzani Yann Beuron
Nathanael Néstor Galván
Une voix Alberto Rota
Orchestra e coro del Teatro alla Scala
Maestro del coro Alberto Malazzi

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