Milano: un Titano tirato a lucido

Dopo l’inaugurazione affidata a Andreij Boreijko ed all’Orchestra Sinfonica di Milano il secondo concerto del Festival Mahler vede l’atteso ritorno del Maestro Riccardo Chailly, che fu di casa all’Auditorium in qualità di Direttore Musicale dell’Orchestra Sinfonica di Milano dal 1999 al 2005. L’orchestra presente sul palcoscenico però è questa volta la Filarmonica della Scala. Oltre alla Sinfonia n.1 “Titano” il programma presenta una sorpresa: il breve Preludio sinfonico in Do minore ricostruito da Albrecht Gūrsching.

Difficile esprimersi al primo ascolto su un brano “composto” a quattro mani con un secondo intervento a posteriori e difficile è anche valutarne l’esecuzione.

A nostro avviso sembra esserci davvero poco di Mahler, anche di quello giovanile del Quartetto con pianoforte che abbiamo avuto modo di ascoltare al Teatro Gerolamo. Prevale un linguaggio che potremmo definire cinematografico e che ci lascia piuttosto perplessi come altri tentativi di completamento di frammenti, per esempio quelli schubertiani con l’intervento di Newbould. Ma veniamo al Titano.

La prima sinfonia ebbe, come la seconda ascoltata ieri, una gestazione travagliata: tre versioni molto diverse tra loro negli otto anni che vanno dal 1888 al 1896. Quella definitiva è in quattro movimenti con lo Scherzo in seconda posizione. Il pedale iniziale degli archi è un efficacissimo modo per descrivere uno spazio atemporale dove pian piano di volta in volta cominciano a comparire frammenti che si costituiranno in materiale tematico poco dopo.

Già dopo poche battute la Filarmonica capisce di potersi permettere delle sottigliezze e raffinatezze che nella sala del Piermarini andrebbero buttate al vento. La direzione di Chailly, una delle sue migliori esecuzioni degli ultimi anni, è sempre fedele a sé stessa: grande attenzione ai metronomi, cercando di essere il più aderenti possibile dal punto di vista ritmico e del testo.

Questo punto di vista, che Chailly estende a tutto il repertorio che affronta, restituisce in sala una grande chiarezza dell’architettura del brano, ma forse un po’ di schematicità dal punto di vista del fraseggio. A questo si aggiungono delle dinamiche molto spinte dal mezzoforte al fortissimo che in Auditorium sono probabilmente un po’ troppo aggressive. L’aspetto però che ci ha particolarmente impressionato è la trasparenza e la brillantezza che il direttore milanese è riuscito a dare ad una partitura così densa e con un organico così strumentalmente ricco. La quantità di dettagli, non forzatamente evidenziati, ma naturalmente entrati a far parte del discorso musicale è stata davvero impressionante anche nei momenti dove la scrittura è più densa. L’Orchestra Filarmonica della Scala ha messo in campo un organico di primissimo livello anche con il recente ricambio generazionale che sta avvenendo all’interno dell’orchestra: solidissimo e dal bel suono potente il primo corno Giovanni Emanuele Urso, Marco Toro prima tromba con il suo suono argentino e affilato senza parlare degli strumentini: Andrea Manco primo flauto e Fabrizio Meloni primo clarinetto. Un po’ chiaro il suono del primo oboe Lorentz Rety. Aggiungiamo ad essi anche il solo grottesco del primo contrabbasso Alessandro Serra che esegue il tema di Fra Martino in tonalità minore all’inizio del terzo movimento.

Lo squarcio del movimento conclusivo porta inesorabilmente in nuovi spazi. Anche qui, come nella seconda sinfonia, il tema della coda fa delle apparizioni durante il tutto il movimento creando un processo di accumulazione di tensione che verrà liberata e dissipata proprio con l’apoteosi finale.

Lunghissimi ed entusiatici gli applausi del pubblico in sala che richiama il maestro Chailly numerose volte sul palcoscenico a prendere gli applausi insieme alla Filarmonica, protagonisti di questo memorabile concerto mahleriano.

Luca Di Giulio
(26 ottobre 2023)

La locandina

Direttore Riccardo Chailly
Filarmonica della Scala
Programma:
Gustav Mahler
Preludio sinfonico in Do minore ricostruzione di Albrecht Gūrsching
Sinfonia n. 1 in Re maggiore “Il Titano”

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