Ravenna: Riccardo Muti per i giovani con l’Italian Opera Academy

Tra gli impegni che costellano il mese di agosto di Riccardo Muti, e che spaziano da concerti a premi a presentazioni del suo nuovo libro L’infinito tra le note, particolarmente significativo è quello di domani sera, 13 agosto, quando dirigerà al Festival di Salisburgo la Messa da requiem di Verdi in memoria di Herbert von Karajan, scomparso il 16 luglio di trent’anni fa. All’inizio del mese, invece, Muti era ancora immerso in un’attività di segno molto differente: quella dell’Italian Opera Academy per giovani direttori d’orchestra e maestri collaboratori, che in questa quinta edizione si è incentrata sulle Nozze di Figaro mozartiane anziché su titoli verdiani come negli anni precedenti.

L’italianità delle tre opere realizzate da Mozart con Lorenzo Da Ponte è innegabile e non soltanto per la lingua in cui fu scritto il libretto, ma per la conoscenza e la profonda assimilazione che il Salisburghese aveva del nostro eloquio, fin nelle più riposte sfumature delle parole. Doppi sensi compresi: i due burloni, compositore e librettista, che erano entrambi molto disinvolti nei confronti dei piaceri sensuali e lavorarono a stretto contatto, infarcirono il testo di riferimenti più o meno velati (un caso tra i tanti: il Conte definito “uccellatore” nel quart’atto), come in misura ancora maggiore avrebbero fatto poi in Così fan tutte. Ma scavando nel testo delle Nozze, sotto la vicenda imperniata su amore, fedeltà a rischio e contrasto di classi sociali, si trova anche parecchio altro, da criptici riferimenti alla massoneria a ben più evidenti presagi di climi rivoluzionari, già presenti nella pièce originaria di Beaumarchais e, peraltro, molto forti anche in certi passaggi strumentali.

Un terreno fertile per il lavoro di Riccardo Muti, che del rapporto tra parola e musica nell’opera italiana ha fatto uno dei perni della sua incessante ricerca. Ai cinque giovani direttori, tutti stranieri, selezionati tra le centinaia che avevano fatto richiesta di accedere all’Academy, Muti ha raccomandato subito di studiare la nostra lingua, competenza fondamentale per comprendere e interpretare questo repertorio. Anche chi fa parte dell’orchestra deve sapere che cosa stia accadendo in scena, per suonare con lo spirito giusto; quindi Muti si è fatto carico durante l’Accademia di spiegare volta a volta l’azione, che in quest’opera magnifica è piuttosto complessa e intricata.

Didatta di grande levatura per vocazione e convinzione, come nelle edizioni passate Riccardo Muti ha dispensato il suo insegnamento su vari fronti, dall’impostazione della tecnica direttoriale agli avvertimenti sulla resa strumentale, dalla postura sul podio al rapporto con i cantanti e l’orchestra, così come l’approfondimento di molti aspetti dell’opera sia musicali sia testuali, impugnando ogni tanto la bacchetta per fornire un esempio, sempre con la sua caratteristica capacità di correggere senza avvilire e di muovere al sorriso o alla risata come efficace alleggerimento della tensione. Soprattutto, con totale rispetto e grande apertura nei confronti dell’indole di ciascuno. L’insegnamento di Riccardo Muti non è fatto di una serie di regole restrittive e non vuole assolutamente produrre una serie di piccoli Muti a sua immagine e somiglianza, ma completa le basi di giovani direttori già ampiamente formati e, cosa di grande rilievo, fornisce loro un metodo con cui potranno affrontare tutto il repertorio, non solo l’opera oggetto dell’Accademia.

È un metodo che ha le radici nella grande tradizione italiana, con il suo nume Toscanini, e che prevede grande cura, intensa dedizione e molto tempo sia per la preparazione dell’orchestra sia per quella dei cantanti, che nel proprio interpretare devono essere consapevoli di ogni inflessione e accento. Per questo le lezioni dell’Academy sono sempre precedute dalle prove al pianoforte e, oltre ai direttori, anche i giovani maestri collaboratori approfondiscono ogni aspetto della propria professione, la cui importanza ai nostri tempi è in generale troppo trascurata.

Così si dovrebbe sempre fare l’opera, in particolare quella italiana che, come Muti sottolinea, soprattutto nei paesi di lingua tedesca è sottovalutata e considerata, con poche eccezioni, un genere d’intrattenimento. Fortemente critico nei confronti del teatro di regia e delle cervellotiche elucubrazioni di tanti suoi esponenti, Riccardo Muti non si occupa nelle sue Accademie delle componenti visuali dello spettacolo; lo faranno altri. Intanto, però, la musica è salva e trova continuamente nuova vita nel rapporto con la parola.

Dell’efficacia del metodo di Muti fanno fede i concerti finali in cui i giovani direttori (quest’anno la cinese Jiannan Cheng, il tedesco di madre italiana Nicolò Umberto Foron, l’austriaco Felix Hornbachner, Lik-Hin Lam, noto anche come Stephen Lam, nato a Hong Kong, e David Quang Tho Bui, di origine vietnamita) dirigono parti dell’opera. Ciascuno, nell’appuntamento conclusivo di quest’edizione, tenutosi il 2 agosto al Teatro Alighieri, ha espresso una propria personalità ben definita, ma ha mostrato anche in modo palpabile i notevoli progressi nella comprensione e nella resa dell’opera ottenuti durante il corso. Muti stesso, come di consueto, due sere prima ha diretto da par suo una serie di brani delle Nozze, mentre il concerto dei giovani è stato replicato il giorno 3 al Teatro Galli di Rimini, presente il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ben assortita e di pregevole livello la compagnia di canto, che ha partecipato a tutte le prove, con Luca Micheletti (il Conte), Serena Gamberoni (la Contessa), Damiana Mizzi e Vittoria Magnarello (Susanna), Alessio Arduini (Figaro), Paola Gardina (Cherubino), Isabel De Paoli (Marcellina), Carlo Lepore (Bartolo), Matteo Falcier (Basilio), Riccardo Benlodi (Don Curzio), Letizia Bertoldi (Barbarina) e Adriano Gramigni (Antonio).

Un contributo sostanziale alla felice riuscita dell’Accademia è stato garantito anche quest’anno dalla duttile e partecipe Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, brillante compagine che a rotazione si rinnova ogni tre anni, fondata e seguita con costanza da Muti. Tra tanti ragazzi, spiccava al primo leggio delle viole un amabile signore più attempato, Li-Kuo Chang, prima viola della Chicago Symphony Orchestra di cui Riccardo Muti è direttore musicale dal 2010. Chang, che ha voluto partecipare in prima persona all’Accademia per l’interesse che porta al lavoro di Muti, alla fine ci ha dichiarato di essere sbalordito per la straordinaria sensibilità dei musicisti della Cherubini e davvero soddisfatto per la gradevolissima esperienza.

Patrizia Luppi
(20 luglio – 2 agosto 2019)

La locandina

Docente Riccardo Muti
Direttori Jiannan Cheng, Nicolò Umberto Foron, Felix Hornbachner, Lik-Hin Lam, David Quang Tho Bui
Il Conte Luca Micheletti
La Contessa Serena Gamberoni
Susanna Damiana Mizzi/Vittoria Magnarello
Figaro Alessio Arduini
Cherubino Paola Gardina
Marcellina Isabel De Paoli
Bartolo Carlo Lepore
Basilio Matteo Falcier
Don Curzio Riccardo Benlodi
Barbarina Letizia Bertoldi
Antonio Adriano Gramigni
Orchestra Giovanile Luigi Cherubini

0 0 voti
Vota l'articolo
Iscriviti
Notificami

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti