Rovereto: le declinazioni della Natura al Festival Settenovecento

La Natura evocata e non descritta, intesa come insieme di elementi fondanti ed essenziali, sta alla base dei due concerti sinfonici proposti nell’ambito della sesta edizione del Festival Settenovecento, che quest’anno – e non a caso – porta il titolo di “Naturalia. Rumori della natura e sospiri dell’anima.

Protagonista ancora una volta l’Orchestra Filarmonica Settenovecento, compagine tra le più interessanti fra quelle giovanili, formata da strumentisti rigorosamente under30 provenienti prevalentemente dai conservatori di Trento, Bolzano, Verona e Brescia, ai quali viene offerta la possibilità – retribuita – di crescere artisticamente e professionalmente nel periodo che va dall’uscita dall’ambito scolastico all’ingresso di quello professionale; il tutto sotto la guida di strumentisti in carriera che svolgono un costante tutoraggio “dall’interno” suonando loro stessi in orchestra.

La scelta del festival roveretano è quella di proporre programmi non “di giro”, costruiti sulla ricerca di impaginati poco frequentati quando non “inusuali” uniti ad altri estremamente conosciuti.

Anche quest’anno la scelta del direttore è apparsa vincente oltre che all’insegna di quell’attenzione ai giovani che è principio primo del Festival.

Nicolò Jacopo Suppa, con i suoi ventinove anni e una carriera che si sta avviando tra studi e collaborazioni con bacchette del Calibro di Gianandrea Noseda e Daniele Gatti oltre che prossimo finalista al “Cantelli”, è risultato determinante per la piena riuscita del doppio appuntamento sinfonico.

Il suo gesto limpido, immediatamente intellegibile dall’orchestra, lontano da “coreografie” prive di senso anche se talora gradite ad un certo tipo di pubblico, si coniuga con un uno studio profondissimo della partitura. Suppa solleva la pagina scritta per andare a cercare quello che c’è sotto, non si accontenta di “trasmettere” facendo invece del “motivare” il cardine di ogni sua scelta, sempre alla luce dell’essenza prima della composizione.

Il concerto del 24 giugno scorso, dal titolo “Natura romantica” si apriva con l’Ouverture Le Ebridi op. 31 di Felix Mendelssohn della quale Suppa offre una lettura tesa e guizzante, capace di procedere per brevi pennellate sonore a richiamare ora il frangersi delle onde sui basalti delle scogliere ora a cogliere il richiamo di un gabbiano, il tutto in una narrazione convincentemente rapsodica.

A seguire la Serenata op. 31 per tenore, corno e archi di Benjamin Britten; composta nel 1943 tra gli orrori della guerra è un inno alla nostalgia per un’Arcadia vissuta, e momentaneamente perduta, attraverso testi dei massimi autori della poesia pastorale inglese tra cui William Wordsworth, John Milton e Matthew Arnold.

Il corno che apre e chiude – fuori scena – la composizione rimanda ad echi di gioie lontane e di duoli presenti, dialogando con la voce di tenore che canta quasi sempre sopra il passaggio in uno scambio continuo di elementi melodici e contrappuntistici che rimandano alla tradizione medievale ma anche e soprattutto alla vocalità di Dowland.

Insieme a quello del direttore, che esalta le lacerazioni emotive qui proposte da Britten – come sarà anche nel War Requiem – attraverso agogiche livide e dinamiche stringenti, essenziale l’apporto del ventitreenne cornista Achille Fait, che tra l’altro sceglie di aprire e chiudere la Serenata usando il corno naturale – padroneggiato con assoluto virtuosismo – mostrando grande maturità d’interprete attraverso una ricerca sempre meditata di colori e accenti.

Blagoj Nacoski, giunto all’ultimo minuto a sostituire l’annunciato Leonardo De Lisi, si rendeva protagonista di una prova maiuscola restituendo la parte del tenore – pensata da Britten per il suo Peter Pears – con un fraseggio dolente e sempre misuratissimo, tutto poggiato sul fiato e capace di aprirsi a squarci di straniante malinconia.

A concludere il programma la Sinfonia n. 1 op. 38 La primavera di Robert Schumann nella quale Suppa, complice ancora una volta la freschezza dei ragazzi della Settenovecento, si mostra interprete acuto mettendo in bella evidenza – fin dalla fanfara di trombe e corni che aprono il primo movimento e che sembrano il risveglio alla luce dopo una notte agitata – la circolarità della composizione nel suo diffondersi di melodie popolari che tuttavia non cadono mai nella trappola del calligrafismo.

Il concerto del 26, “Pastorali d’Oltralpe”, prevedeva uno dei capisaldi del classicismo sinfonico preceduto da una composizione meno eseguita ma di valore assoluto.

In apertura si ascoltava Pastorales che il bretone Guy Ropartz, allievo di Vincent d’Indy e César Franck, compose alla fine della sua lunga parabola nel 1950 – morirà nel 1955 – racchiudendovi tutto l’amore per la sua terra natale dove si era ritirato ancor giovane fuggendo dal fragore parigino. Si tratta sicuramente di un pezzo accademico, intendendo il termine nella sua accezione più altra, ma al contempo ricco di spunti derivanti dal folklore bretone uniti ad una stringatezza narrativa capace di slanci melodici fascinosi.

La giovane bacchetta dominava la partitura senza cedere alle fascinazioni di un sentimentalismo deteriore che pure essa potrebbe suggerire, restituendola con sonorità ricche ma allo stesso tempo capaci non perdere mai di vista l’essenzialità del suono.

Subito dopo – i concerti non prevedevano intervallo – una Sesta di Beethoven di scintillante bellezza, cesellata nei particolari come un bassorilievo di Canova, priva di languori e sempre ricca di senso. Suppa respira con l’orchestra aprendosi ad un suono apollineo e addentrandosi in una narrazione incardinata su una trina agogica di assoluto nitore.

Successo caloroso e meritatissimo al termine di entrambe le serate, con tanti giovani tra il pubblico.

Alessandro Cammarano
(24 e 26 giugno 2022)

La locandina

24 giugno

Direttore Nicolò Jacopo Suppa
Tenore Blagoj Nacoski
Corno Achille Fait
Orchestra Filarmonica Settenovecento
Programma:
Felix Mendelssohn Bartholdy
Ouverture Le Ebridi op. 26
Benjamin Britten
Serenata op. 31 per tenore, corno e archi
Robert Schumann
Sinfonia n. 1 La primavera op. 38
26 giugno
Direttore Nicolò Jacopo Suppa
Progamma:
Guy Ropartz
Pastorales
Lundwig van Beethoven
Sinfonia n. 6  in fa maggiore op. 68 Pastorale

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