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“Six” è un musical che ha saputo entrare nella storia. Lo ha fatto nella storia del musical dove ha ottenuto due Tony Awards con 6 nominations e 6 nominations agli Olivier Awards, e lo ha fatto in quella inglese, raccontando le 6 regine, le mogli di Enrico VIII.

L’Italia, da qualche mese, ha la possibilità di assistere a un allestimento coloratissimo, sontuoso e innovativo di questa storia di assassine, corruzione e ricerca di fama e notorietà ambientata nella Chicago degli anni ‘20. 

Accompagnati al pianoforte dal bravissimo Theo Jamieson, hanno proposto una scaletta che ha dimostrato la loro voglia di spaziare nel tempo, nei generi e tra i loro cavalli di battaglia che hanno usato come banchi di prova per superare loro stessi.

Nessuno mai, dal 1986 a oggi, aveva osato portare in scena questo spettacolo, così complesso, così ricco di dettagli e soprattutto così iconico da essere noto anche a chi non lo ha mai visto. Londra lo ha accolto con passione e dal 1986 a oggi non lo ha mai visto chiudere (se non nel periodo della pandemia).

Dieci anni dopo “Priscilla- La regina del deserto” ha debuttato nello stesso teatro in cui ha chiuso il suo primo allestimento.

Come si fa a raggiungere il mezzo secolo ballando sui tacchi alti e abusando di calze a rete e corsetti? La risposta, guardando lo spettacolo, è più che chiara: dandogli vita.

L’Italia ha finalmente l’occasione di vedere in scena “Tick, Tick…Boom”, il musical semiautobiografico di Jonathan Larson grazie alla STM (Scuola del Teatro Musicale) e al Teatro Coccia di Novara. Il Rossetti ha ospitato solo una replica di una produzione che ha superato di gran lunga le aspettative. Dopo anni di produzioni italiane con nomi televisivi di dubbio talento, ecco sul palco un giovane Nicolò Bertonelli […]

Si chiama “Stagione Politeama” e da quest’anno racchiude sia i musical che i grandi eventi aprendo alla danza e ad altre forme di teatro al Rossetti.

Che Thomas Borchert sia una star non ci sono dubbi. Austria, Germania e Svizzera lo amano alla follia, compositori come Frank Wildhorn hanno scritto spettacoli per la sua voce, quindi non stupisce che sia davvero un fuoriclasse. Eppure coloro che sono arrivati al Rossetti, martedì sera, non avrebbero mai potuto arrivare preparati per un concerto come quello che hanno visto.