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In questa nuova produzione scaligera, la cui ultima edizione risale al dicembre 1988 firmata da Riccardo Muti e Luca Ronconi, la regia è stata affidata a Chiara Muti, al suo debutto nel teatro meneghino.

Dal 20 marzo al 10 aprile Michele Mariotti dirige al Teatro alla Scala sei rappresentazioni di Guillaume Tell di Gioachino Rossini con la regia di Chiara Muti al debutto scaligero, le scene di Alessandro Camera, i costumi di Ursula Patzak, le luci di Vincent Longuemare e la coreografia di Silvia Giordano.

La regia è di Lluís Pasqual, le scene di Daniel Bianco e i costumi di Franca Squarciapino. Protagonisti Francesco Meli, Anna Netrebko, Michele Pertusi, Elīna Garanča, Luca Salsi e Ain Anger.

La bellezza di questa edizione risiede nelle scene e costumi firmati da Alessandro Ciammarughi che restituisce con dovizia di dettagli una serie di suggestivi quadri rinascimentali che rievocano l’ambientazione spagnola in cui è ambientata la vicenda.

Lo spettacolo è di Pier Luigi Pizzi ed è impaginato con la lucida ed essenziale efficacia che ha sempre caratterizzato il suo stile, ammirevolmente aggiornato – oggi – alla luce delle più recenti possibilità tecnologiche.

Quarta e ultima replica della stagione per il Barbiere di Siviglia firmato da Hugo De Ana per la centesima edizione dell’Arena Opera Festival di Verona.

Ad allestire l’Aida del Centenario – o meglio del centesimo festival, visto che il secolo del festival areniano era già stato correttamente celebrato nel 2013 – è stato chiamato Stefano Poda, al suo debutto in un grande spazio all’aperto, che dell’allestimento cura regia, scene, costumi, luci e coreografia: il risultato è tale da far rimpiangere la produzione storica del 1913.

L’operazione del maestro Chailly è lodevole nonché ormai necessaria per diversi motivi. Il primo perché in questo modo, finalmente, abbiamo potuto sentire un titolo celeberrimo e spesso rappresentato nel tempio meneghino sotto una nuova luce; […]

Leggerezza, impronta novecentesca e una buona dose di hi-tech sono la giusta commistione per conquistare il pubblico palermitano con la nuova produzione del Don Pasquale di Gaetano Donizetti firmata dal regista Damiano Michieletto, titolo tra i più interessanti dell’intera stagione operistica del Teatro Massimo.

Per questo Moïse la scelta è caduta su Tobias Kratzer, che in Europa è conosciuto per allestimenti “moderni” di grande (e provocatorio) impatto, non ultimo un Tannhäuser circense e pop in quel di Bayreuth.

Alla fine la conquista di Gerusalemme si riduce, in chiave post-moderna, nella distruzione di un chiosco di kebab e la conseguente uccisione del povero gestore, con tanto di striscione “Deus vult” é…*

Lisette Oropesa incanta per come si pone in scena, per il nobile porgere delle frasi, per la purezza di stile e di emissione.

Continua il “crescendo” del Festival Internazionale Maria Callas tra Verona e Fiuggi verso il centenario della nascita della Divina.

In ogni caso, questi elementi visuali (realizzati da D-Wok) si sono misurati sempre con una presenza tutto sommato piuttosto ingombrante di elementi scenografici provenienti dal magazzino areniano, “egizi” in senso assai generico […]