Tours: il lato leggero di Ulisse in patria

Se l’Orfeo nasceva per la corte – segnatamente quella dei Gonzaga – il Ritorno di Ulisse in patria e la successiva Incoronazione di Poppea, restringendo il discorso alle uniche tre opere del catalogo monterverdiano arrivate sino ad oggi più o meno nella loro interezza, sono concepite per il teatro, ovvero per una fruizione allargata e replicata oltre che “popolare.

Giunto a Venezia da Mantova nel 1613 con l’incarico di maestro di cappella della basilica di San Marco Monteverdi coglie immediatamente lo spirito della città lagunare imponendo allo stesso tempo la sua visione anche in ambiente teatrale non solo dal punto di vista artistico ed estetico ma anche per quanto attiene alla comprensione immediata della realtà, politica e organizzativa, e delle forze in campo che regolavano le rappresentazioni nella Serenissima.

I trentasette anni che intercorrono tra Orfeo e Ulisse segnano infatti un cambiamento profondo non solo nell’estetica teatrale e drammaturgica monteverdiana, ma anche una svolta in senso pratico: se per la corte dei Gonzaga l’organico orchestrale risulta assai corposo, quello di Ulisse e Poppea è ridotto all’essenziale sia per ragioni strettamente economiche – i teatri vivono della vendita dei biglietti – che più squisitamente logistiche, visto che mancando ancora la buca gli strumenti condividono il palcoscenico con cantanti e coro.

Tra le novità dell’Ulisse – andato in scena nel 1640 al teatro di San Cassiano – sta nel nuovo rapporto che nel libretto di Giacomo Badoaro, esponente di spicco dell’Accaemia degli Incogniti, si instaura tra uomini e divinità.

Se fino ad allora gli dei erano apparsi come entità presenti ma del tutto autonome nel loro governare le sorti degli umani, qui si assiste invece ad un’umanizzazione della divinità che si concretizza in scambi quasi affettuosi e una partecipazione alle vicende dei mortali.

Emiliano Gonzalez Toro, con Mathilde Etienne e l’ensemble I Gemelli, freschi di una registrazione discografica che in poche settimane ha raccolto numerosi premi internazionali portano il Ritorno di Ulisse in patria ai Concerts d’Automne, dove nel 2021 erano stati protagonisti di un memorabile Orfeo (qui la recensione), in una visione musicale e drammaturgica che presenta più di un punto di novità – e di discussione – rispetto a quanto si è visto ed ascoltato finora.

Gonzalez Toro, direttore – o meglio concertatore – e interprete del ruolo-titolo rifugge dai ritmi incalzanti di certo barocco che pur storicamente informato nell’esecuzione risulta talora esagerato optando per un tactus che si fonda sul battito cardiaco e alle sue naturali variazioni a seconda delle emozioni, restituendo – così dice – naturalezza alla musica ed all’azione.

Dal canto suo la Etienne, autrice della mise en espace e presente anche lei in scena nei panni dell’ancella infedele Melanto, legge l’opera in chiave tragicomica più che tragica rendendo in qualche modo “buffi” anche i personaggi tradizionalmente considerati drammatici.

Ulisse nel suo travestimento da mendicante canta con voce senile e zampetta appoggiandosi ad un bastone, Penelope a sua volta sembra piangere lacrime alla sincerità delle quali si fa fatica a credere, per arrivare Eumeo solitamente servo di animo noblile qui parecchio macchiettisico.

A loro volta i Proci, i Feaci e gli stessi dei si rifanno qui più alla Commedia dell’Arte che non al teatro serio.

Il tutto lascia un po’ spaesati ma lo spunto di riflessione è comunque interessante e degno di approfondimento.

Del tutto convincente il versante musicale a cominciare dai Gemelli, che si conferma ensemble di alto livello per omogeneità di suono che per intonazione.

Nella compagnia di canto primeggia Gonzalez Toro il cui Ulisse, quando veste i panni del padre e del marito, trova accenti brillanti e un canto fleurissant.

Splendido il Telemaco dalla voce apollinea e dal fraseggio scolpito di Zachary Wilder e sontuosa la Penelope sfaccettata di Fleur Barron.

Bravissimi Juan Sancho – cantante di gran classe – a dar vita con ammirevole aderenza a Giove e Anfinomo  e Alvaro Zambrano capace di disegnare un convincentissimo Eurimaco.

Molto bene fanno anche Christian Immler, Nettuno autorevole, Nicolas Brooymans che interpreta con eguale classe Antinoo e Tempo, Nicholas Scott come Eumete,Fulvio Bettini Iro irrestibile e Anders Dahlin come Pisandro..

Ancora una volta non delude David Hansen capace di dare voce e corpo alla Humana Fragilità con sensibilità e accenti accorati.

Meno interessanti seppur corrette le altre voci femminili: Alix le Saux (Ericlea), Lysa Menu  (Giunone) e Mayan Goldenfeld (Minerva/Fortuna).

Pubblico infiammato e applausi copiosi per tutti.

Alessandro Cammarano
(14 ottobre 2023)

La locandina

Direttore Emiliano Gonzalez Toro
Mise en espace Mathilde Etienne
Personaggi e interpreti:
Ulisse Emiliano Gonzalez Toro
Penelope Fleur Barron
Minerva/Fortuna Mayan Goldenfeld
Telemaco Zachary Wilder
Eumete Nicholas Scott
Iro Fulvio Bettini
Fragilità humana David Hansen
Pisandro Anders Dahlin
Anfinomo/Giove Juan Sancho
Antinoo/Tempo Nicolas Brooymans
Eurimaco Alvaro Zambrano
Ericlea Alix le Saux
Melanto Mathilde Etienne
Nettuno Christian Immler
Fortuna/Giunone Lysa Menu
I Gemelli

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