Venezia: l’attualità assoluta delle Lessons di Romitelli

«Trovo che le cose realmente più interessanti dal punto di vista musicale siano i mondi sonori creati nell’ambito della musica elettronica ‘popolare’, dall’avanguardia della techno. Questi musicisti hanno un modo di lavorare che prima non esisteva. E come l’elettronica cambia il suono dell’orchestra, togliendole quel suono tipico che definirei ‘espressionista’, dall’altra l’orchestra rende vivo il suono elettrico».
Così scriveva Fausto Romitelli – la sua scomparsa prematura nel 2014 è stata una perdita colossale per la musica contemporanea – a proposito del suo Professor Bad Trip; senza piaggerie e con lo spirito di ricerca profondissima che caratterizza tutta la sua produzione.

Risentire le tre pagine, che di fatto diventano i tre movimenti di un concerto, nell’esecuzione dell’ensemble ICTUS per il quale e con cui sono state composte – Biennale Musica qui fa un’operazione che fortunatamente va ben oltre all’”omaggio” – è stata fonte di emozioni ben più che intense.
L’antecedente letterario a cui Professor Bad Trip sono i lavori composti sotto l’effetto della mescalina dallo scrittore surrealista belga Henri Michaux – L’infini turbulent, Connaissances par les gouffres e Misérable miracle – in cui Romitelli trova una corrispondenza tra le visioni dello scrittore e il suo immaginario uditivo.

Sembrano scritte ieri le tre Lessons e non a cavallo tra la fine dello scorso secolo e l’alba di quello presente; curiosità per le forme classiche che trovano sintesi perfetta con un modus espressivo nuovo, il tutto a creare un flusso narrativo che incalza senza soverchiare, curioso nel suo evolversi, ipnotico nel coinvolgere l’ascoltatore, con l’”artificiale” e il “reale” a ritrovare una fusione che dà vita ad una via terza e intrigantissima.

Gli strumenti “tradizionali”, usati in fondo in maniera canonica ad esplorare le vie non solo della musica cosiddetta “colta” – gli assoli di violoncello e viola sono paradigmatici –  ma anche del Freestyle Jazz e financo del rock presente nei riff di chitarra elettrica e nel basso per poi liquefarsi nella ricchezza dell’ampio pattern di percussioni, trovano perfetto equilibrio con un’elettronica che allude alla Techno senza mai diventare petulante.

Un capolavoro assoluto che ICTUS rende ancora una volta con compita perfezione tecnica e completa partecipazione emotiva.

Evidente anche il coinvolgimento del pubblico che affollava il Teatro Piccolo Arsenale e che alla fine è esploso in un lungo applauso liberatorio richiamando più volte alla ribalta gli interpreti.

L’impaginato della serata prevedeva anche la prima esecuzione assoluta di 1979 per otto musicisti, proiezione video ed elettronica che la compositrice britannica Joanna Bailie ha scritto su commissione di La Biennale di Venezia, Donaueschinger Musiktage, Festival Rainy days (Luxembourg), Wien Modern, Ictus, De Bijloke e della quale si dà conto per sottolinearne l’assoluta inconsistenza.

Il pezzo non decolla mai, rimanendo costantemente in un’aurea mediocritas parecchio noiosa e al contempo vagamente pretenziosa; non c’è sviluppo, manca qualunque afflato drammatico e alla fine anche il time lapse sonoro di cui l’autrice parla come fondamento compositivo resta parecchio sul fondo e tutto si riduce ad uno sciorinare sterile di scalette cromatiche ascendenti e discendenti. Inutili le proiezioni “evocative” e scolastica l’elettronica.

Gli esecutori fanno quello che possono e lo fanno benissimo, ma l’ inconsistenza della musica, ahinoi, resta.

Per la Bailie applausi tiepedissimi e fugaci; per fortuna Romitelli ha reso la serata comunque indimenticabile.

Alessandro Cammarano
(23 ottobre 2023)

La locandina

Ensemble ICTUS
Programma:
Joanna Bailie
1979 – per otto musicisti, proiezione video ed elettronica (2023) Prima assoluta
Commissione: La Biennale di Venezia, Donaueschinger Musiktage, festival rainy days (Luxembourg), Wien Modern, Ictus, De Bijloke
Fausto Romitelli
PROFESSOR BAD TRIP
Lesson I, 1998 – per otto strumenti ed elettronica
Lesson II, 1999 – per dieci strumenti
Lesson III, 2000 – per dieci strumenti

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