Venezia: Orbit decolla a metà
Sulla carta il progetto di Brigitta Munterdorf appariva parecchio interessante: la quarantenne compositrice austrotedesca appartiene all’élite degli sperimentatori del panorama elettronico ed la commissione della Biennale Musica era, sulla carta, uno degli appuntamenti di punta.
Orbit – A War Series prende le mosse dall’idea, tutt’altro che peregrina, di unire due generi come la techno ad alto numero di bit – tra 120 e 140 e forse anche qualcosa in più – con suoni generati da un programma, in questo caso Respeecher, apace di clonare le voci rendendole musica attraverso un uso sofisticato di algoritmi ed Intelligenza Artificiale.
Ottima l’idea di campionare e rielaborare voci e racconti di corrispondenti guerra che parlano di violenza sulle donne, meno interessante perché più battuta la via dei suoni della natura – primo tra tutti quello di un ghiacciaio che si scioglie – ad alternarsi con le parole-suono.
L’ambiente d’ascolto è completamente immersivo, col pubblico guidato in uno spazio neutro – in questo caso quello della Tesa III all’Arsenale – e fatto accomodare su dei pouf che rimandano agli happening degli anni Settanta del secolo scorso, il tutto circondato da una corona di speaker che contribuiscono all’immersività dell’esperienza sensoriale ulteriormente accentuata dalle luci aggressive e martellanti ideate da Begoña Garcia Navas oltre che da un fumo denso a sfocare la vista.
In precedenza un prologo, una sorta di anticamera con un microfono-totem che dà voce alle voci – venia per il bisticcio – prima della loro clonazione.
Tutto si mescola nell’incalzare del suono sintetizzato in un crescendo nel quale si alternano momenti di autentico pathos ad altri di noia, il tutto a configurare un lavoro che se pur lodevole negli intenti, come si diceva prima, rimane di fatto interlocutorio.
Resta comunque l’idea di una strada stimolante da percorrere e gli sviluppi che ne verranno saranno da tenere in considerazione.
Si sarebbe potuto osare di più? Spingersi oltre sarebbe stata una mossa vincente? Sicuramente sì: in questi casi l'”eccesso” è sempre preferibile alla via mediana.
Consenso cortese e tiepido.
Alessandro Cammarano
(22 ottobre 2023)
La locandina
Orbit-a War Series | |
Composizione, direzione artistica | Brigitta Muntendorf |
Ideazione | Moritz Lobeck, Brigitta Muntendorf |
Drammaturgia | Mehdi Moradpour |
Programmazione | Lukas Nowok |
Design luci | Begoña Garcia Navas |
Corrispondente di guerra | Christina Lamb |
Voice-clone | Lisa Aithnard, Arjopa Limburg, Nikka-Mae-Lopez |
Programma clonazione voci | Respeecher |
Field recordings | Alfred-Wegener-Institut, NOAA-Pacific Marine Environmental Laboratory, Ralf Zuleeg, d&b Audiotechnik |
Con il sostegno di | Kunststiftung NRW, Goethe-Instituts |
Commissione | La Biennale di Venezia con il sostegno di Ernst von Siemens Music Foundation |
Produzione | La Biennale di Venezia, ECHO Factory |
Condividi questo articolo