Vicenza: Montanari l’anticonvenzionale

Il colore del ritmo. Ma anche il ritmo del colore. Con una bacchetta eclettica ed estrosa come quella di Stefano Montanari, l’Orchestra del Teatro Olimpico ha avuto la possibilità di mettere a fuoco come meglio non si potrebbe la naturalezza di un fare musica che troppo spesso ancora oggi – a dispetto di tante riflessioni sulla consapevolezza storica nelle esecuzioni – risulta “museale”. E chi l’avrebbe detto, prima di recarsi al Teatro Comunale di Vicenza, che il secondo concerto della stagione della formazione giovanile vicentina si sarebbe risolto in una serata in cui spesso era difficile evitare di battere il tempo con il piede, coinvolti in esecuzioni del Settecento fra Barocco e Classicismo (nelle declinazioni italiana e viennese) che il più delle volte consentono al massimo di apprezzare brillantezza e sapienza di scrittura? Quasi mai accade di capire – come è accaduto questa volta –  in che misura alla loro epoca compositori come Vivaldi, Boccherini e Haydn fossero capaci di coinvolgere e probabilmente entusiasmare il loro pubblico. Al di là dei quadretti di maniera che una tradizione concertistica invadente come quella del secolo scorso ha spesso rovinosamente disegnato.

E dunque, esecuzioni anticonvenzionali, ma niente affatto “abusive”. Montanari, che del podio non sa che farsene, perché nel dirigere passeggia ampiamente davanti e intorno al suo leggio, ha scelto sempre tempi vibranti di energia, non tanto per il metronomo, ma proprio per l’interiore chiarezza di un fraseggio capace di seducenti dettagli nel rapporto fra le parti.

Lo si è apprezzato fin da subito nella trascinante Sinfonia op. 12 n. 1 di Luigi Boccherini (1771). Eseguito così, il lucchese è apparso lontanissimo dal ritratto di elegante ma manierato compositore della corte spagnola, come pure fu per larga parte della sua vita. Qui egli è personale e autorevole: un autore capace di trovare anche nella scrittura per orchestra la via “latina” del Classicismo.

E lo si è apprezzato ancora più nel grandioso “Concerto grosso à 10 stromenti” di Antonio Vivaldi, che ha visto i fiati e gli ottoni (ma anche i timpani) della Oto in gara di rigoglio coloristico senza mai abbandonare la trascinante vivacità del ritmo tipico del “prete rosso”.

Le disgressioni virtuosistiche maggiori se le è riservate lo stesso Montanari, abbigliamento “dark” ma spirito musicale luminosissimo, che ha imbracciato il suo violino per chiarire che comunque la primazia strumentale anche in questo Concerto spetta all’archetto. Svolgendo la parte solistica con un gusto dell’invenzione all’improvviso che ha fatto immaginare come allora potessero svolgersi le interpretazioni. Si trattasse di un’esecuzione per la festività di San Lorenzo in Venezia o di una “trasferta” concertistica avvenuta molti anni dopo nei Paesi Bassi.

L’atmosfera brillante della serata ha trovato culmine e conclusione nella Sinfonia “Militare” di Haydn, cioè in una di quelle magistrali pagine che il compositore già a capo della cappella del principe Esterházy sfornò per il pubblico pagante dell’impresario Solomon di Londra nell’ultimo decennio del Settecento. Con notevole e reciproca soddisfazione economica di entrambi. Musica di consumo dell’epoca, insomma: qui Haydn fa lo spiritoso evocando marce e bande di qualche esercito. E se si pensa che in realtà a quell’epoca gli eserciti effettivamente imperversavano rovinosamente sul continente europeo, si apprezzano ancora di più il distacco e la saggia ironia haydniana, che Montanari ha delineato appieno, realizzando un affresco vivacissimo e a suo modo “disimpegnato”, ma capace di far pensare quanto le logiche militari, anche oggi, sarebbe meglio restassero una volta per tutte sul pentagramma. Encomiabile per precisione, ricchezza di colori, equilibrio fra le parti, l’adesione della Oto a questa linea interpretativa.

Pubblico non numeroso come la serata avrebbe meritato, ma prodigo di applausi. Dopo Vivaldi, piccolo bis di Montanari con una pensosa Sarabanda di Arcangelo Corelli, nella quale il violinista è stato affiancato al cembalo da Giovanni Franco Calò.

Cesare Galla
(11 dicembre 2023)

La locandina

Direttore e violino Stefano Montanari
Orchestra del Teatro Olimpico
Programma:
Luigi Boccherini
Sinfonia n. 1 in Re maggiore
Antonio Vivaldi
Concerto grosso a 10 strumenti RV 562
Joseph Haydn
Sinfonia n. 100 in Sol maggiore “Miltärsymphonie”, Hob:I:100

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