Martina Franca: blu lavanda in omaggio a Sergio Segalini

La morte è una delle poche certezze cardinali della vita umana. Nessuno ne è esente, a conferma di un passaggio labile lungo la linea del tempo chiamato vita; altrettanto è certo che, quanto più riesce ad essere pieno di senso il segno lasciato da ogni essere lungo il cammino, il tempo e lo spazio vanno a subire una modificazione direttamente proporzionale a questa densità. Un preambolo forse scontato ma necessario per trasmettere il valore significante che, il 30 di luglio u.s. a Martina Franca, ha pervaso e animato alcuni luoghi-simbolo della “Città Bianca”. Gli appuntamenti del pomeriggio-sera del Festival della Valle d’Itria sono stati dedicati infatti, e nel migliore dei modi, alla memoria di Sergio Segalini (Direttore Artistico dal 1994 al 2009). Il passaggio tra lascito immateriale e reale atto artistico, durante tutto il concerto delle 19.30 presso il Chiostro di San Domenico, si è realizzato simbolicamente attraverso un rametto di lavanda che, passando di mano in mano tra gli artisti intervenuti, è così divenuto il fil bleu di un momento senza fine che definire toccante è davvero poco. Ascoltare, d’un sol fiato, alcuni estratti da quelli che sono stati Titoli significativi di quindici anni di Festival ha di per sé un valore; trovare Artisti, visibilmente commossi, che si fanno promotori di un’iniziativa e che danno il loro massimo realizzandola, trascendendo il limite spazio-temporale dell’umano confine, non è spiegabile a parole: viverlo è stato come trovarsi immersi in un fluido di energia che ha diffuso il suo profumo blu in ognuno dei presenti. Ciò ad opera esemplare di Sara Allegretta, Domenico Colaianni, Patrizia Ciofi, Danilo Formaggia, Marialaura Martorana, Iano Tamar, Eufemia Tufano. Normalmente un Artista in scena dovrebbe risultare nudo: qui, in più momenti, si leggeva di loro l’animo.

Dalle ore 21, presso la Basilica di San Michele, si è goduto di un altro momento significativo. Sempre in omaggio a Sergio Segalini, hanno trovato rappresentazione due opere di sacra bellezza, rinnovatrice la prima e rinnovata la seconda. “Tre pezzi sacri”, per Coro femminile ed Orchestra da Camera, di Giampaolo Testoni hanno aperto il concerto offrendo in continuum il chiaro messaggio di come, anche nel XXI secolo, sia possibile fattivamente creare Musica che arrivi all’animo umano utilizzando linguaggi che esulino da certe traviazioni compositive che subiamo passivamente da decenni. Deo Gratias. Il lavoro di Testoni è il frutto inscritto di chi è perfettamente padrone della forma ed è capace in modo significativo di tradurla in sostanza prendendo a soggetto tre passaggi fondamentali della Messa: Credo, Sanctus e Agnus Dei. La trattazione è pensata in modo da realizzare, attraverso la successione di questi punti nodali, una forma compositiva ciclica che sottolinei gli aspetti caratterizzanti dei differenti passaggi in modo da restituirli in un unicum che fa riflettere e coinvolge. In ragione della natura speciale della giornata, è molto interessante notare come Testoni si concentri a riflettere su passaggi come la transustanziazione, significando una valorizzazione del concetto Dio che si fa Uomo attraverso scelte di orchestrazione e di gestione frastica dal peso e dalla direzione esemplari. Un bel passaggio di consegne è segnato dalla dedica di “Tre pezzi sacri” al Direttore d’Orchestra a cui è affidata la conduzione del concerto stesso, Ferdinando Sulla. Così giovane ma già così padrone: è una conferma di come esistano nella nuova generazione quelli che non hanno nulla da invidiare, per competenza e profondità, a colleghi più in avanti negli anni. Il gesto esecutivo è sempre in linea con la scrittura e il preciso rispetto degli equilibri strumentali e vocali, la lettura sa essere espressiva e riflessiva, in perfetta linea di realizzazione fattiva col circolo ideale che la composizione si prefigge di creare. Ottimo. Inoltre, è doveroso segnalare come qui Sulla abbia svolto un doppio ruolo: conclusa in trionfo condiviso la Prima esecuzione assoluta dei “Tre pezzi sacri” di Testoni, ha proseguito il programma con la Messa (detta “di Milano”) di Gioachino Rossini per soli (controtenore, Raffaele Pe; tenori: Francesco Castoro e David Ferri Durà; Basso-baritono: Peter Kellner), coro maschile (Coro del Teatro Municipale di Piacenza) e orchestra (Orchestra ICO della Magna Grecia), della quale ha curato la ricostruzione basandosi sull’autografo così da consentirne la Prima esecuzione in versione originale. Grazie. Ascoltando la sua esecuzione questo ruolo musicologico viene fuori in modo palese: è chiaro come abbia perfettamente in mente tutto lo svolgimento; ci regala, con naturalezza da gigante, un’esecuzione che fiorisce di parte in parte sino a produrre una sommatoria di elementi che riescono a trasmettere un senso di elevazione collettivo, sottolineato da una coralità di consensi di pubblico che non vorrebbero finire. Non mancano i riscontri positivi per i solisti: buona e coinvolgente l’esecuzione dei due tenori Francesco Castoro e David Ferri Durà; davvero notevoli Raffele Pe e Peter Kellner che, rappresentando i due estremi delle vocalità indicate dalla partitura, si trovano uniti in una esecuzione pregevole che mette in valore la reciproca specificità oltre che la forte personalità di entrambi.  Un concerto che ha saputo infondere un senso di rinascita umana e musicale: tanti i giovani in campo, belle e pregnanti le convinzioni realizzatesi in Opere d’Arte.

Personalmente non amiamo particolarmente la lavanda, anzi; in questo giorno, però, abbiamo trovato la sua fragranza diffusa di una trascendente irresistibile bellezza che, al pensiero, sentiamo ancora.

Antonio Cesare Smaldone
(30 luglio 2018)

La locandina

Concerto per lo spirito
Direttore Ferdinando Sulla
Controtenore Raffaele Pe
Tenore Francesco Castoro
Tenore David Ferri Durà
Basso-baritono Peter Kellner
Orchestra ICO della Magna Grecia
Coro del Teatro Municipale di Piacenza
Maestro del Coro Corrado Casati
Programma:
Giampaolo Testoni
Tre pezzi sacri
Gioachino Rossini
Messa

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