Milano: Claus Peter Flor celebra i 30 anni dell’OSM

Il 13 novembre, giorno del compimento dei 30 anni dell’Orchestra Sinfonica di Milano, termina il Festival Mahler con la Nona Sinfonia diretta da Claus Peter Flor alla guida dell’orchestra festeggiata. Ultima grande e compiuta fatica di Gustav Mahler la Nona segna la fine vera e propria di quella che potremmo definire la “civiltà della sinfonia”. Divisa in quattro movimenti, presenta i due movimenti centrali concepiti come un unico quadro che insieme ai due movimenti esterni creano una struttura tripartita in cui ogni parte ha la stessa durata.

Il primo movimento è forse la pagina tecnicamente più complessa e raffinata che Mahler abbia mai composto ed è “permeato dal presentimento della morte” come scrisse Alban Berg. Il movimento è una celebrazione della morte, una drammatica rappresentazione della lotta, del combattimento, della sconfitta e della rassegnazione di fronte ad essa. Una tale complessità compositiva e soprattutto umana ed in ultima istanza spirituale rende ogni volta l’esecuzione di questa partitura qualcosa di insoddisfacente, qualcosa di umanamente irrealizzabile, salvo rarissimi ed ispirati casi rimasti nella storia della discografia. Claus Peter Flor compie un ottimo lavoro di concertazione con qualche limite dal punto di vista della chiarezza del gesto, che se in altre occasioni non aveva apportato criticità, in questo caso ha causato in un paio di frangenti degli scollamenti in orchestra.

Il secondo movimento è una festa contadina fatta di danze robuste. D’un tratto cambia lo spazio e dalla festa ci troviamo nel bel mezzo di un valzer fastoso che si tramuta a sua volta, acquistando una dimensione maggiormente sinfonica, in una spettrale e angosciosa danza infernale. Per il Rondò-Burleske successivo la parola chiave è violenza: la musica è la parodia di un contrappunto. La transizione al Burleske avviene gradualmente. Il ritmo squadrato del tema prende consistenza, fino a riportare il movimento nel suo carattere percussivo che precede il vorticoso e sfrenato finale. La lettura di Flor è particolarmente interessante, sicuramente non consueta. Il blocco costituito dai due movimenti centrali presenta delle scelte metronomiche particolarmente estreme, veloci quasi all’eccesso tanto da mettere in difficoltà l’orchestra in qualche passaggio. L’energia sprigionata e soprattutto le intenzioni musicali del direttore tedesco però sono più forti e convincenti di qualche problema di insieme e di qualche momento in cui la chiarezza delle voci viene meno.

La densa materia poetica accumulata nel corso della Sinfonia trova sbocco nell’Adagio finale. Il movimento ci trasporta in un’altra dimensione. Inutile cercare di capire dove Mahler ci abbia portati, ma utile sicuramente è vederne lo spazio limpido, terso e teso nella sua desolazione. Miracoloso è come all’aumentare dell’intensità della pagina Mahler riduca sempre di più i mezzi strumentali utilizzati in una sempre più intensa rarefazione nel più impercettibile dei pianissimi. Qui purtroppo, anche a causa di un pubblico non particolarmente concentrato e silenzioso, manca quella quasi irraggiungibile, quanto straordinaria, leggerezza con cui la musica dovrebbe sollevarsi da terra in una miracolosa levitazione verso l’immateriale

Luca Di Giulio
(13 novembre 2023)

La locandina

Direttore Claus Peter Flor
Orchestra Sinfonica di Milano
Programma:
Gustav Mahler
Sinfonia N. 9

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