La compagnia di canto è di quelle che una volta si sarebbe definita “discografica”, fatta di divi capaci di porsi interamente al servizio della musica con l’umiltà che è propria solo dei grandi.
Sugli scudi l’intera compagnia di canto, con in testa Filippo Mineccia che disegna un Cain tormentato e fragile attraverso un canto fatto di mille sfumature e infiniti colori. Per lui un trionfo, meritatissimo, di pubblico.
La protagonista si ritrova combattuta tra le lusinghe del Piacere che la trascina in un mondo effimero e omologato fatto di sarti e truccatori, tra discoteche, “amici” plaudenti e incontri effimeri e i consigli – anche sottoforma di sedute psicoanalitiche – di Tempo e Disinganno.