Oggi assistiamo a un’interessante operazione che vede protagonista Diego Fasolis alla testa dell’orchestra I Classicisti.
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L’allestimento proposto dal LAC di Lugano ad inaugurare la Stagione 23/24 presenta più di un motivo d’interesse riscuotendo alla fine un successo ben più che meritato in cui si coniugano il rigore di un’esecuzione storicamente informata – oltre che pressoché integrale – e un allestimento capace di scavare a fondo nella psicologia dei personaggi.
Ci sarà chi discute sulla poca attualizzazione dell’allestimento, ma a noi pare proprio che l’ideazione, la realizzazione scenica e un garbo molto raffinato siano gli elementi vincenti di questa regia.
Mettere in scena un’opera, oggi, nei teatri deserti per virus, offre ai registi un ventaglio di soluzioni di inedita ampiezza. A patto di accettare la sfida dei condizionamenti, naturalmente, e di farne l’occasione per mettere a fuoco una diversa creatività, forse perfino nuovi linguaggi. È quello che avviene nel Barbiere di Siviglia dell’Opera di Roma […]
In un coté di generale noia, l’idea più carina è stato il temporale inscenato in sala (rumori e luci di un certo effetto) nell’ultimo cambio di scena che sembrava contenere una citazione pop con retrogusto di nostalgia.
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